“Le altre donne saziano i desideri che esse alimentano,
ma ella affama di sé laddove più si prodiga.”
William Shakespeare scrisse questo su Cleopatra, regina d’Egitto, donna di potere, intelligente, colta, disinibita e irresistibile.
Non era una femme fatale. Ma un’abile politica. Cleopatra nel 31 A.C. era una donna libera e consapevole. Sapeva quello che voleva e non esitò nemmeno un istante.
Lo spiega bene anche Alberto Angela nel suo Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità. Perché vedete, Cleopatra, così come narrano diversi documenti, probabilmente non era nemmeno bellissima, ma era una donna di incredibile fascino, di grande cultura ed estremamente intelligente. È per queste ragioni che è riuscita a sedurre Cesare.
Giulio Cesare
Cleopatra sa che sarà̀ lui a decidere a chi andrà̀ la corona d’Egitto nella contesa che la vede opporsi al fratello minore Tolomeo. Allora si fa avvolgere in un tappeto e si fa portare a spalla dal suo fedelissimo servo Apollodoro, come regalo a sorpresa per Giulio Cesare. Ha vent’anni. Una volta dentro gli appartamenti, la giovane principessa esce dal sacco e con la sua eloquenza convince Cesare delle proprie ragioni. Cesare ne resta impressionato. Fa uccidere Tolomeo, lasciando a lei il regno d’Egitto.
Cleopatra non è solo avvenente: è soprattutto “colta, intelligente ed esperta in vari settori”. Parla sette lingue, a cominciare dal greco, perché́ non è egiziana: è greca macedone, della stirpe dei Tolomei, cresciuta nella raffinata cultura alessandrina.
Artisti di tutti i tempi si sono sbizzarriti a immaginare quello che Angela definisce:
“Forse l’incontro tra due leader più̀ spettacolare che sia mai accaduto nella Storia”.
Lui ha cinquant’anni suonati, lei venti.
Lo storico Cassio Dione sostiene: “Poteva soggiogare qualunque uomo, anche chi fosse stato restio all’amore e avanti negli anni”: come Cesare, appunto.
Dalla relazione tra la regina d’Egitto e il grande condottiero nasce un bambino, Cesarione. Quale miglior sigillo per l’alleanza tra Egitto e Roma? Il legame tra i due è forte, tanto che Cesare, anche se è sposato, se la porta a Roma. Ma quando lui muore, tradito e ucciso dai suoi senatori, la regina non perde tempo: salta su una nave e torna ad Alessandria d’Egitto, mettendo in salvo Cesarione, il quale, fino a prova contraria, è l’unico erede maschio dell’illustre defunto per sangue.
Marco Antonio
Cleopatra, da abile stratega, sa che se vuole salvare la corona e il Paese, deve farsi alleato Marco Antonio, luogotenente fidato di Gaio Giulio Cesare.
Lui è l’uomo del momento. Lo seduce a Tarso, arrivando sul fiume Cidno a bordo di una nave da favola, abbigliata come Venere – cioè̀ seminuda – e circondata da ancelle (s)vestite da Nereidi, creando “un tableau vivant con un calcolato impatto erotico” di profumi, musiche e colori, stordendo i romani con il lusso, le delizie, le promesse di piacere.
Antonio cade subito. Lui è bello, vanitoso, gaudente, playboy. Cassio Dione scrive, lapidario: “Antonio conobbe Cleopatra: se ne innamorò e ne divenne schiavo”.
Cleopatra gli resterà̀ a lungo accanto – fedele alle sue scelte politiche e amorose – conservando il trono d’Egitto e proteggendo il figlio.
Si amavano?
Lui era un gran bell’uomo con il fascino del potere. Per lei dimentica Roma, tanto che il giovane Ottaviano – figlio adottivo di Cesare, designato erede e successore – non glielo perdona. Soprattutto perché́ Antonio abbandona la moglie Ottavia, sorella di Ottaviano, per Cleopatra, e sostiene il piccolo Cesarione come unico vero discendente di Cesare.
Si apre il conflitto e la battaglia di Azio, nel 31 a.C., segna la sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra. La grande regina si rende conto che tutto è perduto. Ottaviano le offre la possibilità̀ di salvarsi se abbandonerà̀ Antonio. Ma lei non scende a patti, anche perché sa che il suo destino sarebbe quello di tornare a Roma in catene per essere uccisa. Allora fa arrivare all’amato una notizia falsa, e cioè̀ che lei si è uccisa, provocando la disperata reazione dell’uomo che si trafigge con la sua stessa spada.
Poi Cleopatra lo raggiunge e Antonio muore tra le sue braccia. La regina mette al sicuro Cesarione, in India. Morirà prima dell’arrivo di Ottaviano, evitando così l’umiliazione della sconfitta.
L’aspide è una fake
Se ne andò con quel tocco di teatralità̀ che le era proprio. La bella regina che muore facendosi mordere dall’aspide è nell’immaginario di tutti noi. Uscita di grande effetto, ma studi recenti ci dicono che non può essere andata così: l’aspide non vive in quelle terre e ce ne sarebbero voluti almeno tre per avvelenare lei e le sue ancelle. Probabilmente la donna che seppe vincere Roma con il suo fascino, si avvelenò più̀ banalmente con un composto letale e il serpente, simbolo di Iside e venerato in Egitto, è solo un dettaglio indovinato per rendere la sua fine indimenticabile. Come la sua vita.
Vi parlo di Cleopatra perché è stata quello che voleva essere ed ha cambiato la storia. Amo questa donna perché per me è il simbolo dell’autodeterminazione vera e consapevole.
Noi di questa Cleopatra “sentiamo gli umori, gli odori, la puzza”, come disse Sgarbi commentando la Cleopatra di Artemisia Gentileschi in un dipinto del 1620.
È tutta così la sua vita: tessere e ritessere trame per la sopravvivenza, per il futuro dei figli, per il trono dell’Egitto. Ma è una donna forte, una donna coraggiosa che preferisce uccidersi piuttosto che essere uccisa dai romani.
Nel suo Idi di marzo, Thornton Wilder fa dire a Cesare che Cleopatra è bugiarda, intrigante, smodata e assassina disinvolta. Il suo primo pensiero è l’Egitto anche se “l’adesione del popolo non si acquista soltanto governandolo per i suoi migliori interessi”, ma bisogna passare gran parte del tempo a conquistare la sua immaginazione. E non c’è dubbio che Cleopatra ci sia riuscita. Ha conquistato la loro e la nostra.