Sono di nuovo qui a scrivere di Lorenzo Marone che è decisamente il mio autore preferito al momento (puoi leggere qui il mio articolo precedente). Nell’ultimo mese ho letto un altro suo libro, Tutto sarà perfetto, che ho trovato davvero delicato ed emozionante. Ho quindi deciso di cercarlo online per fare due chiacchiere con lui, ed ecco la mia intervista a Lorenzo Marone. Prometto che poi cambio soggetto!
Ciao Lorenzo, che piacere e che emozione!
Mi sembra di essere tornata ragazzina quando ero pazza dei Duran Duran e ho incontrato Simon Le Bon! Ho avuto questo desiderio di fare due chiacchiere con te perché i tuoi romanzi mi hanno molto colpita e i personaggi mi restano dentro per giorni dopo che ho finito di leggerli. Non mi capitava da moltissimo tempo ed è un mio modo per farti i complimenti.
Inizio subito con una domanda “classica”: come hai deciso di diventare scrittore?
Ma che piacere, grazie infinite, addirittura Simon le Bon! 😊
Da ragazzo scribacchiavo per hobby, ho addirittura perso un romanzo, nel senso proprio che non lo trovo più, l’avevo scritto nel 2003, magari lo ritrovo e lo pubblico, sai che sfizio?!
Faccio parte di una famiglia di avvocati. Lo è mio padre e pure mia moglie. Io a un certo punto mi sono reso conto che non era proprio cosa mia e sono riuscito ad andare da mio padre e dirglielo. Poi sono scappato in Uganda. No dai, scherzi a parte, una volta presa la decisione e tagliati i ponti con i tribunali, mi venne voglia di scrivere racconti. Li leggono i tuoi cari e piacciono, li leggono i tuoi amici e piacciono anche a loro, allora ho iniziato a mandarli in giro e, indovina? Piacevano anche agli altri. Ho iniziato a vincere premi e ho deciso di fare il grande salto e passare ai romanzi.
Ed è stata subito vittoria?
In realtà no, il fatto è che ci sono migliaia di scrittori ed è difficilissimo anche solo riuscire a superare lo sbarramento delle case editrici e poter consegnare il tuo libro. Nel 2012 uscii con Daria, che purtroppo ora è fuori catalogo. Poi, nel 2015, riuscii a fare leggere all’agente La Tentazione di essere felici, da lì posso dire che è iniziato davvero tutto.
È stato il tuo primo libro che ho letto. Come ti dicevo, Cesare, il protagonista, è rimasto con me per giorni dopo che ho finito il romanzo e questo mi ha fatto venire voglia di leggere gli altri tuoi scritti. L’ho consigliato a una mia cara amica che però, dopo le prime pagine, si è resa conto che era il libro da cui è stato tratto il film di Gianni Amelio La tenerezza.
Anche da La tristezza ha il sonno leggero è stato tratto un film. Tu hai partecipato alla stesura della sceneggiatura, o del soggetto? Che ne pensi dei film?
No nella maniera più assoluta, non ho partecipato minimamente alla realizzazione dei film. Mi è semplicemente stato comunicato che la società di produzione aveva comprato i diritti del relativo libro e stop. Devo dire che sono rimasto piuttosto deluso dai film. Non mi ci ritrovo, non mi sembra che abbiano colto lo spirito dei libri.
Io non l’ho visto, ma mi hanno detto che La Tenerezza è molto più cruento del libro che invece tratta un tema delicato con una certa gentilezza.
Ma anche l’altro, secondo me, è piuttosto lontano dal libro. Non so, non li sento miei, non credo che cederò i diritti per farne altri. Si può pensare ad altre forme di sinergia e collaborazione, ma così no, non ci sto.
Raccontami del tuo rapporto con i libri e la lettura. Quanto e cosa leggi? Che formato, che genere, un autore preferito? Come si inserisce la letteratura nella vita, secondo te?
Leggo moltissimo sì, solo cartacei però, gli ebook mi sembrano dispersivi, troppi titoli in un unico posto. Da un po’ ho scoperto gli audiolibri, quelli invece li uso molto. Non sono un lettore multiplo, preferisco dedicarmi a un libro alla volta, ma la mattina ascolto con piacere gli audiolibri e quindi, ormai, posso dire di leggere due libri alla volta. Mi piace dedicare la mattina ai libri, spesso mi alzo presto, così c’è il tempo di sedimentare la trama, i personaggi. La sera, ormai, tra famiglia e stanchezza, perdo facilmente la concentrazione.
Mi piacciono molto Carmine Abbate, Erri De Luca, Maurizio Maggiani, ma leggo veramente di tutto, compresi i saggi.
Mi piace molto la letteratura americana e quella scandinava. Non i gialli però, per i quali negli ultimi anni sono diventati famosi. Il giallo è un genere che proprio non mi piace. Per dire, adesso, sto leggendo I famelici, di Davide D’Urso, dopo aver finito un gotico americano.
Vale sempre il principio delle culture diverse che aprono la mente. Ogni libro che leggo di una cultura nuova mi dà nuovi spunti di riflessione. Il libro giusto al momento giusto, non dico che ti cambi la vita ma ti dà una buona possibilità di vedere la situazione che stai vivendo da un altro punto di vista.
Siamo sempre e da sempre immersi nelle storie, anche i pettegolezzi di strada in fondo sono storie. Le storie che vivi fanno parte di te. Come i film e le serie, ovvio, anche se queste ultime non le amo molto perché la storia in una qualche maniera la subisci. Mentre con un libro sei attivo, i personaggi, le ambientazioni, li crei tu con la tua mente in quel momento. Se leggessi lo stesso libro in un momento diverso della vita, la sua fruizione sarebbe sicuramente diversa.
Ti capita di rileggere un libro che hai particolarmente amato? E arrivi sempre alla fine? Io libri e film, anche se non mi piacciono, li finisco sempre. C’è sempre la possibilità di un colpo di scena, non pensi?
In realtà no, non ce la faccio. Sono troppi i libri nuovi che mi interessano, ogni volta che inizio c’è la magia della nuova storia che mi piace, che mi prende. Per parafrasare una massima molto in voga, la vita è troppo breve per leggere brutti libri. Se non mi prende, lo lascio. Per lo stesso motivo non rileggo. Può capitare di rileggere dei passi, delle frasi, ma il libro intero no. Al contrario, i film che ho amato li rivedo volentieri. Tra tutti posso dirti Kramer contro Kramer, o Manhattan, ma ce ne sono diversi.
Hai delle scaramanzie per le tue giornate di scrittura? Magari il proverbiale gatto degli scrittori?
Niente gatto, ho un bassotto che, in parte, potete ritrovare in Tutto sarà perfetto. Non ho particolari riti, in questo sono poco napoletano devo dire. Sono piuttosto metodico e pignolo. Quando mi viene in mente la storia la butto giù sistematicamente. Lavoro sette, otto ore al giorno. Il prossimo libro, l’ho iniziato e finito nel giro di due mesi. Ma prima del 2022 non lo vedrete in libreria. Sono comunque alla prima stesura e nel 2020 sono uscito con due libri, direi che è sufficiente!
A proposito, il tuo ultimo libro, La donna degli alberi, è completamente diverso dagli altri. È proprio un altro registro, sembra quasi scritto da altri. Come sei finito da Napoli in un bosco del nord Italia?
(Ride) In realtà c’è stato l’intermezzo di Procida che mi ha aiutato ad allontanarmi dall’ironia squisitamente napoletana che, secondo me, ho sfruttato al massimo. Non trovavo più stimoli nel continuare su quel tono. Avevo bisogno di mostrare un altro modo di scrivere, mi sentivo un po’ in gabbia. È vero quando dici che è completamente diverso, è proprio quello che volevo. Ho sentito l’esigenza di decelerare, di raccontare una persona che “scende dalla giostra” e si mette in ascolto di sé. Io sono un animalista convinto, ho una fede laica nella natura e il bosco era proprio l’ambiente perfetto per celebrare la bellezza del minuscolo. D’altronde l’ho scritto durante il lockdown, mi è sembrata una metafora molto pertinente.
Ti ringrazio tantissimo di questa chiacchierata, nel mio prossimo giro a Napoli ti cerco per un caffè, così mi autografi i libri e il mio ruolo di fan si completa!
Invece io resto nel napoletano e vi racconto di un piatto nato negli anni ’50 a Nerano, paesino della penisola sorrentina, che è in linea con il concetto di verdura estiva napoletano… fritto!
La modalità di cottura delle verdure e la fondamentale aggiunta di un formaggio tipico, il provolone del Monaco, che sciogliendosi forma una cremina goduriosa, rende questo piatto di pasta con le zucchine un tripudio di bontà. Non lesinate sulla qualità degli ingredienti: sono pochi e devono essere eccellenti!
Spaghetti alla Nerano
350 gr di spaghetti
800 gr di zucchine
250 gr di provolone del Monaco
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine di oliva
Sale
Basilico
Lavate le zucchine e tagliatele a rondelle piuttosto sottili, di uguale spessore. Se l’avete, usate una mandolina. Poi raggruppatele in uno strofinaccio asciutto e strizzate l’acqua di vegetazione. Più sono asciutte meglio e più velocemente friggono. Friggetele un po’ alla volta in olio di oliva, poi fatele asciugare su carta assorbente.
Una volta pronte le zucchine, grattugiate grossolanamente il provolone.
Fate dorare uno spicchio d’aglio in un po’ d’olio, messo in una padella antiaderente. Poi eliminatelo e aggiungete la pasta, scolata ben al dente (conservate un paio di mestoli di acqua di cottura) e le zucchine.
Fate insaporire un paio di minuti, poi aggiungete il formaggio e amalgamate, aggiungendo poco alla volta un po’ di acqua di cottura per aiutare il formaggio a sciogliersi.
Una volta formatasi la cremina, impiattate decorando con basilico fresco spezzettato.