Né con te, né senza di te
Fosse/Verdon

Fosse/Verdon. Serie tv. Cronache Letterarie
Michelle Williams iin Fosse/Verdon

La serie tv è Fosse/Verdon. Parliamo di Bob Fosse, il regista e coreografo di Cabaret e All that jazz. E Gwen Verdon, considerata la più grande ballerina di Broadway. Otto episodi che potete vedere su Disney +.

Un uomo si prepara davanti lo specchio, guardando negli occhi il proprio riflesso. Il ritmo di un paio di scarpe da tip tap sul palcoscenico si confonde nella sua mente con i colpi alla porta della stanza. Qualcuno sta bussando, ma lui risponde dicendo che non è ancora il momento, è in anticipo.
Eppure nei suoi occhi leggiamo una stanchezza profonda, la sensazione che in realtà sia fin troppo tardi.

Fin dalla sua prima scena la miniserie Fosse/Verdon getta le basi per quello che sarà il tono e lo stile di ogni puntata: la lama a doppio taglio del mondo dello spettacolo, la riflessione sull’identità, sul peso delle proprie scelte, il disincanto malinconico ma pur sempre ironico. Ma soprattutto tante citazioni e quel legame indissolubile che legò Bob Fosse e Gwen Verdon. Iconico regista e coreografo conteso fra Hollywood e Broadway lui, attrice, ballerina e cantante lei, ma soprattutto infallibile team creativo insieme.

Il loro fu un indissolubile binomio capace di stimolarsi a vicenda fino all’esaurimento fisico e psichico, nonché un amore burrascoso. Né con te né senza di te, per dirla alla Ovidio.

La miniserie in otto puntate

Fosse/Verdon. Serie tv. Cronache Letterarie

Fosse/Verdon, la miniserie in otto puntate creata da Thomas Kail e Steven Levenson (disponibile in streaming su Disney +) affonda spudoratamente in questo amore e odio. Ne esce fuori una narrazione fatta di opposti che si attraggono: la vita sul palcoscenico e quella privata, l’esuberanza e i blocchi creativi, l’intesa e l’incompatibilità.

E ancora, la vita e la morte, la realtà e la sua trasfigurazione nel cinema o nei musical. Al centro di tutto, gli immensi Sam Rockwell e Michelle Williams nei panni di Fosse e Verdon. Entrambi abitano i propri personaggi, vi si intravedono le qualità individuali ma solo a tratti: sono infatti completamente assorbite dalla mimesi perfetta dei personaggi che interpretano. Portare sullo schermo personalità forti i cui tic sono noti è un’operazione che rischia sempre di scivolare nella macchietta.

Ma Rockwell e Williams hanno uno spessore tale, e le loro parti sono talmente ben scritte, da risultare quasi più umani degli originali. La sceneggiatura è così sottile, densa e profonda da tramutare un omaggio biografico in un lavoro universale. Chiunque può infatti immedesimarsi nella coazione a ripetere di Fosse in primis ma anche di Verdon, nelle loro ambizioni che finiscono per schiacciarli e condannarli a una vita realizzata eppure incompleta.

Un omaggio allo stile di Bob Fosse

I veri Bob Fosse e Gwen Verdon

La narrazione è sapientemente frammentata fra vari piani temporali, mischiando presente e passato e non disdegnando visioni teatrali. È una scelta narrativa, certo, ma anche un omaggio allo stile registico di Bob Fosse. C’è una sostanziale organicità fra contenuto e forma, e a ogni visione emerge qualche dettaglio, qualche citazione in più di Fosse.

Quando si parla del suo lavoro come coreografo, i movimenti di camera e le inquadrature sono quelli di un musical. Verdon vi viene mostrata nel duplice ruolo di musa e co-creatrice, capace di farsi plasmare aggiungendo sempre del suo.

Quando il focus è sul lavoro registico di Fosse, l’attenzione invece è più sulle luci, sui dettagli, con un montaggio più rapido, simile a quello dei suoi film. Come appunto nella scena di apertura della prima puntata: Fosse è anziano, sta per recarsi a una prima, e dopo un po’ una scritta sullo schermo ci informa che un conto alla rovescia, iniziato chissà quando, è prossimo a scadere.

Liza Minelli in Cabaret

Questa incombente sensazione di una tragedia imminente domina quasi tutti i suoi film, basti pensare al più celebre di tutti, Cabaret. Ed è appunto sulla produzione di Cabaret che è incentrata la prima puntata. Anche se il primo minuto fa in realtà pensare irrimediabilmente a quell’altro capolavoro di Fosse, totalmente autobiografico, che è All that jazz.

Lì il protagonista, alter ego del regista interpretato da Roy Scheider, ogni mattina ripete la medesima routine: mette su della musica classica e poi collirio, aspirina, dexedrina, doccia, dopobarba. A quel punto guardandosi allo specchio si dà un paio di colpetti sul viso e, con l’immancabile sigaretta che gli pende dalle labbra, esclama: “Si va in scena, signori!”

E non è un caso se l’ultima puntata è tutta incentrata su All that jazz, creando una circolarità narrativa perfetta. Lo specchio è un’immagine ricorrente in tutta la miniserie, il momento di confronto con sé stessi sia per Bob che per Gwen, nella loro camera e nei camerini.

Vi si vedono passare gli anni, le speranze e le delusioni, il sorriso pubblico e le paure private. Chi gravita intorno a loro, amici, amanti, mariti e mogli, non capisce cosa li muove. Ma quando Bob e Gwen si guardano, attraverso una stanza affollata, una sala prove o un palcoscenico, la comprensione è immediata. Prima di andare in scena, dietro la macchina da presa di Cabaret o sul palco di Chicago, sanno che l’unico confronto che conta è quello reciproco. Perché in fondo sono l’uno lo specchio dell’altra, nel bene e nel male, e Rockwell e Williams lo rappresentano con un’intensità veramente unica e coinvolgente.

Sam Rockwell e Michelle Williams in Fosse/Verdon. Cronache Letterarie
Sam Rockwell e Michelle Williams in Fosse/Verdon

Una miniserie imperdibile sotto ogni punto di vista, insomma, non fosse altro che per ricordarci che se la vita non è altro che un cabaret l’importante è trovare con chi condividerla (vedi qui il trailer).

Marzia Flamini

Marzia Flamini

Prima di approdare alla Finarte, sono stata assistente in una galleria d'arte a Via Margutta, guida turistica e stageur fra musei, case d’asta e la rivista ArteeCritica. Vivo circondata dai libri, vado al cinema più spesso di quanto sia consigliabile e viaggio appena posso.

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