Valerio Varesi è un autore che non ha bisogno di presentazioni. Se un lettore capita su una pagina che recensisce libri gialli, italiani inclusi, sicuramente sa chi è, anche se non dovesse aver letto un suo libro. Certamente, a questa fama ha contribuito anche la fiction televisiva Nebbie e delitti, direttamente ispirata dalla più nota serie di suoi romanzi, quella che vede al centro la figura del commissario parmense Franco Soneri.
Ma c’è da aggiungere che quando fu mandata in onda la prima stagione della fiction, nel 2005, Varesi era già seguito da un affezionato pubblico di lettori che ha continuato a crescere nel tempo anche quando, nel 2009, Nebbie e delitti non è stata più prodotta.
I più recenti romanzi di Varesi, Gli invisibili e Reo confesso, pubblicati rispettivamente nel 2019 e nel 2021, sono entrambi della serie di Soneri. Sono usciti per il Giallo Mondadori, nella collana da libreria che ormai si affianca stabilmente a quella classica da edicola. E chissà, forse un domani prenderà definitivamente il suo posto.
Non a caso, dal suo lancio nel marzo 2019 (con Km 123 di Camilleri), questa collana ha alternato prestigiose riproposizioni di titoli famosi a importanti proposte di inediti, sia italiani che stranieri. A volte ha recuperato opere che avrebbero già dovuto essere tradotte da tempo: pensiamo ad esempio a Agenzia A di Matsumoto (leggi qui la nostra recensione). In questo tipo di collocazione, era inevitabile che trovasse spazio anche un autore come Varesi.
Lo scrittore ha apertamente dichiarato di aver preso a modello soprattutto i gialli francesi, in particolare Izzo, Manchette, Malet e ovviamente Simenon. Autori che, nel complesso, non possiamo considerare appartenenti a una sola categoria perché spesso hanno dimostrato un notevole eclettismo nell’elaborazione degli intrecci.
Ma questi autori hanno in comune una visione della narrativa gialla che appare piuttosto distante da quelle delle due scuole che hanno maggiormente contribuito all’affermazione planetaria del genere. Quella classica del mystery, il romanzo-enigma la cui soluzione riporta le situazioni all’ordine. E quella avventurosa del thriller, in cui in ogni momento può accadere tutto o il contrario di tutto.
Whydunit: perché lo ha fatto
Nei loro gialli può esserci l’enigma apparentemente senza soluzione, così come può esserci il plot caratterizzato da un colpo di scena dietro l’altro. Ma possono anche non esserci, senza che la vicenda ne abbia minimamente a soffrire. La chiave di questo tipo di narrativa sta soprattutto nell’inquietudine che muove i personaggi, sia quelli “positivi” sia quelli “negativi”.
Inquietudine di cui sono i primi a ignorare l’origine, persa in chissà quale momento lontano della loro vita. E che finisce per renderli, se non simili tra loro, consapevoli (almeno alcuni) di essere parte dell’equipaggio di una nave che va alla deriva nel mare oscuro e tempestoso dell’esistenza.
Se Rex Stout affermava che solo gli anarchici non sono capaci di apprezzare un buon mystery, in Simenon sono anarchici, in fondo all’anima, anche i poliziotti che sembrano più ligi al dovere.
Dunque, in questo tipo di narrativa, davanti a un delitto, la questione del whodunit (chi è stato) sarà la molla che fa partire l’intreccio e il filo conduttore che connette tutte le vicende successive, ma non è mai importante, sia per l’autore sia per il lettore che ha scelto di leggerlo, quanto il whydunit (perché lo ha fatto).
Gli invisibili
Entrambi i romanzi di cui parliamo oggi sono soprattutto dei whydunit, anche se si presentano in modo molto diverso.
Gli invisibili parte dal ritrovamento di un cadavere nel Po. Cadavere che sembra appartenere a uno dei tanti suicidi che la fanno finita nel fiume, o a uno dei – sempre tanti – esponenti della microcriminalità che hanno pagato per averla fatta fuori dal vaso.
Tuttavia, emergono presto alcune circostanze che indirizzano Soneri verso una sorta di ossessione a dare almeno un nome al morto. L’identificazione si rivela però l’equivalente dell’apertura di un vaso di Pandora. Il morto infatti risulta legato, direttamente o indirettamente, a troppa gente che, si sa, è piena di scheletri nell’armadio. Anche se solo in alcuni casi si è riuscito a dimostrare quali.
Trattandosi di un romanzo molto di atmosfera, non è strano che il fiume Po non rappresenti una semplice location. Spesso e volentieri si erge al ruolo di protagonista attraverso le sue “dirette azioni”, oppure attraverso le testimonianze di chi affolla le sue sponde, in una fase di particolare maltempo e quindi di piena.
Reo confesso
Reo confesso comincia invece da una situazione apparentemente surreale, con Soneri che si ritrova a soccorrere un uomo che sembra aver avuto un malore su una panchina di un parco. Ma che poi rivela non solo di stare benissimo, ma che ha appena commesso un efferato delitto. Benché la confessione gli lasci qualche dubbio, Soneri manda subito qualcuno a controllare nel luogo in cui il delitto sarebbe avvenuto. Lì viene rinvenuto il cadavere di un noto promotore finanziario, sbudellato proprio nel modo descritto dall’uomo.
Il caso sembra già risolto prima ancora di cominciare le indagini. Per di più Soneri è impegnato anche in un altro caso che sembrava banale – una storia di truffe a piccoli imprenditori. Caso che però sta diventando un grosso problema a causa dell’incapacità delle Forze dell’Ordine di identificare i responsabili che imperversano nella città e mettono a segno un colpo dietro l’altro.
Si aggiunga a questo anche un’altra complicazione: il reo confesso sceglie come proprio legale l’avvocatessa Cornelio, la compagna di Soneri. Lei quindi finisce per sapere molte più cose del commissario, al quale ovviamente non può rivelarle.
Un reo confesso generoso e idealista
Pressato dai superiori per la storia delle truffe, che ormai occupa tutte le pagine di cronaca dei giornali, Soneri è anche disturbato dal pensiero della stridente dissonanza tra la violenza del delitto e le due personalità che vi sono coinvolte. Quella generosa e idealista dell’assassino e quella cinica e amorale della vittima.
Sebbene l’assassino si giustifichi dicendo di aver in qualche modo “fatto giustizia”, nella rappresentazione del crimine che il commissario si è fatta, appare come un attore del tutto fuori parte. Infine, a Soneri non possono sfuggire stranezze e incongruenze nel comportamento di diverse persone legate ai due.
Il romanzo è ambientato alla fine dell’inverno 2020 e contiene qualche discreto riferimento ai primi giorni della pandemia. Lo schema si muove seguendo i binari di due diversi whydunit relativi al reo confesso: perché l’ha fatto e perché adesso fa ciò che sta facendo. Ma la possibilità di interpretare in modo diverso alcuni dati repertati dalla polizia scientifica aprirà improvvisamente lo spiraglio a un whodunit precedentemente imprevedibile.