Distribuito da Netflix, è uscito in Italia il 23 ottobre e, dalla settimana successiva, non passa giorno che non ci siano almeno dieci tra i miei contatti che spendono parole di ammirazione per la serie e la consigliano a gran voce. La regina degli scacchi è sicuramente una delle rivelazioni dell’autunno. L’ho vista tutto d’uno fiato e non posso che unirmi al coro degli entusiasti.
La regina degli scacchi è una miniserie creata da Scott Frank e Allan Scott, basata sul romanzo di Walter Tevis del 1983 The Queen’s Gambit, pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo La regina degli scacchi.
Ad essere raccontata è la storia dell’americana Beth Harmon (mirabilmente interpretata nella serie da Anya Taylor-Joy), rimasta orfana da bambina che scopre, quasi per caso, il gioco degli scacchi, dimostrandosi un prodigio fuori dal comune. Tutta la storia è ambientata negli anni ’60 del secolo scorso, in piena Guerra Fredda. Un periodo in cui le competizioni scacchistiche mondiali erano dominate dal talento dei giocatori russi che la stessa Beth si troverà a sfidare a più riprese.
Ad ispirare l’opera di Tevis è sicuramente la storia dello scacchista statunitense Robert James Fischer, detto Bobby, Grande maestro internazionale e unico americano ad aver vinto il titolo di campione del mondo, battendo il sovietico Boris Spasskij nel 1972, in quella che verrà definita “la partita del secolo”.
Bobby Fischer aveva 29 anni all’epoca e alle spalle già una reputazione molto discutibile. Bambino prodigio, aveva infatti un carattere complicato, difficile da gestire e conduceva una vita privata sregolata e piena di vizi.
Se la fonte di ispirazione sembra facilmente riconoscibile, c’è da dire che dare alla personalità di Fischer un volto femminile, ovviamente cambia tutto. Tevis inventa un personaggio forte, per certi versi deciso, ma anche fragile e pieno di dubbi, intenso, ma anche conturbante. Beth è una donna che sfida la sua storia, le sue origini sociali, la sua provenienza, la società in cui vive, gli uomini di cui è perennemente circondata e con cui compete. Li sfida senza timore e finisce per imporre nuove regole, di stile e comportamento sociale. Beth è un vero e proprio tornado che colpisce i suoi contemporanei a tutti i livelli: dalla famiglia allo Stato intero.
La serie di Scott Frank è scritta molto bene ed è molto curata, sia nella fotografia che nella colonna sonora. Ottima anche la regia. In termini televisivi risulta un piccolo gioiellino, forse anche grazie alla collaborazione dello stesso scrittore che ha avuto un ruolo attivo nella costruzione degli episodi. Ma ad attribuirgli questo statuto contribuisce di gran lunga l’interpretazione dell’attrice protagonista: la giovane Anya Taylor-Joy.
Anya ha occhi da cerbiatto che ipnotizzano e una forza espressiva che dota il personaggio che interpreta di una intensità ammaliatrice. La giovane Beth ha capelli rossi a caschetto e un guardaroba severo e rigoroso. E’ chiusa in un mondo che la tiene in gabbia e le procura una dipendenza da tranquillanti a cui viene iniziata fin da bambina. Il talento che dimostra nel gioco, la determinazione per la sua affermazione basata su questo talento, gli procureranno la possibilità di riscattarsi, socialmente e individualmente. Beth è bella, intelligente e, mentre evolve nel gioco, cambia anche esteriormente diventando glamour. Una donna sempre in bilico tra genio e follia, ingenuità e scaltrezza, ma che riuscirà a dominare e piegare l’universo maschile con cui si confronta senza rinunciare mai a se stessa. Un personaggio che non può lasciare indifferenti.
La regina degli scacchi, in definitiva, è una storia di formazione ed emancipazione femminile, guidata dal fascino di un enigma: quello di uno dei giochi più cervellotici in circolazione.
Gli scacchi rappresentano contemporaneamente il motore della storia e il suo carburante. Essi sono al centro della narrazione, ma vengono raccontati in un modo che risulta appassionante anche per i non esperti. Studiando con attenzione ogni mossa, affidandosi al suo intuito, Beth, il cui obiettivo è mettere sotto scacco i suoi avversari, alla fine metterà sotto scacco l’intero sistema sociale e politico del periodo in cui vive. Un periodo storico che vede la figura della donna come del tutto marginale.
Insomma, gli ingredienti per trascorrere delle ore emozionati e felici, ritengo che ci siano tutti. Quindi se non l’avete ancora vista, mettetela assolutamente in lista.