Questo tempo che ci ha immobilizzati e annichiliti e reso vulnerabili, almeno un merito l’ha avuto: quello di abbandonarci ad altre vite, anche ad altri drammi, eppure più sopportabili, soltanto perché impreziositi dal talento dei loro autori.
Quali sono i migliori libri del 2021? Ecco le scelte di librai, scrittori, sceneggiatori e grandi lettori.
Maria Vajola,
lettrice
Lui fa cinque brindisi quella sera al bar, alle persone più importanti della sua vita. Ha 84 anni e si rivolge al figlio. Attraverso i personaggi a cui brinda racconta tutta la sua vita.
Come può Anne Griffin, una donna irlandese di quarant’anni, raccontare la vita di un uomo di 84? È stupefacente perché è una vita piena di esperienze dense e significative. Quando tutto è detto è un romanzo coinvolgente sul senso della vita che passa e si stratifica. La scrittrice è dentro la testa del protagonista e piano piano “lo tira fuori”, insieme al segreto che da sempre porta con sè. Mi ha fattopensare a L’ultima stagione di Don Robertson, che è un libro ancora più stupendo.
Guido Barlozzetti,
scrittore e conduttore tv
Giorgio Agamben è uno dei filosofi più acuti del nostro Paese scarsamente filosofico. Ha pubblicato un piccolo libro con Quodlibet che s’intitola A che punto siamo? dove in particolare si interroga sui rapporti tra etica, politica e Covid. E ne trae conclusioni piuttosto allarmate e inquietanti. Il Covid ha determinato una sorta di stato d’eccezione che tendenzialmente ha messo in discussione il paradigma della democrazia. Perché ha sospeso delle procedure normali che dovrebbero regolarla. Intanto la dittatura medica. E anche il modo in cui la politica ha gestito e sta gestendo questa emergenza. È un libro che si può anche non condividere, però è un punto di vista che problematizza quello che sta accadendo con uno sguardo largo. Cioè non siamo all’interno degli insopportabili talk show in cui si scontrano tutti e dicono il contrario di tutti, compresi i virologi che ormai sono diventati delle stelle televisive come fu Raffella Carrà.
Adele Boldrini,
informatica, redattrice Cronache Letterarie
Solenoide di Mircea Cărtărescu è un romanzo-mondo, colmo di echi letterari che riecheggiano Kafkla e Pynchon. Il protagonista è un alter ego dello scrittore, insegnante in una scuola periferica di București, “la città più malinconica del mondo”, che intraprende un viaggio simbolico e onirico alla ricerca del senso dell’esistenza. Le sue vicende ci accompagnano in una sorta di discesa agli Inferi, una Divina Commedia rivisitata in chiave moderna. Un capolavoro impossibile da riassumere, assolutamente da leggere, con un finale sconvolgente che apre le porte alla speranza.
Tutto il ferro della Torre Eiffel di Michele Mari.
Nel 1936 – alle soglie della Seconda Guerra – il filosofo Walter Benjamin e lo storico Marc Bloch si trasformano in una strana coppia di detective per indagare su una misteriosa cospirazione che minaccia di distruggere l’ordine mondiale.
Un viaggio affascinante, che collega tutti i campi dello scibile umano in una sorta di enciclopedia magica del mondo. Percorrendo gli oscuri passages parigini, i protagonisti si inoltrano nelle viscere del passato fino ad un finale di sublime vividezza, ambientato nel famoso teatro Grand Guignol, in cui sarà loro rivelato un futuro terrificante.
Il disagio della sera di Marieke Lucas Rijneveld è un pugno nello stomaco: Olanda, una fattoria di cristiani riformati. La vigilia di Natale la famiglia di Jas, l’io narrante decenne del romanzo, è colpita da un lutto che la rigidità religiosa impedisce di elaborare, generando dinamiche disfunzionali tra genitori e figli. La protagonista si inabissa nella propria solitudine, in fantasie morbose, chiusa in una giacca da cui non si separa mai, alla ricerca di un affetto. Vorremmo aiutarla ma non possiamo. Un romanzo bellissimo e agghiacciante.
Paolo Nicoletti,
Libreria Koob, Roma
Sicuramente Gli amanti poliglotti di Lina Wolff. Personaggi al limite della patologia. “Poliglotti” perché tra loro c’è sempre una distanza linguistica. Sembrano tutti totalmente anaffettivi, nonostante siano grandi storie d’amore.
Sono apparentemente anaffettivi. Una ragazza a un certo punto brucia il manoscritto di un celebre scrittore che non scriveva da anni ed era l’opera della sua vita, per vendetta nei confronti del suo amante che lo deve recensire.
Sono storie molto moderne che appaiono più surreali di quanto non siano.
Poi mi è piaciuto tanto Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo che ha vinto il Booker Prize. Lei è una scrittrice inglese di origine nigeriana e cavalca molto il momento relativo a tutte le discussioni di genere.
È scritto benissimo. Molto particolare: va a capo un po’ come le pare ma questo dà ritmo nella lettura. Ci sono tanti personaggi tutti legati l’uno all’altro, a Londra e non solo. C’è la donna colta in tutte le sue variabili sessuali. Ha una grandissima energia, è totalmente positivo (leggi qui la nostra recensione).
Quello di John Woods, s’intitola Lady Chevy, come Chevrolet, perché lei ha un sedere così grande che la chiamano “Chevrolet”. È una ragazzina cresciuta in Ohio, in un paesino sperduto nella provincia americana più estrema, in una famiglia povera, ma molto affettuosa. Lei cerca di prendere la borsa di studio per andare all’università. È bellissimo, duro, ma molto divertente. La voce della ragazzina diciottenne che racconta ha un tono unico.
Laura Venturini,
Libreria Koob, Roma
Mi è piaciuto tanto quello di Jean-Paul Dubois, Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo, che ha vinto il Goncourt nel 2019. Ben scritto, è una storia bellissima al maschile.
Un ragazzo in prigione racconta e alterna la sua storia presente e quella passata della sua famiglia. I genitori sono una coppia insolita. Lui è un pastore, mentre lei è una donna molto libera che ama il cinema e gestisce un cinema d’essai. Madre alternativa e padre rigoroso. Fondamentale il rapporto con il padre.
La figlia unica di Guadalupe Nettel, scrittrice messicana, è la storia di una grande amicizia tra due donne che da giovani si promettono che non avranno mai figli. Invece una avrà una figlia con problemi fisici. E l’altra, che addirittura si è fatta sterilizzare, scopre di avere una vicina di casa che ha un figlio tredicenne, la cui ribellione nasconde una sofferenza. Attraverso il rapporto involontario con questo ragazzino, col quale lei trova un canale di comunicazione, scopre una parte sconosciuta di se stessa.
Stefano Piani,
sceneggiatore e fumettista
Torna Javier Cercas e con lui anche il suo Melchor Marìn, il poliziotto amante dei libri, già conosciuto in Terra alta (qui trovi la nostra recensione). Celato dietro l’avvincente trama gialla di Indipendenza, troviamo, anche questa volta, un romanzo politico che si scaglia con ferocia, contro la classe dirigente catalana e gli indipendentisti, per parlare anche a chi, della politica di quel paese conosce poco o niente.
Malgrado ami Mario Soldati e questo suo A cena col commendatore sia stato più volte tra i libri impilati sul mio comodino – avrà fatto il percorso libreria/comodino/ libreria almeno una decina di volte – alla fine l’ho letto solo qualche settimana fa. E mi sono subito pentito di non averlo fatto prima perché, soprattutto il primo dei tre racconti che lo compongono, La giacca verde – dramma tragicomico di un direttore d’orchestra che rinuncia improvvisamente alla direzione dell’Otello lasciando tutti costernati – è davvero un capolavoro.
Dopo un libro recente e uno che non avevo mai letto, ecco un manga di qualche anno fa che ho riletto di recente. Opera del grande Osamu Tezuka, I tre Adolf (vol. 1 e vol. 2) racconta appunto la storia di tre personaggi che si chiamano Adolf: Adolf Kaffman, figlio di un diplomatico tedesco, il suo amico d’infanzia Adolf Kamill, ebreo e, infine, Adolf Hitler di cui Kauffman diventerà segretario. Tre vite legate da un segreto scottante. Un thriller, quindi, ma anche il racconto del lato più oscuro dell’umanità.
Marzia Flamini,
storica dell’arte, redattrice Cronache Letterarie
Ci sono anni che segnano la storia e ce ne siamo accorti nel 2020 e 2021. Erik Larson, da fine storico e narratore (vedi anche qui), ha individuato un anno e un posto precisi, l’Inghilterra del 1940, per mostrare come la Storia non faccia che oscillare tra Splendore e viltà. Il libro mostra da molto vicino Winston Churchill e il suo governo in quel fatidico anno. Le decisioni prese con difficoltà, le paure e il coraggio delineano un ritratto che ricorda quello del film The Darkest Hour.
Ma, privilegio della letteratura storica, lo fa con dovizia di particolari documentati e ampio respiro, mentre il suo stile delizia per la capacità di ricostruire ambienti e personalità. Per loro grande fortuna – altrimenti la vita sarebbe intollerabile – gli esseri umani non possono prevedere il corso degli eventi nel lungo termine, disse Churchill nell’elogio funebre al suo predecessore Chamberlain. Possono però studiarli a distanza di tempo e apprendere da essi, e Larson sa mostrarci come.
Quello che George Saunders con il suo meraviglioso Lincoln nel Bardo ha saputo illuminare è invece quanto di più nobile, profondo e umano risiede nelle nostre anime (qui trovi la nostra recensione). La costruzione magistrale e l’uso brillante della lingua fanno di questo romanzo un assoluto capolavoro e non mi stancherò mai di consigliarlo. Sono rari i libri che sanno ispirare una riflessione sulla vita alternando riso e lacrime, e Saunders lo fa nel modo più ricco d’inventiva immaginabile. Imperdibile.
Angelo Salvatori
Libreria Fahrenheit, Roma
È un tempo breve, brevissimo, quello messo in scena da Ernest J. Gaines nel suo La tragedia di Brady Sims, una manciata di ore e un destino si compie. Poco più di cento pagine, ipnotiche, voci sovrapposte, il razzismo un marchio sulla pelle, un’ombra permanente. La luce si attenua, la speranza si dissolve.
Una speranza intermittente illumina Fratello grande, l’esordio di Mahir Guven, quella del protagonista nei confronti del fratello minore scomparso da Parigi, forse combattente in Siria.
Tra scioperi, commissariati e una famiglia disfunzionale, prima la rabbia e poi l’affetto fraterno, danno un senso alla vita malinconica di questo indimenticabile ragazzo mezzosangue.
Impossibile non tornare a certe pagine e ritrovare di nuovo, intatta, la stessa emozione provata la prima volta.
Marco Camerini,
insegnante, redattore Cronache Letterarie
Klara è un robot umanoide di terza generazione ad alimentazione solare, programmato per la compagnia di adolescenti destinati ad un progetto di potenziamento genetico e intellettivo. Dolcissima, generosa, affascinata dalla realtà e ansiosa di decifrare il misterioso universo delle emozioni, conosce il rispetto, la gratitudine, la paura, il senso dell’amicizia sublimato fino al sacrificio, nonché il valore della speranza che gli umani hanno smarrito. Fatica a comprendere l’ipocrisia, la menzogna e la violenza ai danni del prossimo. Klara e il sole di Kazuo Ishiguro è un romanzo struggente e attualissimo, che quanti hanno amato Non lasciarmi (più di Quel che resta del giorno) non possono proprio fare a meno di leggere. E l’epilogo è tra i più sorprendenti e suggestivi degli ultimi vent’anni (leggi anche qui).
Tutti i racconti di Javier Marías. Gli splendidi racconti di Marías – per la prima volta riuniti – riflettono e arricchiscono, nella forma breve, i motivi ispiratori della sua produzione romanzesca, da Domani nella battaglia pensa a me a Berta Isla. La ricerca di un’identità nel disgregarsi di una realtà caleidoscopica e illusoria, la costruzione di esistenze fittizie per il timore di venire sopraffatti dai propri sentimenti se si ammettesse di viverli e provarli. L’eros declinato in tutte le sue forme. Affrontare lo scrittore spagnolo significa accettare di scendere nei recessi più nascosti della propria anima.
Tiziana Zita,
direttore Cronache Letterarie
In questo periodo ho scoperto gli audiolibri e mi verrebbe voglia di dire che non contano (o contano?), sennonché ho ascoltato l’Iliade e l’Odissea e non riesco a trovare, tra quelli che ho letto, libri che possano rivaleggiare con loro.
L’Iliade è il racconto di una guerra, con innumerevoli morti da entrambe le parti, che sembra non finire mai. Una guerra che pare una partita di pallone, con gli dei delle due squadre che interferiscono, deviano le frecce e ne combinano di tutti i colori pur di far vincere i propri beniamini. Incluso il fatto di scendere in campo e combattere anche loro, sotto mentite spoglie ovviamente.
L’Odissea è il sequel dell’Iliade e racconta il ritorno a casa di Ulisse dalla guerra di Troia. Un viaggio che dura dieci anni perché anche qui gli dei combattono, chi a favore del suo ritorno (Atena) e chi decisamente contrario (Poseidone). Astutissimo, bugiardissimo, abilissimo con le parole, alla fine Ulisse ce la farà, tra innumerevoli ostacoli, sciagure e avventure, a tornare ad Itaca.
Così, mentre sgambettavo al parco, invece di ascoltare la musica, navigavo tra Scilla e Cariddi piena di meraviglia. Appena ho finito, mi è venuto il desiderio di ricominciare. Stavolta però su carta. Perché il bello di queste storie è risentirle all’infinito. Perché abbiamo bisogno della narrazione per dare un senso al mondo e alle nostre vite.