Il design della natura
Siamo nel 1976 e su Rai Uno va in onda La scatola dei giochi, trasmissione per ragazzi dedicata alla creatività. Nella prima puntata Bruno Munari interviene invitando i bambini a costruire un albero sul pavimento. Si dispongono i fogli partendo dal tronco e a mano a mano si riempiono, disegnando parti di albero, fino ad arrivare alle foglie. Finito l’albero si passa al suo popolamento e allora i bambini disegnano e collocano sull’albero uccelli, scoiattoli, frutti.
Alla fine viene fuori un bellissimo fusto fatto di fogli A4, pieno di foglie, frutti e animali.
Nel corso della stagione televisiva arriverà il momento degli ortaggi che si trasformano in timbri: rose fatte con l’insalata, quadrifogli con i peperoni, alberi con i broccoli. Basta tagliare le verdure immergerle in inchiostri colorati ed è fatta.
Così come i sassi raccolti sulla spiaggia diventano montagne, pesci, panorami, uomini, uova, occhi. Munari insegna ai bambini a disegnarci sopra, tratteggiando sul sasso qualche piccola discreta figura.
Vi racconto tutto questo perché è di nuovo disponibile il bellissimo libro Da lontano era un’isola, del 1971.
Da lontano era un’isola
Iniziamo dalla copertina su cui troneggia un’isola impervia e rocciosa. A vederla fa un po’ paura, oscura e minacciosa come Pyke, l’Isola di Ferro del Trono di spade. Ma in realtà si tratta di un sassolino dalle forme spigolose che si riflette nell’acqua.
Superata la copertina si entra nel magico mondo dei sassi.
Un’avventura di 40 pagine, composta da fotografie di ciottoli, corredate da brevi didascalie. Apriamo la prima porta di questo mondo magico e vediamo i sassi nei loro luoghi naturali, cioè le spiagge.
Ora però è il momento di viaggiare con la fantasia. Troviamo una serie di sette sassi, tutti attraversati da una riga bianca e disposti in modo da rispettare la continuità della linea.
Poi la foto di un ciottolo piatto che ricorda la forma di una montagna, anch’esso attraversato da una linea bianca. Lavorando con l’inchiostro di china, Munari disegna sulla prima facciata un piccolo ciclista che sembra impegnato in una scalata del Tour de France. Sul lato opposto troviamo invece un cane che possiamo immaginare stia inseguendo il ciclista. Così con un po’ di inchiostro di china abbiamo creato una storia.
Poi, sempre sfruttando le linee sui sassi, troviamo un tucano appollaiato sul ramo, un omino che cammina sotto la pioggia riparandosi con l’ombrello, una scimma tra le liane, un topolino che si nasconde in un canneto e un uomo con il figlio che osserva il mare in tempesta.
E ora veniamo alla parte finale: l’isola della copertina.
La vediamo in tutte le sue sfaccettature, la parte anteriore ricca di bastioni insormontabili e la parte posteriore decisamente più selvaggia.
Alla fine il colpo di scena, il sasso così com’è senza le nuvole ed il mare ci riporta bruscamente nella realtà.
Certo nel libro non c’è molto da leggere e le pagine sono poche, ma il senso di “ristoro” che si prova alla fine vale sicuramente l’esperienza.
Bruno Munari fa tutto
Difficile è descrivere l’attività di Bruno Munari (1907-1998) e le sue competenze, giacché la sua vita somiglia a quella di Leonardo da Vinci. In pratica l’architetto designer Bruno Munari fa tutto.
Iniziamo con Munari futurista, allievo, alla fine degli anni Venti, di Tommaso Marinetti che lo ritiene il più promettente dei suoi allievi.
Durante quest’esperienza Munari non sta mai fermo con le mani, produce una quantità sconfinata di bozzetti e una coreografia per una danza sui trampoli. Inoltre disegna una specie di mini Manifesto futurista il cui soggetto è una motocicletta. Il disegno, ripiegato in quattro, lo porta sempre in tasca per illustrare nel corso delle conversazioni la sua idea di futurismo.
Dal 1939-1945 lavora alla Mondadori come art director della rivista Tempo e tra il ‘43 e il ‘44 è il direttore creativo della rivista Domus con cui continuerà a collaborare anche in seguito. Negli anni ‘60 progetta le copertine della collana Einaudi “Club degli editori”, quindi insieme ad Albe Steiner e Max Huber crea le collane più famose della casa editrice Einaudi.
Munari designer
Qui la cosa si fa più complicata tanto la sua produzione è smisurata. Per la produzione industriale possiamo citare la lampada Falkland, esposta al Moma e la sedia per visite brevissime. Tra i giocattoli la scimmietta Zizì di gommapiuma, che sottolinea la passione del designer per i materiali più innovativi.
Poi c’è il Bruno Munari scultore, ricordiamo tra l’altro le sue sculture da viaggio. E ancora Bruno Munari che insegna la “pedagogia attiva”, il Bruno Munari scrittore con un’infinità di libri sul design e sull’insegnamento, sulla creatività e, come abbiamo visto, sui sassi.