La riscoperta del mystery della Golden Age
Da qualche anno, forse in seguito al grande successo dei Bassotti di Polillo, l’editoria italiana sembra aver riscoperto gli autori di mystery della Golden Age. Ossia del periodo tra le due guerre mondiali, quando un folto numero di autori – soprattutto di nazionalità inglese – si mantenne fedele allo schema di regole elaborato nel 1929 da Ronald A. Knox, un sacerdote cattolico britannico dal grandissimo interesse per i gialli e autore di secondo piano del genere. Il Decalogo di Knox può essere considerato una semplificazione del Doppio Decalogo già proposto dall’americano S. S. Van Dine nel 1928.
Questa fase di “riscoperta” si giova senza dubbio del fatto che un analogo fenomeno si sta verificando nel Regno Unito e negli USA. Ragione per cui, molti testi che da decenni si potevano trovare solo sulle bancarelle o nelle librerie antiquarie, oggi sono disponibili anche in edizioni recenti e, spesso, attentamente curate.
È singolare che molti di questi romanzi vengano proposti al pubblico da piccoli editori o da editori che, in precedenza, non avevano mai pubblicato gialli. È possibile che dipenda anche dal fatto che gli autori sono morti da molto tempo e, dunque, non occorre sostenere alcun costo per i diritti d’autore.
Le Assassine
Tra le case editrici più attive in questo periodo ce n’è anche una nata con il proposito di pubblicare gialli scritti esclusivamente da mano femminile, Le Assassine. L’idea, di per sé, non è originalissima. Già negli anni tra il 1984 e il 1993, la casa editrice La Tartaruga, pure dedicata esclusivamente alle autrici, portò avanti una collana di gialli di eccellente livello, La Tartaruga Nera.
Ma non è nemmeno una cattiva idea, visto che effettivamente molte brave autrici del passato sono dimenticate e ancora da riscoprire. Il catalogo di Le Assassine alterna autrici classiche e autrici moderne, accomunate dall’essere quasi tutte poco o nulla note in Italia, ma ben conosciute all’estero (leggi anche qui).
Dorothy Bowers
La più recente scoperta di Le Assassine è una di quelle riscoperte con il botto, nel senso che non può proprio passare inosservata.
Basti pensare che nel Regno Unito è stata sponsorizzata addirittura da Martin Edwards, uno dei califfi del mystery inglese contemporaneo, che tempo fa la inserì al terzo posto nella sua classifica dei dieci autori di gialli dimenticati da riscoprire, riuscendo a far ripubblicare i suoi libri a partire dal 2019. Si tratta di Dorothy Bowers.
Dorothy Violet Bowers nacque l’11 giugno 1902 a Leominster, nella contea dell’Herefordshire, ai confini con il Galles. Di famiglia piccolo borghese (i genitori gestivano un forno), dopo un ottimo curriculum scolastico, riuscì a farsi ammettere a Oxford, dove si laureò in Storia.
Il grande sacrificio economico affrontato dalla sua famiglia per permettere a lei e alla sorella minore Evelyn di raggiungere una qualificazione accademica non si rivelò un investimento vincente, perché entrambe riuscirono a trovare solo modesti impieghi come insegnanti in scuole pubbliche e private.
Scrivere cruciverba e mystery per sbarcare il lunario
Per quasi tutta la vita, gli stipendi di Dorothy sarebbero stati così modesti da costringerla a trovare altre occupazioni per integrarli. La principale tra queste fu la redazione di cruciverba per settimanali molto diffusi. Ma, da appassionata lettrice di mystery, a un certo punto, Dorothy decise di mettersi alla prova anche in quel campo.
Il suo primo romanzo, Postscript to Poison, fu pubblicato nel 1938 e piacque molto sia al pubblico sia alla critica.
Dorothy era sempre stata afflitta da una salute piuttosto malferma e le pesanti privazioni cui la popolazione civile inglese andò soggetta durante la Seconda Guerra Mondiale finirono per darle il colpo di grazia. Tra il 1938 e il 1941, nonostante gli altri impegni di lavoro, era riuscita a pubblicare quattro romanzi, tutti di buon successo. Ma per vedere la sua quinta opera, si dovette aspettare fino al 1947. A quel punto, Dorothy era già gravemente malata di tubercolosi e presto non fu più in grado di scrivere.
Il Detection Club
Nel 1948 fu l’unica, tra i tanti che avevano presentato domanda, a essere ammessa al Detection Club, un’associazione di autori che comprendeva tra gli altri Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, F. W. Crofts, R. A. Freeman, Henry Wade, Anthony Berkeley, Ronald A. Knox e tutto il Gotha del mystery inglese. Purtroppo poté gioire pochissimo di questo successo, perché morì in ospedale il 29 agosto di quello stesso anno.
La critica del tempo la giudicava l’erede ideale di Dorothy L. Sayers, poetessa e traduttrice oltre che giallista, cui era accomunata dalla formazione oxfordiana. Paradossalmente, la Sayers (che era nata nel 1893) le sopravvisse di nove anni, anche se non scrisse più mystery dopo il 1939.
Come i romanzi della Sayers, anche quelli di Dorothy Bowers sono caratterizzati da intrecci costruiti con molta attenzione e precisione. I personaggi, a un lettore moderno, possono apparire un po’ bidimensionali, ma questa è una caratteristica del genere e del tempo. Anzi, quelli della Bowers sono di una vitalità superiore a quella media.
Niente “aringhe rosse”
Lo svelamento del mistero avviene gradualmente ma senza rinunciare a distogliere l’attenzione del lettore con quegli artifici che in gergo si chiamano “aringhe rosse”, ossia indizi di dubbia interpretazione che possono portare fuori strada.
I primi quattro romanzi di Dorothy Bowers presentano in veste di detective due personaggi fissi, l’ispettore Dan Pardoe e il sergente Tommy Salt. Pardoe è un poliziotto tipo il tenente Colombo, che conduce accurati interrogatori con l’aria di parlare del più e del meno e stando molto attento alle reazioni psicologiche di chi ha di fronte. Salt è un ottimo comprimario, razionale e pratico.
Un cappio per Archibald Mitfold
Il romanzo con cui Le Assassine ha deciso di presentare Dorothy Bowers, Pardoe e Salt al pubblico dei lettori italiani è il terzo della serie, A Deed Without a Name del 1940, tradotto con il titolo Un cappio per Archibald Mitfold.
Siamo a Londra nel 1939 ed è appena scoppiata la guerra. Archibald Mitfold è un giovane laureato di Oxford che, sebbene non abbia bisogno di lavorare perché figlio di un facoltoso medico di provincia, si sta preparando a concorrere per un impiego nella carriera diplomatica. Archibald viene ospitato da una zia e passa gran parte del suo tempo andando in giro per la città come un flâneur. In questo modo, finisce per conoscere e frequentare un bel po’ di gente strana. Come ad esempio i membri del Nordic Bond, un’organizzazione di estrema destra e filonazista che la polizia tiene d’occhio. Il fatto è che, a quanto sembra, Archibald deve aver pestato qualche callo o visto qualcosa che non doveva vedere, perché qualcuno tenta più volte di ammazzarlo. Fino alla notte in cui viene ritrovato impiccato nella sua stanza, nella goffa simulazione di un suicidio.
Il rompicapo, per Pardoe e Salt, sta soprattutto nel fatto che il comportamento di Archibald, nelle settimane precedenti alla sua morte, è stato decisamente bizzarro: sapeva di essere in pericolo, ma non ha fatto nulla per proteggersi, nemmeno avvisare la polizia. Come se volesse fare deliberatamente da esca per costringere qualcuno a venire allo scoperto. Anzi, la sua condotta è diventata particolarmente incosciente dopo il rapimento di un miliardario, Sampson Vick.
Nonostante la complessità della trama, il romanzo non è per niente macchinoso e l’eleganza della scrittura rende la lettura particolarmente piacevole. Dorothy Bowers non ricorre mai a facili effetti, ma tiene alta la tensione lasciando sempre qualcosa in sospeso: ogni volta che Pardoe e Salt trovano la risposta a una domanda, questa ne solleva immediatamente altre.
Nell’edizione italiana c’è una piccolo abbaglio in una nota che fa riferimento al film di Hitchcock Nodo alla gola: essendo stato girato nel 1948, non poteva essere citato in un romanzo uscito nel 1940. Semmai, la nota doveva riferirsi alla pièce teatrale che ha ispirato il film, un’opera di Patrick Hamilton, risalente al 1929.
L’ultimo romanzo
Nel suo ultimo romanzo, The Bells of Old Bailey, Dorothy Bowers lasciò da parte Pardoe e Salt e creò un nuovo detective, l’ispettore Raikes. Erano sei anni che non pubblicava più nulla, ma la qualità era rimasta eccellente, come dimostrato anche dall’ammissione al Detection Club l’anno successivo.
Su Goodreads, i romanzi della Bowers hanno un discreto numero di valutazioni e un rating medio-alto (tra 3,50 e 4 su 5). Sicuramente è il caso di proporre anche il resto dei suoi romanzi.