Ci sono persone al mondo, dotate di una sensibilità, un gusto, una visione fuori dal comune. E della capacità di raccontarli. A volte sono musicisti, artisti, chef, giornalisti, registi, narratori. Oppure sono Mario Soldati. Nel suo Vino al Vino scopriamo un’Italia rurale e romantica.
Convinto che il vino sia un’opera d’arte artigiana che mai e poi mai potrà essere rimpiazzata da una industriale, Mario Soldati ci regala un indimenticabile ritratto italiano del suo tempo. Definendo i contorni della nostra terra, quella Enotria patria del vino. Un paese in bilico fra tradizione e progresso, industria e campagna.
Questo libro è un vero capolavoro. Scritto in un linguaggio ricercato ed elegante, seppur fluido. In grado di narrare con quella lentezza artigiana che assume il tempo e la passione a strumento della creazione.
Un paesaggio, un vino, una donna, una nuvola, una regione: qualsiasi sia l’oggetto della narrazione si trasforma, nelle parole di Mario Soldati, in un tesoro da custodire nel più prezioso dei cassetti della memoria.
Vino al vino è una road novel…. e non solo
Si comprende presto, che questo non è un libro sul vino, ma sulla magia della natura, su una visione olistica del mondo. Un trattato sui gusti delle persone, sulla ricerca della genuinità e della semplicità.
È un elogio del mondo agricolo, quello sano che vive in simbiosi con la terra in uno scambio armonico di energia.
Cos’è il vino, dunque?
Il vino è il fil rouge, il tratto che accomuna tutti noi, il fiume del cuore e dell’identità che scorre da un capo all’altro della penisola e oltre confine.
E intorno al vino si svolgono le storie, si muovono le persone, si trasformano le colline e i contorni delle campagne.
“Se volete trovarvi bene in Italia, dovete scoprirla per conto vostro, affidandovi alla vostra fortuna e al vostro istinto, perché una grande legge dell’Italia è proprio questa: che, da noi, tutto ciò che ha un titolo, un nome, una pubblicità, vale in ogni caso molto meno di tutto ciò che è ignoto, nascosto, individuale.”
Questo è un libro che non si può comprendere appieno senza una certa conoscenza storica. Un romanzo che va contestualizzato nel momento in cui è stato scritto, il periodo finale del boom economico, poco prima delle grandi crisi degli anni Settanta.
Non aspettatevi quindi un semplice manuale enogastronomico, tantomeno una guida regionale. Piuttosto un trattato antropologico intorno alla cultura contadina. Non mancano inoltre, grandi intuizioni dell’autore e una sua capacità di scouting fuori dal comune. Soldati riesce addirittura ad individuare futuri produttori di vini di successo prima di chiunque altro.
Mario Soldati è stato un grande viaggiatore
In un’epoca in cui non tutti avevano la possibilità o il coraggio di farlo, Mario Soldati esplorava paesi diversi. Nell’evocare immagini di viaggi intorno al mondo, ci regala tanto di sé, della sua visione della vita e della natura.
Soldati è una figura monumentale del Novecento, un personaggio eclettico, in grado di immaginare il futuro come solo chi vive in sintonia con il mondo sa fare. Non siamo più abituati ad uno stile narrativo come il suo, come al linguaggio cinematografico che ora è sempre più veloce e sottinteso.
Rileggere questo libro oggi significa riappropriarsi di un tempo nostro e ciò necessita di un iniziale sforzo di isolamento dal caos esterno. Ma rallentando a quella velocità ci riscopriamo più veri, autentici, umani.
Un legame indissolubile
“Mi chiedo se a volte un vino, prima di gustarlo, non lo si possa immaginare dalla faccia e dai discorsi della persona che lo fa. Ma altre volte, dopo averlo gustato, accade addirittura che non lo si possa più ricordare se non pensando alla persona che lo fa. Una identificazione, una immedesimazione per sempre inscindibile tra la persona e il vino, come tra alcuni artisti molto spontanei e la loro opera”.
Ho conosciuto amanti del vino, che di vino ne hanno bevuto tanto nella loro vita. Fortunati degustatori di vini antichi e moderni. Testimoni del passaggio da vini contadini ad etichette blasonate, che sarebbero d’accordo con questa visione. Un vino rispecchia necessariamente chi lo produce, proprio perché non nasce per caso, ma è intimamente connesso alla materia ed alle mani che la lavorano.
Riconoscere il sapore del vino dai tratti somatici del produttore, forse è un’immagine un po’ estrema. Tuttavia, il carattere, l’anima del vino, la genuinità, l’eleganza potrebbero essere veramente doti accomunanti fra prodotto e produttore.
Il vino può assumere, secondo l’autore, quasi un carattere antropomorfo. Richiede fatica, porta l’uomo a scelte estreme; Vignaiolo e Vite combattono in una sorta di lotta, dalla quale uscire, tuttavia, entrambi vincitori.
In cinquant’anni le cose sono molto cambiate
I vini anche. Le tecnologie hanno di certo risparmiato molta della fatica per produrre il dolce nettare. Il latte dell’età adulta, come lo definisce John Fante. Nella sua lunga vita Mario Soldati, ne ha viste di ogni: vedrà la crisi del metanolo negli anni Ottanta, come anche la rinascita dell’enologia italiana negli anni Novanta.
Alla ricerca del vino perduto
Quasi come un’Indiana Jones, Soldati si lancia nel viaggio che copre tutta la nostra penisola. Dal nord Italia all’estremo sud. Ma non aspettatevi di trovarvi descritti tutti i vini d’Italia. Non cita nemmeno alcuni vini-vanto nazionale, con disappunto di alcuni.
Soldati recensisce i vini che degusta, come da sua stessa ammissione, da amatore e non da professionista. Ma lo fa con una eleganza ed onestà fuori dal comune. Combatte una lotta contro l’omologazione del gusto ed il potere del marketing. Già allora. Da questo libro i veri amanti del vino, quelli che leggono al di là dell’etichetta, possono trovare consolazione.
Elogio della semplicità
La genuinità e la tipicità, concetti assolutamente legati all’enologia nazionale, ricorrono continuamente nelle sue pagine.
“Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e che si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l’ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo. La nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un soggetto staccato e astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati.”
Mario Soldati avrebbe senza dubbio apprezzato il miglioramento qualitativo del vino italiano negli anni. Come anche l’apporto fondamentale del web per la distribuzione di informazioni e prodotti.
Vino a portata di tutti in pochi secondi. La valorizzazione dei piccoli produttori, il miglioramento della produzione e l’amore per la degustazione sempre più di dominio pubblico. Ne sarebbe, senza dubbio, entusiasta.
Tanto si è perso, ma tanto si è acquistato nel tempo
Quello che di certo portiamo nel cuore, grazie a questo libro è la gioia di vivere. La gioia di sperimentare tutto ciò che la vita offre come esperienza terrena, nel bene e nel male. Non conta se nel cuore di una metropoli o nel piccolo orto di un villaggio sperduto fra i monti: Soldati narra il miracolo della vita con lo stesso tocco leggero.
La Malvasia di Bosa
Il vino da assaporare leggendo questo romanzo è senza dubbio un vino da meditazione. In onore alla tappa sarda del viaggio di Soldati è d’obbligo fermarci qui. Per un bicchiere di splendida Malvasia di Bosa.
La vite e Bosa sono una cosa sola. La Malvasia e Bosa sono una sola cosa.
Unione rappresentata anche nei motivi del filet, il ricamo tradizionale di queste parti che intreccia nei suoi fili le immagini dell’uomo e della vite. Un legame indissolubile, dunque, fra questo vitigno storico e la gente del posto.
Ho avuto anche io l’immenso piacere di fermarmi a Bosa, un villaggio incantevole nella Sardegna Occidentale, poco lontano da Oristano. Scalette e salite, castelli e torri, grifoni e gabbiani, discese e artigiani. Artigiani veri, artisti.
Bosa è un posto autentico, fatto di anima e sogni.
Un fiume verde, tranquillo, che ti invade gli occhi di colore, alle spalle le colline della Planargia.
In questa parte tranquilla dell’isola cresce da millenni una Malvasia unica, delicata. I locali la chiamano Alvarega.
Il fiume si congiunge al mare poco lontano. E dal mare soffia il vento di maestrale che rende salini gli acini di questa Malvasia, caratterizzandone necessariamente il sapore.
Le viti crescono su un terreno bianco candido, ricco di calcare e fossili marini. Quest’uva viene vinificata in ossidazione.
Vini affascinanti, indimenticabili
La malvasia di Bosa è una DOC dal 1972, prodotta per almeno il 95% dal vitigno Malvasia di Sardegna. Può essere prodotto sia nella versione liquorosa che dolce naturale.
Si tratta di vini con un potenziale di invecchiamento incredibile. Si certificano bottiglie eccezionali, imbottigliate addirittura cinquant’anni fa.
Profumi intensi e persistenti, eterei e ammandorlati. Il sapore è decisamente morbido e caldo, ci avvolge totalmente inebriandoci. Gli accostamenti gastronomici vanno dalla pasticceria secca, alla cioccolateria, ai formaggi. Da assaporare, lentamente, leggendo un libro o godendosi una bella compagnia.
Vini da meditazione, ricchi di profumo, creati per regalarci momenti di introspezione come di condivisione.
Non si fa fatica a comprendere perché Mario Soldati citi proprio questo vino, nei suoi racconti.