Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi

Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi
La copertina italiana
Finché il caffè è caldo, libro d’esordio di Toshikazu Kawaguchi, ha avuto straordinario successo in Giappone, vendendo un milione di copie. Da noi è uscito al momento del lockdown ma è riuscito lo stesso, grazie al passaparola, a scalare le classifiche e ora è arrivato alla 14a edizione.

Quante volte ci è capitato di dire a qualcuno: “Ci vediamo per un caffè”?
Che venga detto a un amico, un collega, o qualcuno che ci è cordialmente antipatico, la promessa di prendere un caffè insieme è la più veloce da sancire e di certo la più semplice da infrangere. Per noi italiani, come per tanti altri popoli, il rito del caffè è sacro. Che lo si beva a letto appena svegli, in pausa pranzo, o durante le lunghe nottate di studio, assaporare un espresso è, per molti, un rito giornaliero irrinunciabile.

Fin da quando la caffettiera inizia a gorgogliare e l’aroma inonda la stanza, possiamo quasi sentire il sapore amaro del caffè sulla lingua. Poi ci mettiamo lo zucchero e il rumore del cucchiaino che sbatte mentre lo giriamo è quasi un accompagnamento musicale. Ci portiamo la tazzina alla bocca e ci sentiamo subito meglio, come se la caffeina avesse già fatto il suo dovere, rendendoci più svegli e più forti.

Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi

Il caffè ha poteri unici e per ognuno di noi sempre diversi, sia a livello fisico che psicologico. Ma è possibile che il caffè abbia poteri ancora più magici? Il caffè potrebbe, non so, portarci indietro nel tempo?

Secondo Toshikazu Kawaguchi sì e ce lo racconta nel suo romanzo Finché il caffè è caldo. Sappiamo pochissimo di questo autore, a parte il fatto che nella vita fa lo sceneggiatore e il regista, che ha quarantanove anni e che Finché il caffè è caldo è il suo primo romanzo. Uscito in Giappone nel 2015, ha venduto nel suo paese più di un milione di copie e ha fatto vincere al suo autore il Suginami Drama Festival.

In Italia è uscito, per la casa editrice Garzanti, in un giorno sfortunato: il 12 marzo. Dopo pochissimi giorni, come purtroppo sappiamo, le librerie e l’Italia intera si sono fermate per il lockdown che ci ha costretti a riaprire le saracinesche dopo più di un mese.

Eppure questo piccolo libro di sole 177 pagine è riuscito, non si sa come, a farsi strada nelle case degli italiani in quarantena e il passaparola è stato così forte ed entusiasta, che alla riapertura delle librerie, alla fine di aprile, il titolo era già in vetta alle classifiche.

Che succede mentre il caffè è ancora caldo?

Ci troviamo in una caffetteria giapponese, nel centro di Tokyo, una caffetteria aperta da almeno un centinaio di anni. È piccola e si trova in un vicolo secondario della città.

Finché il caffè è caldo
La copertina giapponese

Non è semplice trovarla perché è lei stessa che si fa trovare dalle persone giuste. Il locale si trova in un seminterrato, non ha finestre, ha pochi posti in piedi al bancone e solo tre o quattro tavolini. Non ha l’aria condizionata eppure è un luogo accogliente. D’estate fa fresco e durante l’inverno ci si può rifugiare al caldo. Al muro ci sono tre orologi che segnano ognuno un’ora diversa e mai quella giusta.

È una caffetteria come un’altra eppure, ad un certo punto, tutti iniziano a parlare di questo posto e girano delle leggende sul suo conto. Per tutta Tokyo si sparge la voce che in questa caffetteria si può tornare indietro nel tempo per rivivere qualcosa che ci riguarda. Nessuno la smentisce, neanche i proprietari del locale. Infatti è tutto vero però per riuscirci ci sono moltissime regole da seguire. Così tante regole che i più demordono e vanno via, lasciando la possibilità di viaggiare nel passato soltanto a chi è davvero convinto.

Le regole

C’è solo un tavolo che ti porta indietro nel tempo ma è quasi sempre occupato da una misteriosa donna vestita di bianco. Ti verrà servito un caffè che ti porterà indietro nel tempo e potrai rimanere nel passato soltanto finché il caffè sarà caldo. La persona che torna indietro dovrà finire di bere il caffè prima che si raffreddi, o cose orribili potrebbero accadere. Chi decide di intraprendere questo viaggio dovrà avere ben in mente l’esatto momento che vuole rivivere e che deve essere accaduto dentro quello stesso locale. L’ultima regola, quella che demoralizza tutti, è che qualunque cosa si dica o si faccia nel passato, il presente non cambierà in nessun aspetto.

Jodie Whittaker nel ruolo del Tredicesimo Dottore in Doctor Who

Allora perché tornare indietro se non si può cambiare il futuro? Da fan sfegatata della storica serie Doctor Who e lettrice accanita di fantascienza, potrei darvi centinaia di buone ragioni per cui il passato non deve mai essere cambiato, ma in questo caso vi lascerò scoprirlo da soli.

Il romanzo è diviso in quattro grandi capitoli, quattro storie distinte che però si sovrappongono tra loro, dandoci così la possibilità di conoscere ancora meglio i personaggi.
C’è una ragazza con il cuore spezzato, un marito ed una moglie che stanno affrontando la perdita dei ricordi, due sorelle sempre più lontane tra loro e una madre e una figlia.
Uno dei personaggi più importanti, anche se apparentemente secondario, è la cameriera Kazu, l’addetta alla cerimonia del caffè e del viaggio nel tempo. Kazu è una ragazza giovane e solare che diventa all’improvviso seria, distante e autorevole nel momento in cui un cliente decide di partire per quel viaggio. La preparazione del caffè nelle cucine, la lettura delle regole e infine la consegna della bevanda calda è un rito quasi religioso.

Potrei parlarvi degli altri personaggi, di coloro che viaggiano nel tempo, della signora vestita di bianco e del romanzo che lei continua a leggere ignorando tutto il resto. Potrei approfondire diversi aspetti ma non lo farò perché ho come la sensazione che toglierei qualcosa a voi lettori. Voglio lasciarvi scoprire ogni singola pagina, tanto più che sono poche.

Credevo fosse un romanzo rosa

Quando ho deciso di leggere Finché il caffè è caldo, non gli ho dato molta importanza. Anche se credo fermamente nella regola che non si giudichi un libro dalla copertina, in questo caso sono caduta in pieno in errore. La mia non è necessariamente una critica, visto che non ho sufficienti strumenti per poter giudicare una scelta fatta da professionisti, è solo la mia impressione ma dalla copertina credevo che fosse un romanzo rosa.

Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi

Anche perché i colori predominanti della cover sono l’azzurro e il rosa. Ci sono dei rami di ciliegio rosa, c’è un tavolino con due sedie, anche questi rosa, due caffè e un gatto. Poi ho spulciato un po’ le copertine degli altri paesi e sia la versione inglese, che l’originale giapponese, hanno entrambe gli stessi soggetti ma con colori caldi, come il caffè.
È stato tutto questo rosa che mi ha ingannata. Mi aspettavo qualcosa di più superficiale. Uno di quei libri che leggi quando vuoi davvero rilassarti e farti cullare dal rumore delle onde, sotto un ombrellone. Invece questo piccolo romanzo è tutto fuorché superficiale.

Le quattro storie che vengono raccontate, hanno un sapore dolce-amaro, un po’ come il caffè. Ognuna di loro ci farà riflettere sulla vita, l’amore, la famiglia e anche sulla morte. Io mi sono emozionata ad ogni pagina e mi sono commossa in più punti. Il libro mi ha costretta a trattenere il respiro per poi lasciarmi andare a un sospiro pieno di emozioni.

Lo stile è tipicamente giapponese e ricorda a tratti quello di Murakami. Ho ritrovato quel modo, tipico degli scrittori orientali, di unire il fantastico alla dura e crudele realtà, rendendo tutto malinconico ma mai davvero triste.

È una storia con un ritmo incalzante, da leggere tutta d’un fiato. È un libro che regala speranza. Il mistero dietro questa caffetteria straordinaria spinge il lettore a voler sapere di più.
Quando ho finito – a malincuore – la lettura, mi sono ritrovata a pensare se per caso nella mia città ci fosse una caffetteria dove mi è accaduto qualcosa di importante. Ho cercato di immaginarmi lì, seduta ad un tavolo con una tazzina di caffè caldo davanti. Avrei il coraggio di tornare indietro e affrontare i fantasmi del mio passato? E voi, cosa fareste?

Simona Giamberardini

Simona Giamberardini

Sono nata all’Aquila nel 1989. Dopo la laurea in Psicologia ho iniziato a lavorare in una libreria, dove posso sfruttare a pieno il mio grande amore per i libri. Nel 2015 ho pubblicato, tramite la piattaforma di Amazon, il romanzo Urban-Fantasy “Il Dono, i Guardiani di Newsbury”, primo volume di una trilogia.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.