La pandemia ha avuto, tra le mille conseguenze ed effetti collaterali, un discreto fiorire di prodotti audiovisivi e letterari che hanno cercato di raccontarla da svariati punti di vista.
È una particolare situazione che ha portato nelle vite delle persone – a prescindere o meno dall’incontro ravvicinato col virus – cambiamenti e sconvolgimenti che le hanno irrevocabilmente modificate, se non rivoluzionate.
Non parlo solo delle macro conseguenze – la perdita del lavoro, o la sua trasformazione in smart per i più fortunati, o l’abbattimento della vita sociale così come l’abbiamo conosciuta finora – ma dell’impatto sulla vita intima delle persone, di cosa è accaduto a tante relazioni che hanno visto modificarsi una routine calcificata magari da molti anni. Parlo del trasformarsi delle dinamiche di coppia, l’emergere prepotente di questioni irrisolte, o soffocate, che la pandemia ha scoperchiato senza più possibilità di tergiversare.
Rebecca Quasi, una penna magnifica del panorama “self romance“
Anche se è riduttivo considerarla solo come un romance, visto che in Entropia si affronta questo difficile tema con una storia originale e moderna, estremamente realistica e plausibile, probabilmente condivisa da chissà quanta gente nella vita vera.
Anche stavolta la Quasi è riuscita a stupirmi. Non solo ha parlato del Covid dal punto di vista di persone normali la cui vita, come quella di tutti, è stata attraversata da questo tsunami, ma in mezzo ci ha intrecciato una relazione complicata i cui nodi irrisolti, complice l’isolamento forzato, sono emersi in modo prepotente.
Entropia
Virginia, ostetrica, è sposata da oltre vent’anni con Ruggero, affascinante pilota di linea. Hanno un figlio ormai grande. La loro relazione è serena e tranquilla, senza scossoni, complice una sana e frequente distanza che a causa dei loro rispettivi lavori, ha da sempre caratterizzato il loro matrimonio.
Allo scoppio della pandemia però, le abitudini e la sicura e collaudata routine di entrambi vengono sovvertite. Ruggero si stabilizza a casa, a causa della riduzione nei voli della compagnia per cui lavora. Mentre Virginia si ritrova catapultata nel settore Covid delle partorienti, alle dipendenze del suo ex, Corrado Valli.
Rincontra il primo amore che le ha spezzato il cuore
La donna si troverà in guerra non solo contro il virus, combattendolo in prima linea, ma anche contro emozioni e un dolore mai superato del passato con la novità spiazzante di un marito presente, costante, premuroso. Virginia, donna in gamba ma cieca rispetto alle sue emozioni, ha sperimentato nella giovinezza ciò che si definisce “fissazione”. Ossia è rimasta bloccata a quando, poco più che ventenne, venne lasciata senza una spiegazione, dal giorno alla notte, proprio da quel Corrado Valli che ora si ritrova come superiore in ospedale, col quale pensava di vivere il grande amore.
In realtà Corrado aveva chiaro in mente che per scalare in fretta la gerarchia medica era molto più utile stare con la figlia dell’allora primario, che con Virginia. Un cuore spezzato si poteva “risolvere” minimizzando quella relazione come nulla di serio, proprio come se non fosse mai esistita.
Ma non era stato così per Virginia. Aveva incontrato suo marito Ruggero, forse dopo troppo poco tempo, e si era adagiata in una relazione che funzionava molto sul piano fisico ma sulla quale inconsciamente aveva già deciso di non investire per proteggersi e schermarsi. Il suo cuore era già compromesso.
Quando quell’intesa così viscerale portò ad una gravidanza inaspettata, Ruggero convinse – certo del proprio amore – una scettica Virginia a sposarlo. Perché Ruggero aveva capito tutto e l’anticipava su tutto: “Non ti darò fastidio. Sono spesso dall’altra parte del pianeta”.
Lo spettro del tradimento
Però lo spettro di quel tradimento subìto era sempre rimasto latente nella loro unione:
“Prima un dolore martellante, un chiodo fisso, un enigma senza chiave perché lui si era rifiutato di darle una spiegazione. Poi si era attutito, era diventato un pensiero sottotraccia, un “se” sottile, una lima sorda. Ma non era mai andato via e, con la lentezza del particolato metallico, aveva intossicato tutto, a partire dal suo matrimonio”.
Cosa accade ora, nel lockdown imposto dalla pandemia al collaudato ma fragile equilibrio di un matrimonio non conflittuale?Cosa accade nel ritrovare quel Corrado che adesso sembra fare marcia indietro e pretende di recuperare il tempo perso?
E Ruggero continuerà ad accettare il morbido distacco di sua moglie, o sarà l’occasione per scuotere la loro coppia dalle fondamenta cercando un nuovo assetto?
Quando il mondo intorno a noi cambia e diventa incerto si hanno solo due strade: sprofondare nell’entropia, o riemergere con un nuovo equilibrio. Quale sarà la strada per Ruggero e Virginia?
I personaggi
L’autrice riesce con grande maestria e naturalezza a entrare nelle psicologie dei suoi personaggi, raccontandoci di come spesso rimaniamo ciechi per anni di fronte a ciò che abbiamo, inseguendo il ricordo di un passato che avrebbe potuto essere ma non è stato. Un passato idealizzato per orgoglio e testardaggine. Rischiamo così di perdere l’oggi che – al contrario – è proprio ciò che ci è congeniale.
I personaggi della Quasi sono sempre unici, definiti, indimenticabili. Parlano attraverso dialoghi acuti, intelligenti, mai scontati (perché, perché l’autrice non si mette alla prova con la sceneggiatura?).
Certo ti viene voglia di picchiare la protagonista (e più di una volta) per farle aprire gli occhi che ha tenuto chiusi per un ventennio. Ma poi Ruggero, il Comandante, ci ripaga della frustrazione e ci fa illudere che uomini così possano esistere da qualche parte. Perché Ruggero non è esente da difetti, non è un santo, ma è incredibilmente meraviglioso. Normale ma straordinario, paziente ma mai zerbino, devoto ma non cieco.
E il suo stare forzatamente a terra, non solo aprirà la strada al recupero del rapporto con la moglie, ma gli donerà un’esperienza di paternità surrogata che in passato aveva dovuto negarsi proprio per il suo lavoro.
Magnifici, come sempre, i personaggi secondari; figure non di contorno ma vive, tonde, sfaccettate, emotivamente toccanti e divertenti. Unica pecca di questo romanzo è la suocera di Virginia, Diomira. E’ una figura indimenticabile che purtroppo ci lascia troppo presto ma che da sola meriterebbe un racconto a se stante. Vederla impicciarsi nelle vicende di famiglia sarebbe stato esilarante.
Ogni libro di Rebecca Quasi è un piccolo gioiello. I suoi plot mai scontati sono anzi originalissimi, e i suoi dialoghi “perfetti” definiscono al meglio l’anima dei personaggi.
Da leggere tutta la sua bibliografia, ma se devo scegliere un altro libro oltre a Entropia, vi consiglio il mio preferito Di mercoledì, che prende vita agli occhi di chi legge con la forza di un film.