Transito di Aixa De la Cruz

Transito di Aixa De la Cruz. Cronache Letterarie

Transito

Sicuramente, Transito, di Aixa de la Cruz, non è un libro facile.
Non lo è da leggere e non deve essere stato scriverlo.
Non è facile da leggere perché è un libro completamente privo di dialoghi, con paragrafi lunghi e compatti, molto densi, che non di rado occorre tornare a rileggere per non perdere il filo.
È un libro breve, ma impegna come se fosse lungo.

Non deve essere stato facile da scrivere perché, nonostante la certezza che quando uno/una scrittore/scrittrice redige una confessione qualcosa debba necessariamente essere stato alterato rispetto alla realtà, non si può nemmeno pensare che tutto il contenuto dell’opera sia inventato o esagerato. Viene in mente Orwell, quando scrive che:

George Orwell“Un’autobiografia è attendibile solo quando rivela qualcosa di disonorevole. Chiunque ci dia un quadro favorevole di se stesso è probabilmente in malafede, perché qualsiasi vita, vista dall’interno, non è altro che una serie di sconfitte”.

Però in questo caso sembra valere il contrario perché Transito, pur non rivelando nulla di realmente disonorevole, è davvero il racconto di una interminabile serie di sconfitte.
Troppe, oggettivamente, per una ragazza che comunque ha portato avanti una eccellente carriera accademica e che avrebbe davanti a sé delle buone prospettive come ricercatrice o insegnante di Letteratura, pure se questo libro dovesse rimanere il suo unico successo.
Insomma, senza voler nulla togliere al difficile e complesso percorso di crescita e accettazione di sé narrato in questo libro, forse la scelta di puntare sul “maledettismo” del personaggio ha calcato un po’ troppo la mano.

Aixa de la Cruz

Aixa de la Cruz è stata presentata in Italia come una voce nuova della narrativa spagnola e questo già può ingenerare qualche equivoco. Infatti lei non è propriamente spagnola, bensì basca e, nonostante questo elemento emerga relativamente poco dalle circostanze narrate nel libro, l’appartenenza a un popolo abituato a prendere facilmente le distanze da quelli vicini si sente.

In origine, Aixa emerge da una situazione di quelle che non regalano mai molta sicurezza. Non conosce il suo padre biologico ma finisce per avere con la sua figura assente un rapporto quasi più conflittuale che con la madre. Benché quest’ultima sia, all’inizio, fin troppo presente e le scarichi addosso il peso di aspettative umane e sociali esagerate anche per gli standard delle madri di oggi.

Bullismo e temerarietà

L’esperienza della scuola la indirizza, più ancora di quanto fosse già incline, verso l’auto-emarginazione, che finisce per essere il solo modo di alzare un muro tra la propria personale sensibilità e il bullismo di compagni e compagne. Questo si esprime in due forme diverse, la seconda addirittura più viscida e nociva della prima.
Un’altra esperienza fondamentale dell’età scolare è quella di apprendere che tra emarginati non c’è sostegno, non c’è solidarietà. Si è emarginati anche tra emarginati.

Le scelte di Aixa rivelano di volta in volta una temerarietà che può sembrare incosciente a chiunque se ne stia comodo a seguire un percorso di crescita più o meno prestabilito, magari a ostacoli, magari pieno di alti e bassi, ma comunque sentito come una personale comfort zone.
Aixa invece le decisioni sembra improvvisarle. Non attraverso colpi di testa da un momento all’altro. Ma perché le riflessioni che dovrebbero condurla a comprendere cosa vuole, o cosa la aspetta, la lasciano senza risposta.

Transito

Matrimonio messicano

Il matrimonio con un giovane messicano e il trasferimento in Messico, potrebbero apparire come l’apertura di un nuovo, più vasto orizzonte esistenziale. Invece, probabilmente si tratta di una fuga da una vita che sembra incapace di prendere una direzione definita. Ovvio che un matrimonio che parta con queste premesse non è destinato né a essere felice né a durare a lungo. Particolarmente mal riuscita sembra poi la scelta del partner, che si rivela da subito immaturo e narcisista ben oltre il sopportabile.

Durante la permanenza in Messico, l’esperienza più significativa per Aixa è quella di un forte terremoto che probabilmente ha il potere di risvegliare in lei un istinto di conservazione e un istinto combattivo che la inducono finalmente a porre fine al matrimonio e a tornare in Spagna.
La vita quotidiana di moglie, per di più in un contesto fin troppo tradizionalista, le ha aperto gli occhi sul fatto che forse, prima di cercare la strada per la felicità, deve trovare il modo di fare pace con sé stessa.
Si tratta di conoscersi. Di accettarsi come si è.

Essere queer in cerca di qualcos’altro

Transito. Aixa De la Cruz. Cronache LetterarieVivendo tra giovani annoiati senza grandi problemi economici, Aixa ha sempre avuto molta confidenza con la promiscuità, a tutti i livelli. Ha sempre accettato le possibilità che le capitavano senza mai porsi troppe questioni. Non si è mai chiesta cosa desidera davvero. Non si è mai resa conto che le piacciono più le donne che gli uomini. O forse se n’è resa conto, ma l’ha considerata una fase passeggera, o poco importante.
Adesso invece diventa sempre più importante. Prima la promiscuità era un semplice elemento d’ambiente, ora è lei a cercarla. In modo spesso e volentieri temerario, a volte con conseguenze molto sgradevoli.

Quando scrive dell’essere donna, dell’essere “queer” (nel senso di persona che sa di non essere eterosessuale, ma non sa esattamente che cos’è), dell’essere femminista, Aixa non ostenta mai particolari certezze, non assume mai un tono propagandistico o edificante. Sa di potersi facilmente definire in tutti questi modi, ma sente di essere anche “altro”. E l’impossibilità di definire univocamente questo “altro” la fa sentire ancora più insicura.
Forse tutto il libro è stato scritto proprio per cercare di definire questo “altro”.

Transito: una visione critica del movimento #MeToo

Transito. #meetoo

A una lettura sciatta, Transito potrebbe sembrare un libro che parla di donne e lesbiche, di sesso sfrenato e di stupri, di discriminazioni e di femminismo, di qualsiasi cosa possa andare di moda oggi per smerciare facilmente copie soprattutto alle lettrici in cerca di facili emozioni, con una spruzzata di citazioni intellettuali (con letture tipo Kafka e musica tipo Leonard Cohen). Ma Aixa de la Cruz ci tiene a prendere le distanze da questa visione superficiale e lo sottolinea rievocando più volte attimi imbarazzanti che la coscienza collettiva ha voluto rimuovere, o relegare in un cassetto che quasi nessuno apre.

Forse il pregio maggiore di Transito sta proprio nel fatto che qualcuna lo aprirà pensando di trovarci qualche rassicurante cliché sul mondo delle donne trasgressive e si ritroverà costretta a misurarsi con una visione nitida ma critica del movimento #MeToo o delle violenze consumate nel carcere di Abu Ghraib.
L’accettazione di sé stessi passa anche attraverso l’accettazione della realtà, senza cedere alla tentazione di spazzare la polvere sotto il tappeto.

Susanna Rossi

Susanna Rossi

Sono nata a Napoli verso la fine del baby boom. Studi umanistici alla Federico II. Da sempre impegnata nell'organizzazione di iniziative culturali, ma in ruoli defilati di collaboratrice, in quanto impegnata soprattutto a fare la madre. Lettrice e cinefila compulsiva. Scrivo anche su “I viaggiatori ignoranti”.

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