Piranesi di Susanna Clarke

Piranesi di Susanna Clarke. Cronache Letterarie

Piranesi è stato scelto come libro dell’anno da numerose testate tra cui New York Times, Guardian, Observer, Times, Daily Telegraph. Scritto da Susanna Clarke, autrice di Jonathan Strange & Mr Norrell, esce oggi in Italia, edito da Fazi.
La casa di Piranesi non è un edificio qualunque. Le sue stanze sono infinite, i suoi corridoi infiniti, le pareti sono rivestite da migliaia e migliaia di statue. All’interno del labirinto di sale è imprigionato un oceano; le onde rimbombano sulle scale, mentre le stanze si allagano. Ma Piranesi non ha paura; capisce le maree come comprende lo schema del labirinto. Vive per esplorare la casa.

La Bellezza della Casa è incommensurabile;
la sua Bontà infinita.

Susanna Clarke. Cronache Letterarie
Susanna Clarke

La frase apre e chiude l’ultimo, splendido romanzo di Susanna Clarke facendone, con le sue circa 300 pagine, un cerchio perfetto.
Proprio come la Casa entro cui si muove il protagonista.
Piranesi è un’entità multiforme ma delimitata, sebbene i suoi confini siano sfuggenti in virtù della sua profondità. Innanzitutto ha la forma di un diario, ma questo non vuol dire che non sia avvincente, o che racchiuda intimistiche riflessioni.

Il protagonista ha l’approccio sistematico dello studioso, quasi dell’esploratore. Si muove nel suo mondo, la Casa appunto, con lo stupore di un bambino e l’interesse del cultore, la devozione del fedele e la pragmatica del naufrago.
In effetti fin dalle prime pagine ci appare come una sorta di novello Robinson Crusoe. Solo che la sua isola è un edificio monumentale, rivestito di marmi e costituito da un’infilata di sale maestose, ornate da statue di squisita fattura e scalinate sovrumane.

Nei piani inferiori si agitano le maree

E’ una sorta di oceano in tante stanze che costituisce la principale fonte di sostentamento del nostro. Egli vive solo, la Casa è il suo Mondo e sì, usa molte maiuscole perché le cose per lui non sono meri oggetti o fenomeni: sono il suo universo e pertanto meritano cura e rispetto.

L’Altro

Piranesi di Susanna Clarke. Cronache Letterarie

Di tanto in tanto si incontra con l’unico altro essere vivente che popoli la casa, l’Altro. Ed è proprio l’Altro che, a qualche pagina dall’inizio, ci rivela per la prima volta il nome del protagonista, Piranesi. Solo che subito dopo è lo stesso Piranesi a confessarci che quello non è il suo vero nome, benché non sappia dire quale sia. Ecco quindi che, nell’incontro con l’Altro, le poche certezze che andavamo costruendoci su questo mondo, assieme al protagonista, iniziano a vacillare.

Sono proprio i dialoghi con l’Altro, riportati attentamente da Piranesi nel suo diario, che instillano dubbi sulla vera natura dei loro rapporti e, in definitiva, sulla Casa stessa. Benché il protagonista si muova nella Casa a suo agio, in totale armonia con essa, s’insinua il sospetto che più che un eroe sia una sorta di cavia. Piranesi si sente soggetto ma l’Altro si interfaccia con lui come con un oggetto di studio.

D’un tratto, nello scorrere dei giorni e nel susseguirsi delle piccole, grandi avventure che la Casa regala e che Piranesi accetta pacificamente ma attivamente, si delinea l’ombra di un pericolo. L’Altro avverte Piranesi che potrebbe arrivare qualcuno e questa persona misteriosa potrebbe essergli fatale, trascinarlo nella pazzia.

La Clarke gioca con il lettore

Non è bene dilungarsi oltre nella trama per evitare spoiler. La Clarke, infatti, gioca sapientemente con il lettore seminando qua e là piccoli indizi, squarci nel tessuto di questo mondo che è la Casa, lasciando che sia il lettore stesso a formulare le proprie ipotesi.
La grandezza del romanzo non è però tanto nell’azione, o nel rompicapo, quanto nell’invenzione di questo mondo stesso e nella vertiginosa lista di ispirazioni e rimandi, voluti o meno, che ne costituiscono il sostrato.

Lo stesso nome (o soprannome, per essere più precisi) del protagonista porta con sé un potente immaginario visivo, quello delle celebri Carceri dell’incisore Giovan Battista Piranesi, luoghi di fantasia dalle architetture infinite e immaginifiche. Le maree e l’oceano nelle stanze ricordano poi, con una coincidenza che appare veramente segno dello spirito dei tempi, Il mare senza stelle di Erin Morgensten uscito appena l’anno scorso (leggi qui la nostra recensione).

Piranesi di Susanna Clarke. Cronache Letterarie
Giovan Battista Piranesi, Tavole delle Carceri d’invenzione, 1761

Sono passati ormai più di 16 anni dalla pubblicazione di quell’inclassificabile capolavoro di Jonathan Strange & Mr Norrell (leggi qui la nostra recensione) e l’autrice ha dichiarato che forse l’idea per Piranesi è addirittura precedente, ma che nel giro di un anno escano due romanzi (tra l’altro in Italia entrambi editi da Fazi) in cui l’azione si svolge in luoghi chiusi ma tanto vari e immensi da contenere addirittura un mare, appare assolutamente significativo.

Verso il solipsismo casalingo

Lascia pensare che, oltre che per i vari lockdown e mascherine, l’essere umano si stia in qualche modo ritirando in sé stesso, in un solipsismo casalingo nel quale il mondo viene mediato al punto da venire confinato e inscatolato. L’esplorazione con tutto il suo stupore avviene quindi fra quattro mura, per quanto monumentali e labirintiche. Nel romanzo della Morgensten la mediazione avviene attraverso i libri. In quello della Clarke attraverso la scultura e l’architettura. E nella realtà attraverso lo schermo di uno smartphone, o di un computer.

Fantasy, realismo magico e thriller psicologico

Piranesi di Susanna Clarke. Cronache Letterarie

Così il confronto con l’altro (con o senza maiuscola) diviene difficoltoso e talvolta francamente pericoloso, ma può anche portare a riprendere consapevolezza di sé e a riscoprire la propria identità.
Può soprattutto portare ad uscire da una comfort zone che resta tale, con tutte le sue inevitabili limitazioni, seppur meravigliosa. La natura sfuggente di questo romanzo, un diario immaginario a metà tra fantasy, realismo magico e thriller psicologico, riporta alla mente il cortocircuito metafisico che in pittura portò all’incongruenza surrealista.

Giustapposizioni inattese fanno la loro comparsa anche in Piranesi, dove nelle monumentali stanze ornate da sculture che per stile vanno dal classicismo, al medioevo, al rinascimento, appaiono banali oggetti quotidiani. Ad esempio le ciotole di plastica, o le reti usate dal protagonista per sostentarsi, le cartacce di uno snack consumato da qualcuno, una scatola da scarpe donata dall’Altro.
Piranesi li cita nel suo diario e il lettore li individua come fuori luogo rispetto alla Casa, ma invece il narratore finisce in qualche modo per accettarli. Sono per lui come dimostrazione della generosità, o dei misteri della Casa stessa, buona e inconoscibile come una divinità.

La scrittura di Susanna Clarke

L’unica certezza rimane quindi la meravigliosa scrittura di Susanna Clarke, la sua selezione sempre accorta di parole e aggettivi, l’abilità nel rendere le diverse voci dei personaggi pur all’interno di una tipologia fissa e limitante come il diario, la capacità di affascinare il lettore con la forza della sua inventiva.

Piranesi è insomma una creatura ibrida, su più livelli. Un godibile romanzo in superficie con uno strato intermedio di rimandi e ispirazioni e, più in profondità, una riflessione sull’essere umano e sulla società. La Bellezza della Casa è incommensurabile; la sua Bontà infinita, ma anche questo piccolo gioiello vi stupirà e vi rimarrà dentro.

 

Marzia Flamini

Marzia Flamini

Prima di approdare alla Finarte, sono stata assistente in una galleria d'arte a Via Margutta, guida turistica e stageur fra musei, case d’asta e la rivista ArteeCritica. Vivo circondata dai libri, vado al cinema più spesso di quanto sia consigliabile e viaggio appena posso.

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