Ci sono tanti motivi per presentare i libri, dice Gianni Riotta alla presentazione di Quanto oro c’è in queste colline. Ma ogni tanto ti capita di presentare un libro che veramente ti piace, che veramente è importante e merita di essere letto. Il New York Times l’ha paragonato a Faulkner, a Steinbeck, ai classici della narrativa americana.
C Pam Zhang è arrivata negli Stati Uniti dalla Cina quando aveva pochi anni. Ha studiato alla Brown e alla Cambridge University, ha ricevuto la borsa di studio Truman Capote e questo romanzo è stato finalista al più importante premio letterario del mondo anglosassone, il Booker Prize.
Gianni Riotta
Quanto oro c’è in queste colline è un libro sulla famiglia e in Cina la famiglia è una parte fondamentale della cultura, della politica e della vita delle persone. Io vengo dalla Sicilia, dove la famiglia è ugualmente al centro della vita da quando nasci a quando muori. I bambini, che sono tra i protagonisti del romanzo, sono alla disperata ricerca di due monete di metallo prezioso da mettere sugli occhi del padre dopo la morte. Se guardate a quel capolavoro della narrativa italiana meridionale che è Cristo si è fermato a Eboli – o il bellissimo film che ne trasse il regista Franco Rosi – vedrete che ai malati mettevano due monete di metallo prezioso sugli occhi, secondo l’idea antichissima che il morto dovesse avere un obolo.
To the West
Quanto oro c’è in queste colline è un libro straordinario. Prende uno dei luoghi fondamentali della nostra fantasia che è il West. Il film western, il romanzo western, è uno dei canoni fondatori della cultura americana. Hollywood fonda il mito americano sul film e la narrativa western. Ci sono i buoni e i cattivi. I buoni sono quasi tutti maschi, bianchi, belli e vincono sui cattivi.
Anche noi italiani abbiamo cercato di rivisitare quel mito con Sergio Leone e abbiamo inventato “gli spaghetti western”. Però Quanto oro c’è in queste colline torna nel West e rivisita il mito del West con gli occhi del XXI secolo. Il risultato vi sorprenderà perché è un libro durissimo, in cui i vivi e i morti si parlano tra loro. Per questo a me ha ricordato un grande classico della letteratura latino americana: Pedro Paramo di Juan Rulfo.
Vorrei subito dire che le presentazioni dei libri spesso allontanano dal libro. Sono stato alla presentazione, ho sentito quello che se ne dice, ho capito cosa c’è dento, esco e mi compro un altro libro. Mi è capitato tante volte. Per favore non fatelo oggi. Questo è un libro da leggere. Io l’ho letto in inglese ma è tradotto benissimo da Martina Testa. Certe volte vi spaventerete, a volte vi arrabbierete, vi commuoverete, vi divertirete. È veramente una gioia leggerlo.
La mia domanda è: perché ha deciso di tornare nel selvaggio West?
C Pam Zhang
Grazie per questa bella introduzione. Mentre ne parlavi sentivo tutta la pressione culturale del vecchio West, ma questo romanzo io non ho pensato di scriverlo per onorare la cultura dei western. È iniziato come un sogno. A volte dico che sono stata posseduta da questo libro ed è qualcosa che ho dovuto scrivere. Io mi sono spostata molto da bambina ma la maggior parte del tempo l’ho passata in questi luoghi e in questi paesaggi. Scrittori famosi come Steinbeck prendono delle piccole famiglie e le mettono a contrasto con questi paesaggi tanto grandi. È quello che ho cercato di fare anch’io: prendere questa piccola famiglia e inserirla in un paesaggio così grande. Un libro non è qualcosa che io posso creare, è qualcosa che devo avere la necessità di scrivere. Infatti era partito come un racconto.
Gianni Riotta
Nel recensirlo i giornali hanno l’hanno messo a confronto con grandi scrittori come Faulkner e Steinbeck. Io non sono tanto d’accordo perché Faulkner e Steinbeck hanno un tono di disperazione. L’individuo e il piccolo nucleo famigliare sono soli contro il sistema. Invece in Quanto oro c’è in queste colline io ho visto speranza. In una bella intervista rilasciata a The Millions lei dice: “Uno dei primi libri che ho letto quest’anno è stato Esercizi di fiducia di Susan Choi, una vera sega mentale di libro, troppo intelligente, troppo cinico e troppo impegnativo per poter dare al lettore il facile dono della catarsi”.
Io però penso che la catarsi sia un bel dono e ho trovato molte catarsi nel tuo libro, perciò ho pensato: forse c’è una via d’uscita. Mi sbaglio?
C Pam Zhang
È una domanda difficile. Quello che io volevo evitare era un falso happy ending, un falso lieto fine. Ci sono libri che ti sprofondano nella tristezza e poi artificialmente ti riportano su come un ascensore verso un finale felice. Questo credo che sia irrispettoso per i personaggi e per il tema. Ci sono molte persone che hanno passato momenti ed esperienze difficili – razzismo, discriminazione, povertà. Sempre più spesso vediamo che la cultura mainstream tende a marginalizzarle e a negarne l’esistenza. Penso che queste persone proveranno una certa gioia nel vedere le loro esperienze fedelmente scritte sulla pagina.
Gianni Riotta
Il mio scopo oggi è convincere a leggere il tuo libro. Vuoi presentare per favore la famiglia del romanzo?
C Pam Zhang
La famiglia è molto complicata. Il padre ha il sogno americano di trovare l’oro, diventare ricco e vedere i suoi sforzi ricompensati. Ma andando avanti ci accorgiamo che questi sforzi non vengono ricompensati, soprattutto perché lui non viene accettato come americano, ma viene trattato come un immigrato cinese. Lui in realtà è nato in America. È il primo cinese americano, ma nessuno ci crede perché uno con quella pelle e con quell’aspetto, non può essere nato lì. Perciò i suoi sforzi non vengono ricompensati e questo lo amareggia profondamente.
La madre invece è un’immigrata e anche lei ha dei sogni enormi che però vengono sgonfiati e quindi la sua reazione è di rifiutare quel paese. Lei vorrebbe tornare a casa, una cosa che succede a molti immigrati purtroppo. I bambini, che crescono all’ombra dei genitori, adottano due strategie molto diverse. Sam, che oggi chiameremmo transgender, o non binario, assomiglia moltissimo alla madre: anche lui rifiuta quella terra e vorrebbe tornare a casa. Mentre Lucy ha il desidero di essere assimilata, che è pure una cosa che hanno moltissimi immigrati, non solo cinesi. Lei vuole comportarsi bene, vuole rigare dritto per poter “sparire” in quella società bianca.
Gianni Riotta
Sono estremamente colpito dalla conversazione che c’è in Italia oggi che è dominata da voci conservatrici. Voci che quando io ero ragazzo erano molto progressiste e di sinistra, sono diventate conservatrici, sempre fingendo di essere rimaste di sinistra. Vorrei regalargli il tuo libro per spiegargli che non si tratta di cancel culture, ma di riconoscere la verità del passato e di vedere la discriminazione, l’esclusione, la brutalità verso gender, razze, immigranti e il dominio di una cultura su tutte le altre. In questo senso il tuo è un libro politico.
C Pam Zhang
Quando ho cominciato a scrivere questo libro io non volevo scrivere un libro politico, ma lo è politico proprio come la mia vita è politica. Nessuno vorrebbe che la propria vita fosse politica, ma lo è perché le persone mi guardano vedono la mia razza, perché sulla mia vita ha effetto la legislazione e hanno effetto i preconcetti. Però noi abbiamo parlato degli aspetti molto pesanti del libro e vorrei ricordare a tutti che non tratta solo concetti politici pesanti. Questo libro vuole catturare una gioia, uno speciale tipo di gioia che magari non tutti conoscono ma che esiste.
Quando io ho pensato alla lingua per scriverlo, non ho guardato a Steinbeck, né a Faulkner. Certo ho letto questi autori e li avevo in mente mentre scrivevo. Ma io ho preso quello strano miscuglio di mandarino e pidgin-english che parlavano i miei genitori. Nei primi capitoli del libro non esistono pronomi di genere, proprio perché volevo che il personaggio di Sam potesse introdursi da solo, prima di essere messo in una sorta di scatola e identificato dai pronomi.
Mentre scrivevo il libro volevo anche comunicare questa specie di gioia, questa testure che ha la vita di un immigrato cinese nel West. Che poi è la mia vita, è quello che ho passato io da bambina. Poi sempre mentre lo scrivevo, ho anche visto molti film di cowboy. C’è una sorta di poesia cowboy nella cultura americana ed era un’altra cosa che volevo catturare. Ci sono delle cose pesanti ma ci sono dei fatti molto gioiosi che volevo comunicare e spero di esserci riuscita.
Hic sunt dracones
Gianni Riotta
Sempre nella stessa intervista a un certo punto lei cita Game of Thrones e George Martin, dove compaiono i draghi. Invece nel suo libro a un certo punto compaiono le tigri. Perché le tigri nel West?
C Pam Zhang
Io ho visto Il trono di spade e ho letto Il trono di spade. Io tendo a leggere qualsiasi genere e penso che l’etichetta di genere sia un po’ limitante perché tutti dovrebbero leggere quello che gli piace leggere. Mi preoccupa molto che la gente possa etichettare il mio libro come un romanzo storico perché poi vanno a cercare dei fatti reali. Nella mia lingua non lo chiamerei un romanzo storico, lo chiamerei una ri-immaginazione della storia: una mitologia. Proprio come tutte le storie che vennero raccontate sul vecchio West.
Sono tutte mitologie perché erano storie fatte per intrattenere. Uso la tigre per due motivi. Perché tutte le volte che compare la tigre è come un segnale per il lettore per ricordarsi che le cose non stanno come sembrano. In secondo luogo perché la tigre per la mia lettura della mitologia cinese e della storia della mia famiglia è molto importante. Mi piacciono molto le vecchie mappe medievali quando la gente pensava che la terra fosse piatta. Nel mare, quando finiva la terra scrivevano: hic sunt dracones. Io ho usato le tigri in questo modo. Qui ci sono i draghi.
Incipit di Quanto oro c’è in queste colline
Quello che potrebbe quasi far ridere una bambina è il modo in cui Ba è arrivato in mezzo a queste colline per cercare l’oro. Come migliaia di altri pensava che l’erba gialla di questa terra, il suo scintillio di moneta sotto il sole, promettesse ricompense ancora più splendide. Ma nessun avventuriero venuto nell’Ovest per scavare aveva fatto i conti con la sete insaziabile della terra, che gli ha bevuto il sudore e la forza. Nessuno aveva fatto i conti con la sua avarizia. Quasi tutti erano arrivati troppo tardi. Le vene erano già state sfruttate, esaurite. Nei torrenti non c’era l’oro. Il terreno non era fertile. Nascosto nel ventre delle colline hanno trovato un premio ben più misero: il carbone. Con il carbone non si diventa ricchi, né ci si sfama gli occhi e la fantasia. Anche se in qualche modo il carbone ha sfamato la sua famiglia, a forza di farina infestata di insetti e avanzi di carne, finché sua moglie, sfinita dai sogni, non è morta partorendo un figlio. A quel punto i soldi usati per nutrirla Ba li ha potuti dirottare sull’alcol. Mesi di speranze e risparmi si sono ridotti a questo: una bottiglia di whisky e due fosse scavate dove non le avrebbe trovate nessuno. Quello che potrebbe quasi far ridere una bambina – ah ah! – è il fatto che Ba aveva portato la famiglia fin qui per diventare ricco e adesso loro ammazzerebbero per due dollari d’argento.
Faulkner e Steinbeck, sono due scrittori che amo.
Se ‘ Quanto oro c’è in queste colline ‘ ha il loro stile interessante, sono sicura che mi catturerà.
Non conosco la scrittrice, ma per quello che dice, per la variata ed intensa esperienza di vita sicuramente avrà molto da dire.
Questo 2022 è l’anno della tigre d’acqua; lei come buona orientale sa bene di che parla.