Tick, tick… Boom!
Andrew Garfield vince il Golden Globe come miglior attore di musical
È verità universalmente riconosciuta che il mondo si divida in due: chi ama i musical e chi no. Questi ultimi diranno invariabilmente di non capire perché mai di punto in bianco gli attori si mettano a cantare ed eventualmente a ballare.
In effetti in quasi tutti i musical dal più vasto successo, quelli per intenderci che anche i non appassionati hanno visto e sotto sotto amato, c’è sempre una ragione narrativa. Christian conquista la splendida Satine cantando perché lui è un poeta e lei si esibisce al Moulin Rouge. Mary Poppins canta ai piccoli Banks perché è una tata “praticamente perfetta” e ai bambini piace ascoltare le canzoni e le ninnananne. E Jonathan canta in Tick, tick… Boom! perché… beh, perché è Jonathan Larson: un compositore, o aspirante tale, che sta lavorando al suo primo musical e questa è la sua storia (vera).
Jonathan Larson
È uno che per tenersi in esercizio scrive una canzone al giorno, anche su cose banali come lo zucchero (cosa che tra l’altro ai fratelli Sherman, autori della colonna sonora di Mary Poppins, portò fortuna). Nulla di più naturale quindi che a fine serata, per convincere gli amici a fermarsi un altro po’, inizi a elencare cantando, la sfilza di coinquilini avuti da quando è a New York.
O che nella sua mente rifletta in forma di canzone mentre nuota e cerca disperatamente di creare il brano chiave del musical che dovrà presentare il giorno dopo. Addirittura mentre cerca una rappacificazione con la sua ragazza compone, battendole sul braccio come se fosse una tastiera.
Non lo fa di proposito: per lui la musica è l’aria che respira, il suo modo di interagire con il mondo e di chiarirsi le idee. E Jonathan ha un disperato bisogno di riflettere nella settimana cruciale della sua vita.
Oltre a preparare la presentazione del suo primo musical deve decidere se seguire la sua ragazza in un’altra città, per una vita completamente diversa da quella cui aspira da sempre ma che pare sfuggirgli. Il suo migliore amico, che ha abbandonato le aspirazioni attoriali per un lavoro strapagato nella pubblicità, sta traslocando in un lussuoso appartamento lasciandolo solo.
Molti dei suoi amici lottano, nell’indifferenza della società, contro l’AIDS che imperversa nella New York del 1990. E oltre a tutto ciò, Jonathan sta per compiere trent’anni e sente nella sua mente un incessante ticchettio che lo incalza senza dargli tregua.
Tick, tick… Boom! è il titolo del monologo rock che Larson mise in scena qualche anno dopo quella fatidica settimana: uno sfogo autobiografico che racchiude tutto ciò che era come persona e come artista. È intelligente, musicalmente moderno, ironico, sensibile, poetico, vivace, onesto, scoppiettante (potete vederlo a questo link).
Tick, tick… Boom! Il film
Il film omonimo, prodotto da Netflix (vedi qui il trailer), è un adattamento che sfiora la perfezione: i brani del monologo si alternano alla ricostruzione di quella settimana in un’unione di arte e vita che rispecchia l’autore. Alcune scene del monologo sono girate come con una telecamera dell’epoca, un omaggio alla testimonianza video di quell’unica serata in cui Larson lo mise in scena.
Andrew Garfield: il protagonista
È una scelta che rende ancora più evidente il capolavoro di interpretazione del protagonista Andrew Garfield. Garfield mette tutto sé stesso nella parte, anche la voce che non sapeva di avere (non aveva mai studiato canto prima di questo film) e che maneggia con un’espressività degna dello stesso Larson. Mimica e gestualità dell’originale erano tali per cui sarebbe stato facile scadere nell’eccesso. Ma l’attore mette tanta anima in ogni espressione per cui alla fine ad emergere è la vitalità unica di Jonathan.
Garfield lo incarna più che interpretarlo, e lo fa con una rara maturità attoriale appena premiata con il Golden Globe come Miglior Attore protagonista per una commedia/musical.
Non dovrebbe stupire dopo la meritata candidatura all’Oscar del 2017 per La battaglia di Hacksaw Ridge e il Tony Award 2018 come miglior attore protagonista per Angels in America (se amate il teatro potete recuperarlo sulla piattaforma del National Theatre).
Lin-Manuel Miranda: il regista
Naturalmente il merito non è solo di Garfield ma di chi lo ha scelto, dopo averlo visto proprio in Angels in America, ovvero Lin-Manuel Miranda. Appassionato di musical, compositore brillante, desideroso di dare voce alla sua generazione e rinnovare così la tradizione gloriosa del genere, guidato dall’esempio di un compositore della generazione precedente.
La biografia di Miranda pare ricalcata su quella di Larson stesso. Il suo è un nome di cui Hollywood sta appropriandosi con successo. Ha firmato la colonna sonora di Oceania e Encanto per la Disney e ha recitato tra l’altro nel sequel di Mary Poppins.
Ma la sua fama nasce a Broadway. Nel 2016 il multiforme talento di origini portoricane completa il lungo lavoro su un musical tra i più sorprendenti mai portati in scena. Hamilton narra la storia di uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, il primo Segretario al Tesoro, con uno stile che alterna rap, hip hop e ballate.
Se Larson componeva pensando alla generazione cresciuta con MTV, mixando audacemente rock e Broadway, Miranda usa il rap e il freestyle innestandoli sui ricordi dei tanti musical visti da ragazzino.
Quello che gli lasciò l’impressione più forte fu, neanche a dirlo, Rent, il capolavoro di Jonathan Larson, a sua volta ispirato e guidato dal maestro Steven Sondheim. Un ideale passaggio di testimone sancito ora proprio da Tick, tick… Boom!.
Miranda, alla sua prima prova da regista, compone il film con un ritmo incalzante come quel ticchettio profetico, in un turbinio di emozioni autentiche nelle quali chiunque può riconoscersi.
C’è il senso di soffocamento per una vita eternamente precaria, la lotta per seguire il proprio sogno, l’aspirazione a migliorarsi e ad essere presente per gli amici. C’è anche il desiderio di “svegliare una generazione”, la sua, per ricordarle per cosa valga la pena spendersi.
New York anni ’90
L’ambientazione sarà pure la New York anni ’90, ma tutti questi temi risuonano potentemente anche oggi. Perché in Larson, e in Miranda, c’è un’umanità profonda, la voglia di impegnarsi, di fare le cose con cura e con amore, siano esse un musical, un film o una giusta causa che coinvolge la tua comunità.
Quindi sì, cari non amanti dei musical, c’è un’ottima ragione perché in Tick, tick… Boom! il protagonista si esprima cantando. Perciò, per favore, date a questo film la possibilità di sorprendervi. Perché non si può umanamente restare indifferenti alla travolgente passione ed energia che trasuda da ogni scena. What a way to spend a day… o, in questo caso, un paio d’ore.