L’anno dei sogni e delle illusioni, ma a vincere è stata la realtà.
Si potrebbe riassumere così la 78ª edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, la seconda dell’era Covid. Più affollata dell’anno scorso, sia di pubblico che di vip, si è dimostrata ancora una volta un successo, schierando nelle varie sezioni film tra i più attesi e interessanti, tra grandi nomi e giovani più che promettenti. Dando così quasi una risposta alla domanda impellente posta dalla Biennale di Architettura di quest’anno: How will we live together?
Vivremo insieme organizzandoci (talvolta caoticamente, diciamolo) ma con la voglia di tornare a quella meravigliosa esperienza collettiva che è il cinema in sala.
La Biennale di Architettura propone riflessioni su progettualità comuni e incentrate sulla Natura, sul nostro pianeta così fragile eppure straordinario. Oscillando tra grida di allarme e voglia di rimboccarsi le maniche, prende in ogni caso coscienza dello stato delle cose. Perché il primo passo per il cambiamento è sempre quello, analizzare la situazione presente. Per farlo si può iniziare da infiniti punti di partenza, compresi i sogni. Intesi sia in senso letterale che figurato, con la loro pericolosa variante, l’illusione.
Venezia 78. Land of Dreams
Non a caso uno dei primi film alla Mostra è stato Land of dreams, co-girato dall’artista iraniana Shirin Neshat: la terra dei sogni è l’America di un prossimo futuro in cui il governo mira non solo a conoscere ma anche a controllare i sogni. Così la protagonista, impiegata del censimento, passa dall’essere benigna ascoltatrice dei sogni altrui ad essere parte involontaria di un progetto che non può che rigettare. Perché i sogni sono intimi ma universali e se li racconti due volte non sarà mai allo stesso modo. Si arricchiscono di volta in volta di nuova consapevolezza. Ma soprattutto perché “tutti i sogni sono innocenti”…
Venezia 78. True Things
Almeno fino a che non si confondono con la realtà, come avviene per la protagonista di True Things, scritto e ripreso dalla regista Harry Wootliff. Oppressa da una quotidianità banale e ripetitiva, inquieta e desiderosa di avventure, Kate (un’intensa Ruth Wilson) finisce in qualche modo ingannata dai suoi stessi sogni. Come quello di un uomo che renda più intense le sue giornate, che la porta a impelagarsi con un ex galeotto sfuggente e altalenante.
Le sue emozioni diventano così una burrasca e la sua identità, già minata da genitori e conoscenti desiderosi di “normalizzarla”, si sperde ulteriormente. Quando però inizia ad aprirsi veramente al mondo circostante riprende il contatto con la realtà, dando finalmente una svolta alla sua vita.
Venezia 78. Illusioni perdute
Il contrario di quanto sperimenta invece Lucien de Rubempré (Benjamin Voisin) in Illusioni perdute, tratto dall’omonimo romanzo di Honoré de Balzac. Qui il sogno ha la perniciosità dell’illusione, quasi dell’ossessione: quella per il successo, per l’affermazione delle proprie ambizioni che nascono letterarie e sentimentali ma poi si corrompono in brama di potere.
Per essere un film in costume, elegantemente girato da Xavier Giannoli, ha una spaventosa risonanza con l’attualità: le fake news ante litteram, lo strapotere dei critici e del giornalismo al suo peggio, inebriato dalla sua capacità di influenzare un pubblico partigiano e acefalo, le ipocrisie della buona società… La grandezza della commedia umana di Balzac è la sua universalità, il che la rende paradossalmente ancora più tragica.
Lucien parte dalla provincia con una bella, intima raccolta di poesie ma approdato a Parigi finisce con il venire attratto dalla possibilità di “imporre al mondo le proprie particolari illusioni” tramite la carta stampata. Persino l’amore, quello autentico e un po’ ingenuo dei ventenni, soccombe a questo delirio.
Venezia 78. Dune
Chi non si perde ma anzi trova la sua strada è Paul Atreides, il protagonista del Dune di Denis Villeneuve (da non confondere con l’omonimo adattamento firmato da David Lynch, regista onirico per natura). Nel più atteso dei film più attesi al festival i sogni di Paul, che ha il volto meditabondo di un Timothée Chalamet circondato da un cast stellare, sono addirittura premonitori e lo guideranno in un pianeta ostile.
Venezia 78. Last Night in Soho
In Last Night in Soho invece la protagonista (Thomasin McKenzie) nei sogni ha visioni del passato di un’altra donna (la Regina degli Scacchi Anya Taylor-Joy) che finiscono con il gettare la loro ombra inquietante sul presente.
Venezia 78. Mona Lisa and the Blood Moon
C’è poi chi non sogna ma si muove in una realtà che ha molto dell’onirico: sono i protagonisti di Mona Lisa and the Blood Moon, della regista iraniana naturalizzata statunitense Ana Lily Amirpour. Questo mix di sci-fi e thriller dalle sfumature horror (ma non privo di ironia) è un film che nell’estetica ben definita e nella firma registica matura e originale trova la forza di sfuggire ai cliché e intrattenere gli spettatori fino all’ultima scena. I poteri soprannaturali della protagonista si dispiegano in un’ambientazione, la notturna e decadente periferia di New Orleans, che è invece molto realistica nelle sue brutture e nei suoi sprazzi di umanità.
Venezia 78. Leone d’oro a L’événement
Umanità e realtà, sebbene visti attraverso un forte sguardo autoriale, sono alla fine risultati vincitori, premiati dalla giuria capitanata dal fresco premio Oscar Bong Joon-Ho (regista di Parasite). Dal Leone d’Oro al francese L’événement di Audrey Diwan, (vedi il trailer) che pur ambientato negli anni ’60 sa tanto di presente con la sua protagonista che desidera abortire dove non è permesso, all’autobiografico È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino che vince il Gran Premio della Giuria. E assicura inoltre il Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente al suo giovane protagonista, Filippo Scotti (vedi il trailer).
Venezia 78. Leone d’argento a E’ stata la mano di Dio
E poi ancora il premio a Penelope Cruz per Madres paralelas di Pedro Almodovar e il Premio speciale della Giuria a Il buco di Michelangelo Frammartino, che scende nelle profondità delle grotte in Calabria. Dopo tanti sogni, archiviate le illusioni, ci si confronta con il reale, trovandovi comunque bellezza. E, incidentalmente, nuovi modi di vivere insieme: perché pian piano si ritorna al vivere comune in un mondo che ha tanto bisogno di sognatori dagli occhi ben aperti.