Dove eravamo arrivati? Vi ricordate? Eravamo in sette, su un prato lontano dal centro di Derry. Avevamo combattuto qualcosa di oscuro e stavamo facendo un giuramento di sangue. Considerato il capolavoro di Stephen King, IT attinge dall’horror e dal romanzo di formazione. Qui potete leggere la prima parte dell’articolo.
“Stanno stretti sotto ai letti sette spettri a denti stretti”.
Big Bill, il leader del club dei Perdenti, aveva chiesto a tutti di tornare nel caso avessero dovuto combattere di nuovo IT.
Tornare? Ma perché mai sarebbero dovuti andare via? Invece Bill aveva ragione, il destino li attendeva molto lontano da Derry. Tutti i Perdenti, tranne uno, sono usciti dai confini della cittadina del Maine e hanno dimenticato ogni cosa. Ora sono passati esattamente ventisette anni, siamo nel 1985.
I Perdenti da adulti
Bill è diventato uno scrittore famoso in tutto il mondo grazie ai suoi romanzi dell’orrore. Beverly è una famosa stilista sposata con un uomo simile a suo padre. Richie è il disc jockey radiofonico più ricco d’America e delle sue voci ne ha fatto una carriera. Eddie ha aperto a New York un’agenzia di limousine che sembra non sentire il peso della concorrenza. Ben è tra i migliori architetti del mondo e sicuramente il più giovane ad aver avuto tanto successo in così poco tempo. Stan è un talentuoso notaio che ha creato un vero e proprio impero.
I sei perdenti che hanno lasciato Derry ora sono tutti ricchi, famosi e senza memoria. Spetterà a Mike – l’unico rimasto a Derry dove passa la vita tra i libri della biblioteca – il compito più arduo di richiamarli tutti e riportarli a casa. IT è tornato. Tutto sta ricominciando come ventisette anni prima.
Verso lo scontro con IT
La particolarità che rende questo libro un’opera unica, è la sua struttura. Diversamente dalle ultime trasposizioni cinematografiche, IT non è diviso in un prima con i protagonisti bambini e un dopo con i protagonisti adulti. Le due sequenze storiche sono abilmente narrate in parallelo. Il 1958 e il 1985 vengono raccontati capitolo dopo capitolo, dapprima alternandosi in modo netto e poi sovrapponendosi, incastrandosi alla perfezione grazie a un ritmo incalzante.
La battaglia contro IT ha due punti di partenza: la chiamata ai Perdenti da adulti quando l’orrore è ricominciato e le storie che li porteranno a conoscersi da bambini. Di conseguenza, ci sono anche due punti di arrivo: lo scontro con il temibile IT nel 1958 e nel 1985. Due rette parallele corrono in un tempo e in uno spazio diversi, eppure si incrociano di continuo. Si sovrappongo ma non si scontrano mai.
La spirale di eventi che ci guida in questo viaggio dentro le reti fognarie di Derry, ci racconta la vita dei personaggi nel loro intimo. Ognuno di loro avrà modo di parlare di sé e della sua storia. Saranno tanti piccoli pezzi di un enorme puzzle da costruire insieme a loro durante il cammino. Qui, per la prima volta, potreste chiedervi se i bambini sono più forti degli adulti.
La memoria
L’amicizia e la crescita – con la transizione dall’infanzia all’età adulta – sono i principali temi affrontati in questa storia appassionante che quindi affronta le incognite dell’adolescenza, la scoperta della sessualità (un tabù essendo il romanzo ambientato nei primi anni ’60) e poi la paura, protagonista indiscussa. Infine, la memoria.
Dunque i Perdenti che sono andati via da Derry hanno dimenticato ogni cosa. Sarà la telefonata di Mike a scuoterli e a farli tornare a ricordare, un po’ alla volta. Ma perché hanno dimenticato? Banalmente si può pensare che il cervello cerchi di nascondere alla memoria le esperienze traumatiche, quelle che comprometterebbero la possibilità di crescere serenamente e vivere una vita normale. Però nell’amnesia dei personaggi c’è qualcosa di magico. Loro non devono ricordare perché altrimenti sarebbero troppo forti. Ricordare cosa è successo quando erano bambini, li riporterebbe in quell’esatto istante; tornerebbero ad avere undici anni e questo IT non può permetterlo. Lui sa che i bambini sono più forti degli adulti.
La paura: perché i bambini sono più forti degli adulti
In questo, così come in altri romanzi, King ci racconta che i bambini sono più forti degli adulti, sono migliori e più difficili da sconfiggere. Perché i bambini e i ragazzi molto giovani, affrontano la paura e l’ignoto in maniera differente degli adulti. I più piccoli non hanno difficoltà a credere all’invisibile, vengono facilmente a patti con ciò che non comprendono, riescono a guardare oltre, a notare ciò che gli occhi spesso non colgono e sanno affrontare certe battaglie meglio dei grandi.
IT è paura, IT è terrore allo stato puro. Crede che i bambini siano le prede più facili perché sono più impressionabili, ma sbaglia. I bambini, per esempio, non hanno paura della morte perché non la concepiscono. Per loro niente è impossibile perché non conoscono molte delle regole dell’esistenza. Gli adulti, invece, sono terrorizzati dall’idea di morire e, accecati, non riescono a vedere una via d’uscita. Per questo IT non vuole che I Perdenti ricordino: saprebbero come uscirne vivi.
Perché leggere IT di Stephen King due volte
Romanzo di formazione per eccellenza, IT è un esempio perfetto per descrivere un genere letterario. Non sono solo i protagonisti a crescere, ma siamo noi lettori che cresciamo insieme ai Perdenti, qualunque sia l’età in cui affrontiamo il viaggio verso Derry.
Parlando di età non posso non fare una riflessione: IT è un libro che andrebbe letto almeno due volte nella vita.
La prima volta, il prima possibile. Anche se non è un romanzo facile da leggere e i temi che tratta – oltre ai mostri – non sono da sottovalutare. Spesso ci ritroviamo violenza, soprusi e una sessualità negativa. Ma è importante leggerlo quando, proprio come i protagonisti, si è sul filo tra l’infanzia e l’età adulta, quando, citando l’autore, si vive quell’età in cui la mente è ancora in grado di credere all’impossibile, all’assurdo, allo straordinario.
La seconda lettura, invece, andrebbe fatta da adulti, non prima dei trent’anni. In questo modo, proprio come i protagonisti, avremmo già affrontato il mostro che si nasconde nelle fogne, avremmo già sconfitto il diavolo una volta e saremo pronti a farlo di nuovo. All’inizio sarà dura perché, forse anche noi avremo dimenticato tutto. Avremo paura perché dentro di noi, nel nostro inconscio, ci sarà la convinzione che quello che stiamo per affrontare potrebbe farci impazzire. E proprio come accade ai protagonisti del romanzo, sarà ancora più spaventoso tornare sui propri passi e affrontare tutto quello che prima era sembrato loro un gioco da ragazzi.
It è un libro che insegna il coraggio
IT di Stephen King è un libro che dovremmo leggere tutti perché definirlo solo un romanzo dell’orrore è un sacrilegio. King è riuscito a creare un mondo fantastico che si adagia perfettamente ai bordi della realtà.
Ma se saremo abbastanza coraggiosi da intraprendere la strada che ci porterà a Derry, ne usciremo diversi, più forti e consapevoli che, a volte, ciò che più ci spaventa è la chiave per trasformarci in eroi.
C’è una scena, nelle ultime pagine (tranquilli non è uno spoiler), in cui King sembra quasi parlare al lettore. Gli dice di guardarsi attorno, di osservare Derry per l’ultima volta perché è ora di andare via. E voi sarete lì, con gli occhi lucidi, e vi renderete conto di non voler lasciare quelle strade, perché ormai le crederete vostre.
“Parti e cerca di continuare a sorridere. Trovati un po’ di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c’è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti. Tutto il resto è buio”.