Le regole degli amanti e il manifesto dell’amore lieve
Innamorarsi da adulti è quasi sempre difficile. Quel sentimento irragionevole e luminoso espone al rischio del ridicolo, mette di fronte a scelte importanti.
Inizia così Le regole degli amanti, l’ultimo libro di Yari Selvetella uscito circa un anno fa, che parla di amore, di relazioni, paradossalmente di fedeltà, attraverso il racconto a quattro mani della storia di Iole e Sandro, che si snoda lungo tutto l’arco della loro vita.
Iole e Sandro sono amanti, nella Roma di fine anni ’80. Lei 29 anni, sociologa, lui avvocato 37enne con velleità di scrittore. Entrambi sposati, hanno figli, un buon lavoro, una vita agiata e un po’ annoiata.
Frequentano lo stesso maneggio, lui da esperto lei da neofita e, dopo un paio di cadute e chiacchiere, scoprono di lavorare più o meno nella stessa zona. Sono attratti l’uno dall’altra e così, l’aggancio di un caffè in piazza Fiume li porta alla loro prima volta, in una casa disabitata, affidata a Sandro. Avviene il giorno del trentesimo compleanno di Iole che, guarda un po’, è anche il 14 febbraio.
Si piacciono, si vogliono, si cercano. Si incontrano due giorni a settimana in questa casa, ma è ben chiaro a entrambi cosa non vogliono assolutamente. Innanzitutto, non vogliono rinunciare ai loro matrimoni, alle loro vite alla luce del sole, ai loro figli. Ma non vogliono rinunciare neanche alla loro storia, a questo loro amore che, dopo un breve viaggio in Tunisia, si rendono conto di volere preservare dalla noia e dalla routine.
Iole e Sandro non desiderano vivere insieme, sanno che se rompessero i loro matrimoni per stabilizzare la loro unione diventerebbero, nel giro di breve tempo, la fotocopia di quella che hanno lasciato. Figli della nostra epoca, sono antipaticamente ma sinceramente egoisti, vogliono tutto e intendono anche goderselo.
La dose non fa solo il veleno ma anche la pozione magica: non devono stancarsi l’uno dell’altra.
Le regole degli amanti
Stilano così il Manifesto dell’amore lieve, un decalogo di regole. Le regole degli amanti appunto, che dovrebbe permettere loro di godere del loro amore clandestino ma anche della loro vita ufficiale. E’ un patto trentennale, ma rescindibile in ogni momento senza spiegazioni.
- Non esistono desideri irrealizzabili: gli amanti realizzano i desideri.
- Appartenere è un verbo per gli oggetti, non le persone. L’amante non ti apparterrà mai.
- Tratterai l’amante per quello che sogna di essere, non per quello che gli altri pensano o che la vita impone. E così bisogna trattare sé stessi in presenza dell’amante.
- Questioni che non riguardano gli amanti: salute, situazione economica, problemi lavorativi, litigi derivati da parentele, amarezze coniugali e familiari.
- Gli amanti non hanno ricordi e non hanno futuro. Hanno solo il presente.
- Gli amanti leggono. Chi non legge non può essere un vero amante.
- Gli amanti costruiscono, rivelano e custodiscono segreti. Non li temono, poiché in essi è più vicina la verità.
- Gli amanti disprezzano il rancore. Se e quando lo provano, lo espellono.
- La noia non va condivisa tra amanti. La noia merita la solitudine almeno quanto la solitudine merita la noia.
- Gli amanti sono sempre pronti all’addio. Quando è il momento, sanno viverlo e accettarlo.
Ogni regola degli amanti è un capitolo del libro. E’ un episodio della loro storia, raccontato da Iole e da Sandro. Ma non lo stesso episodio: ognuno dei due racconta qualcosa di inerente alla regola che dà il nome al capitolo. Inoltre, alla fine di ogni capitolo ci sono “i materiali” che possono essere una mail di Sandro a Iole, una lettera di Iole alla figlia, il testo di una canzone o la ricetta dei brick tunisini. Sono piccole schegge della loro vita che permettono al lettore di scoprire un terzo punto di vista.
Questa modalità di scrittura, unita al fatto che ci sono due voci narranti, fa sì che il romanzo si possa anche leggere a pezzi. Insomma non c’è una trama vera e propria, d’altronde la vita non ha una trama. Io ad esempio l’ho letto intervallandolo con altri libri, tornando a Le regole degli amanti quando sentivo che era il momento di rientrare nella loro relazione. Che è talmente vera da esplorare tantissimi sentimenti, molti anche negativi, perché la conoscenza e l’accettazione dell’altro passa anche per i lati del suo carattere che non ci piacciono.
Un amore complesso, leggero, non banale
I due protagonisti passano anche mesi senza vedersi. Questo in parte è dovuto alla loro vita “vera”, in parte lo decidono scientemente perché l’intensità del rapporto è talmente forte che hanno bisogno di tempo per decantarla. La profondità del loro amore è data dal fatto che quando si vedono, data la conoscenza reciproca, sembra sempre che si siano appena salutati.
Il modo in cui gli amanti vivono la loro storia d’amore è completamente diverso, per cui anche i punti di vista sono disgiunti, per quanto complementari. Iole è assoluta, appassionata, sia nella sua vita ufficiale che in quella nascosta. Sandro è egoriferito, centrato sul suo fallimento come scrittore, un po’ vanesio. Anche se in ogni caso il sentimento per lei c’è ed è forte.
Loro due si amano e di fatto tengono fede per trent’anni alle loro regole degli amanti. Ci sono matrimoni che durano molto meno.
Grazie a quel rapporto, e nonostante tutte le frustrazioni, gli anni sono trascorsi più leggeri di quanto non sarebbero stati se vi avessi rinunciato.
Le regole degli amanti è un libro molto particolare, sia per quello che racconta che per come lo fa. Bisogna approcciarlo senza il pregiudizio del “no, non si fa”, rendendosi conto che questi amanti sono persone comuni, molto comuni, in cui ognuno di noi potrebbe immedesimarsi, nonostante siano abbastanza antipatici e respingenti.
Sono persone che hanno la consapevolezza del valore della loro vita “ufficiale”, ma anche del fatto che questa non gli dia la soddisfazione totale. E quindi, invece di accontentarsi di una vita non del tutto soddisfacente, hanno trovato il modo di renderla appagante.
Yari Selvetella con Le regole degli amanti ci ricorda che l’amore è complesso, ma non deve essere complicato. Che è leggero ma non banale, allegro ma non sciocco, con erotismo e romanticismo.
Le regole degli amanti è una storia d’amore secondo me molto bella e assolutamente non canonica, che parte da un assunto che consideriamo sbagliato, visto che tratta di amore clandestino. Ma, dal loro punto di vista, Iole e Sandro non fanno male a nessuno. Non feriscono i sentimenti dei loro coniugi, perseguono solo il proprio benessere e le proprie emozioni. Quando sono insieme, il resto non esiste.
Sono individualisti? Certamente, ma non hanno sensi di colpa. Si distaccano talmente dalle loro vite che anche noi le conosciamo appena. Non ce le raccontano, d’altronde è una delle regole degli amanti.
Ma ci fanno, in qualche modo, focalizzare la necessità di vivere pienamente i sentimenti e la vita.
Gli amanti di Roma
Iole e Sandro sono amanti classicamente girovaghi, non avendo una casa di riferimento (quella di via Savoia scompare quasi subito). A parte le vacanze, quando sono in città si incontrano in ristoranti, cinema, strade, piazze, hotel. La Roma di Yari Selvetella decisamente “nun fa la stupida e je da ‘na mano a faje dì de sì”. Con i suoi scorci, il Lungotevere, il clima mite, aiuta i due amanti a godersi al massimo i momenti che passano insieme.
E quindi, con la ricetta di oggi, omaggio la Città Eterna raccontandovi di un dolce tipico, la cui apoteosi la trovate nel Ghetto, dietro Torre Argentina: la torta ricotta e visciole.
Torta ricotta e visciole
Frolla:
375 gr di farina 00
200 gr di burro freddo di frigo tagliato a tocchetti
150 gr di zucchero semolato
4 tuorli
Un pizzico di sale
Ripieno:
200 gr di confettura di visciole o amarene
500 gr di ricotta di pecora
150 gr di zucchero
1 uovo intero
Mescolate insieme farina, zucchero, sale e burro, usando la punta delle dita fino a far diventare il composto tipo sabbia. Poi aggiungete i tuorli e impastate velocemente, solo fino a che non stia tutto insieme. Avvolgete nella pellicola e mettete in frigo per almeno 30 minuti.
Mescolate insieme, quasi montando, la ricotta, lo zucchero e l’uovo.
Stendete due terzi della frolla in maniera da ricavare un disco con cui foderare una teglia tonda da 26 cm. La pasta deve coprire anche i bordi e fuoriuscire un poco.
Stendete uniformemente la confettura sul fondo, fate uno strato abbastanza consistente, poi versateci sopra il miscuglio di ricotta.
Stendete la restante frolla e ricavate un disco che vada a coprire il ripieno, sigillandolo con i bordi dell’impasto sottostante.
Cuocete in forno a 180° per circa un’ora.
Aspettate che si raffreddi prima di sfornarla e tagliarla.
Fantastica questa conclusione dell’articolo con la ricetta!
Anzi, grandiosa!
Prima ti sorprende e poi ti convince che è la conclusione … assolutamente adatta!
Grazie Maria Cristina, sono molto contenta che ti sia piaciuta la chiusura dell’articolo! Devo dire che tutti i miei articoli finiscono con una ricetta, ma questa è una di quelle a cui sono particolarmente affezionata, quindi perfetto! 😊