Persone normali di Sally Rooney

Certo, Sally Rooney deve avere avuto un bel coraggio ad affrontare questa sfida quando ha deciso di far seguire al suo felice esordio, Parlarne tra amici, questo Persone normali. Che perdipiù ha una trama in cui ciò che non accade è sempre più importante di ciò che accade.

Persone normali è un romanzo che parla d’amore, ma non un romanzo d’amore.
La distinzione è importante, soprattutto per chi pretende di misurare a spanne ciò che non può essere misurato.
Se si usasse sempre un metro rigido per inserire a forza tutti i romanzi in qualche genere ben definito, anche Orgoglio e Pregiudizio e Cime tempestose finirebbero pubblicati negli Harmony e nei Bluemoon.
Tra l’altro una volta, alla fine degli anni ’60, i Fratelli Fabbri lo fecero davvero. Pubblicarono diversi classici, mescolati a romanzetti graziosi ma di poche pretese, in una elegante collana “per signorine”, intitolata “I Darling”. E a parte la totale mancanza di note critiche e introduttive, non era neppure una brutta edizione.

La provincia irlandese

Siamo nella provincia irlandese, la stessa area dalla quale è originaria l’autrice, e il senso di novità per l’avvento del nuovo millennio è già alle spalle da un po’. Seguiamo per circa tre anni, attraverso una serie di flash che li rappresentano durante snodi importanti, le vite di due millennials, diversi tra loro e uniti tra loro come più non si potrebbe, Marianne e Connell.

Marianne sarebbe la secchiona con cui quasi nessuno, nell’ultimo anno di liceo, ha voglia di avere a che fare. Si gode i vantaggi di una condizione molto benestante, pagandoli con l’appartenenza a una famiglia disfunzionale. Famiglia che, con la recente scomparsa del padre, ha intrapreso la strada che la porterà a sfasciarsi senza rimedio.

Connell sarebbe quello che piace a tutti ma non se la tira per questo che per lui è un fatto naturale. Anche perché è il figlio di una ragazza madre che, per mantenerlo, fa i servizi nelle case dei ricchi, compresa quella di Marianne.
La madre di Marianne, Denise, ha la stessa età della nonna di Connell e, soldi a parte, è di mentalità ancora più ristretta, anche se passa per una donna di successo. E’ invece la madre di Connell, Lorraine, la sola che riesca a offrire un surrogato di affetto alla ragazza.

Succede che i due si scoprono attratti a vicenda, abbastanza da arrivare fino in fondo, ma non abbastanza da farlo sapere in giro, nella piccola comunità di Carricklea cui appartengono dalla nascita. Quando comincia a girare qualche pettegolezzo su di loro, è Connell a compiere un gesto drastico e tutt’altro che amorevole di distacco.

Si ritrovano al Trinity College di Dublino

Ma, intanto, della loro esperienza, è rimasto qualcosa. Per imitare Marianne, Connell ha fatto domanda al Trinity College di Dublino, ottenendo anche la borsa di studio. Per lui è indispensabile se vuole proseguire il suo percorso formativo. Così, di lì a poco i due si ritroveranno all’università, in un ambiente che sembra molto meno provinciale di quello lasciato a Carricklea, ma non è per questo libero e aperto. Semplicemente ha rituali e pregiudizi differenti.

Sally Rooney. Gente normale
Sally Rooney

Il loro rapporto è ambivalente. Sembra basarsi sul principio per cui “io per te ci sarò sempre” ma poi questa disponibilità si ferma al minimo indispensabile. Entrambi paiono protesi verso qualcosa che inevitabilmente li allontana. Anche se non se ne rendono conto, a ostacolarli è proprio la loro età, il fatto che stanno crescendo e che, mentre si cresce, non si è mai uguali a sé stessi. La Marianne di oggi non è la stessa di ieri, il Connell di oggi è diverso dal Connell di domani. Né le vite che conducono e le ambizioni che coltivano lasciano il minimo spazio per un percorso parallelo, un progetto di vita comune.

Harry ti presento Sally, 1989
Harry ti presento Sally, 1989

L’elemento che li accomuna maggiormente, nel corso di tutta la narrazione, è il disagio.
Ci si aspetterebbe che due giovani brillanti, che fanno incetta di successi accademici, siano sempre soddisfatti di quanto stanno raggiungendo. Ma questo non vale per loro. Le ragioni di quell’inquietudine che li ha portati a frequentarsi, ora che devono guardare in faccia la realtà e camminare sulle proprie gambe, riemergono in forme subdole e perniciose.

Marianne va soggetta a disturbi del comportamento alimentare e sceglie sempre come partner uomini da evitare. Come se volesse punirsi di non essere stata capace di farsi amare da nessuno, a parte Connell. Lui che peraltro non basta a compensare tutto il resto, visto che, come lei, non ama neanche sé stesso.
Da parte sua, Connell soffre di un senso di malessere esistenziale generalizzato che lo fa sentire estraneo al mondo cui vorrebbe appartenere e inadeguato alle relazioni stabili. Malessere che si acuisce in modo particolarmente doloroso in seguito a una tragedia che li colpisce entrambi da vicino.

Alla fine, dopo ogni giro di giostra, a ognuno dei due resta solo il conforto dell’altro. Un conforto che non è mai destinato a durare a lungo. Ma, nell’ultimo capitolo, si accenderà inaspettatamente una luce, quando quello che sembrava essere il più debole tra i due dimostrerà di aver finalmente cominciato a comprendere l’essenza di quell’amore che non ha mai saputo dare e soprattutto ricevere fino in fondo. La conclusione resta aperta, ma gli orizzonti si sono improvvisamente spalancati.

Normal People: la serie tv

A qualche produttore televisivo, questo romanzo è piaciuto talmente tanto da decidere di farne una serie tv in dodici puntate. Chi ha visto Normal People assicura che è fedelissima alla trama, anche se il trailer (che trovate qui sopra) appare di una sdolcinatezza oltre i limiti del tollerabile, quando il romanzo tutto è, tranne che sdolcinato.

Susanna Rossi

Susanna Rossi

Sono nata a Napoli verso la fine del baby boom. Studi umanistici alla Federico II. Da sempre impegnata nell'organizzazione di iniziative culturali, ma in ruoli defilati di collaboratrice, in quanto impegnata soprattutto a fare la madre. Lettrice e cinefila compulsiva. Scrivo anche su “I viaggiatori ignoranti”.

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