Stephen King e l’eterna lotta contro il male – It – prima parte

Ho letto un libro che mi ha cambiato la vita: IT, di Stephen King. Vi è mai capitato di avere così tante emozioni in circolo, da non sapere nemmeno come provare a trasmetterle? In questo momento mi ritrovo esattamente in questa situazione. Un lungo sospiro, chiudo gli occhi e decido di cominciare dall’inizio.

Quando l’abito fa il monaco

IT

Anche se non si giudica un libro dalla copertina, stavolta è giusto partire dall’immagine iconica raffigurata su sfondo nero: un bambino con un impermeabile giallo e un palloncino rosso, la cui fama ha finito per travolgere il contenuto stesso del romanzo. In alto campeggia il nome dell’autore: Stephen King. Accanto al palloncino, con lo stesso tono vermiglio, il titolo: IT.

In altre edizioni, in copertina, è raffigurato il terrificante pagliaccio Pennywise. Entrato negli incubi di molti di noi, è diventato per il mondo intero simbolo di paura e di orrore. Coi capelli rossi ai lati della testa, il trucco sanguinario e grottesco sul volto e i pon-pon arancioni lungo tutto il vestito da clown, ha sempre con sé quell’immancabile palloncino.

Chi non ha mai visto questo personaggio almeno una volta?
Magari non lo associate a IT, ma secondo voi perché i pagliacci fanno così paura?
E non è forse la più grande soddisfazione, per uno scrittore, sapere che la propria creazione sia diventata il simbolo per eccellenza della paura? Forse, per un autore come Stephen King, sì, essendo lui il re dell’orrore.

IT

Eppure la maestosità del romanzo IT – e di conseguenza il genio di chi lo ha scritto – non sta nella paura che trasmette, soprattutto quando quel pagliaccio entra in scena e ti fa accapponare la pelle. La grandezza di IT sta nel sentire le proprie budella contorcersi, sta nel sentire che ti manca il fiato durante la lettura di ogni singola pagina perché, usando le parole stesse dell’autore:

“I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali.
Vivono dentro di noi e, a volte, vincono”.

Tra l’altro, lungo questo viaggio, se c’è qualcosa che terrorizza sono proprio gli esseri umani. Il clown – insieme a tutte le forme mostruose che assumerà IT – è solo la punta dell’iceberg in un romanzo di più di 1200 pagine. Milleduecento pagine di avventura, amicizia, amore, paura, vergogna, rabbia e chi più ne ha più ne metta. Milleduecento pagine, credetemi, che scivoleranno veloci sotto le vostre dita.

Forse è questo, più di ogni altra cosa, che rende orgoglioso il grande scrittore. Perché, se è facile spaventare con creature putride e assetate di sangue, non è altrettanto semplice spingere il lettore ad aver paura di sé stesso. Eppure a Stephen King riesce alla perfezione.

L’autore

Ma ha davvero bisogno di presentazioni? Ok, qualcosa di lui ve la racconto. Stephen King è uno degli scrittori più famosi al mondo, il re dell’orrore e del mistero, un autore che ha dietro di sé una carriera invidiabile e più di sessanta romanzi scritti a suo nome o sotto pseudonimo. Eppure King non è solo uno scrittore – uno dei migliori tra l’altro – ma è anche sceneggiatore e soprattutto una garanzia di qualità: se giro per una libreria e trovo un libro consigliato da lui, io mi fido e lo compro. Di King ci si può fidare, quasi sempre.

Nato a Portland nel 1947, cambia per sempre la sua vita con il successo del suo primo romanzo, Carrie – lo sguardo di Satana, edito nel 1974. Seppur circondato da persone che lo hanno supportato, nel bene e nel male, King non ha mai avuto una vita facile. La madre gli è stata vicino durante la gioventù e nella realizzazione dei suoi sogni adolescenziali, la moglie e i figli durante il successo di scrittore e purtroppo durante i problemi con alcool e droghe, da cui fortunatamente poi è venuto fuori.

Nella sua “quasi autobiografia” On writing: autobiografia di un mestiere (leggi qui la nostra recensione) pubblicato in Italia per la casa editrice Frassinelli, l’autore si racconta mantenendo sempre un certo mistero. Qui scopriamo un dettaglio non trascurabile, viste le ambientazioni dei suoi romanzi: King vive da sempre in periferia, più precisamente nel Maine, dove passa un’infanzia e un’adolescenza molto povere. Segue una vita da star lontano dalle grandi città e dai riflettori. King ama creare i suoi mondi e scrivere i suoi romanzi nel paese dov’è cresciuto e questo lo ispira a tal punto che – quasi sempre – i suoi racconti iniziano nelle stesse piccole città di periferia. E allora viene da chiedersi: cosa c’è in questi piccoli borghi, in queste realtà ristrette, da affascinarlo tanto? Cosa si può nascondere tra gente così comune?

La trama

IT

La protagonista indiscussa di IT è Derry, una cittadina del Maine. E’ la classica piccola città di periferia, di quelle che piacciono tanto a King: realtà a misura d’uomo che da fuori sembrano perfette, ma che hanno, dentro di loro e sotto le loro strade, l’orrore. Derry non è da meno. Nelle sue fogne vive qualcosa. Qualcosa di indefinito e crudele: IT.

È autunno a Derry e le prime piogge stanno allagando le strade della città. Così il piccolo Georgie, impermeabile giallo e stivali di gomma, corre per il quartiere facendo navigare la sua barchetta di carta lungo i fiumiciattoli che si sono creati ai bordi della strada. Quella barchetta gliel’ha costruita suo fratello maggiore, Bill, quindi è importante che non la perda, ma la corrente è forte e la trascina dentro a un tombino. Lì lo sventurato Georgie conoscerà Pennywise, il clown che lo ucciderà, poco dopo il loro incontro, in un modo terrificante.

Georgie non è l’unico bambino ucciso da quel pagliaccio. A Derry ne sono scomparsi molti, ma IT non ha ancora fatto i conti con altri sette bambini che decideranno di sfidarlo, provando a liberare la cittadina dal male che la popola. Chi sono i sette del club dei Perdenti che vogliono battere il diavolo?

Il club dei Perdenti

Come succede in molti romanzi di King, i personaggi che si incontrano strada facendo sono tanti, ma in questo caso i veri protagonisti sono i sette del club dei Perdenti. Sette bambini con vite diverse, ma con lo stesso tipo di destino.

Una scena del film ” IT” del 2017, diretto da Andy Muschietti

BILL
“Tartaglia”
è il fratello maggiore dello sventurato Georgie che per primo ha incontrato il clown. Soprannominato “Tartaglia” dai bulli della scuola a causa della sua balbuzie, viene invece chiamato dai suoi amici “Big Bill”. A undici anni (età di tutti i protagonisti), Bill porta con sé il peso della morte del fratellino. È stato lui a costruirgli la barchetta che lo ha portato alla morte, è colpa sua se Giorgie è morto. E questo fardello non è alleggerito dal comportamento dei suoi genitori: distrutti dalla morte del piccolo di casa, sembrano quasi essersi dimenticati che Georgie non era il loro unico figlio. Ma per il club dei Perdenti, Bill sarà un leader, colui che convincerà tutti a combattere IT.

EDDIE
Piccolo e malaticcio, “Eds” non ha proprio le caratteristiche del leader. Buono e leale, pronto a morire per il suo amico Bill, ha come compagno d’avventura l’inseparabile inalatore per l’asma. Orfano di padre, vive solo con la madre, una donna ferita e spaventata che non si fa problemi a trasmettere paure e ipocondrie al figlio.

BEN
“Covone”
è il miglior bersaglio dei bulli di Derry. Il suo punto debole è l’aspetto, essendo di parecchi chili sovrappeso. Abile costruttore, con una geniale mente da architetto, Ben ha sempre vissuto la sua giovane vita in solitaria. Il suo luogo preferito è la biblioteca della città e i suoi migliori amici sono sempre stati i libri. Almeno fino al giorno in cui – scappando dai bulli – incontra Bill ed Eds mentre stanno provando a costruire una diga…

RICHIE
“Boccaccia”
fa del suo soprannome un vanto. Richie non sa mai quando è il momento di stare zitto e quando può parlare. Irriverente, ironico e a volte dissacrante, è il creatore dei soprannomi di tutti. Con i suoi grandi occhiali poggiati sul naso, inventa personaggi e voci sempre diverse per far ridere i suoi amici – anche quando l’unica cosa che vorrebbero fare è piangere.  A volte esagera, ma basta dirgli “Beep beep Richie” e lui capisce che deve tacere.

BEVERLY
E’ l’unica ragazza del gruppo e non ha una vita facile. Vittima delle violenze del padre, un uomo per cui prova emozioni contrastanti di odio e amore, è una giovane straordinariamente forte, ma capace di una dolcezza unica. Come tutte le undicenni, combatte con i cambiamenti del proprio corpo; mutamenti che le creano più di una preoccupazione. Si ritroverà spesso a dover lottare per non essere trattata diversamente dai maschi del club. Anche se è femmina, come dice spesso, è capace di fare tutto quello in cui si cimentano i ragazzi.

Beverly, interpretata da Sophia Lillis, nel film “IT” del 2017

MIKE
Il solo ragazzino di colore dell’intera città, vive con il padre e la madre in una fattoria. Spesso impegnato a dare una mano nei lavori di campagna, ha diversi conti in sospeso con il terribile bullo Henry che terrorizza tutto il gruppo. Mike è un bambino un po’ schivo, ma avrà un grande compito, uno dei più difficili.

STAN
E’ ebreo e Richie non smette mai di ricordarglielo. Ha una grande passione per l’ornitologia ed è ossessionato dalla precisione. Ci sarà un momento in cui dichiarerà che il suo problema non è avere paura, ma sentirsi sporco: non avere vestiti puliti. Sicuramente il più maturo del gruppo, vede il mondo in maniera diversa dagli altri Perdenti.

Insomma abbiamo a che fare con sette bambini che stanno per affacciarsi al mondo degli adolescenti e a quello degli adulti. Sette bambini che sentono di essersi trovati grazie a una forza che non possono controllare. Sono insieme perché hanno una missione e non potrete dire di aver conosciuto realmente l’amicizia, quella con la a maiuscola, prima di aver conosciuto i Perdenti. Il loro legame è puro e indistruttibile. Conoscono bene la parola lealtà, più di qualsiasi adulto, e preferirebbero morire pur di non tradire l’altro. I loro sentimenti sono reali e “i grandi” possono solo invidiare ciò che hanno perso crescendo.

Questi bambini faranno sognare i lettori, li faranno commuovere, li faranno tornare a quell’età straordinaria. Le avventure, i primi amori, le difficoltà della vita viste dagli occhi di chi sa già tante cose, anche se non è ancora capace di metterle insieme, e di dar loro un senso. Il club dei Perdenti è un inno all’amicizia, quella autentica e, forse, indissolubile.

“Giuratemi che t-t-t-tornerete» comincia Bill, «Giuratemi che se I-I-I-t non è m-morto, voi t-t-tornerete!”.
“Lo giuro!”.

Questo è il giuramento di sangue prima che si perdano, prima che diventino grandi. Ma se andando via da Derry, se crescendo e diventando adulti, tutti dimenticheranno, che cosa succederà? Ventisette anni dopo sarà la forza della memoria a fargli riscoprire quei sentimenti puri e innati che li avevano legati. Quando tutto ricomincerà, quando IT tornerà a terrorizzare Derry.

Fine della prima parte, vai alla seconda

Simona Giamberardini

Simona Giamberardini

Sono nata all’Aquila nel 1989. Dopo la laurea in Psicologia ho iniziato a lavorare in una libreria, dove posso sfruttare a pieno il mio grande amore per i libri. Nel 2015 ho pubblicato, tramite la piattaforma di Amazon, il romanzo Urban-Fantasy “Il Dono, i Guardiani di Newsbury”, primo volume di una trilogia.

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