E’ raro che uno scrittore nasconda una vita molto avventurosa, ma esistono anche delle eccezioni e una delle più significative è rappresentata dallo scrittore franco-britannico George Langelaan, l’autore di The Fly, ovvero La mosca.
Nato a Parigi il 19 gennaio 1908, prima della guerra, Langelaan era investigatore privato e giornalista. Poi, nel giugno 1940 riuscì a imbarcarsi per il Regno Unito su una delle navi in fuga da Dunkerque, subito dopo la disfatta della Francia contro i tedeschi.
Convinto antinazista, una volta in salvo, si arruolò nei servizi di spionaggio inglesi, nella sezione F dello Special Operations Executive (SOE), dove raggiunse il grado di tenente.
Nel libro autobiografico del 1959, The Masks of War, scrive che prima di essere impegnato in un’azione fu sottoposto a un intervento di chirurgia plastica facciale, per ridurre le orecchie a sventola (ben visibili nella foto a fianco) che lo rendevano troppo facilmente riconoscibile.
Il 7 settembre 1941 fu paracadutato in Francia, a sud di Châteauroux, per prendere contatto con la Resistenza francese e incontrare l’ex presidente della Camera, Edouard Herriot. I nazisti lo tenevano agli arresti domiciliari nonostante non si fosse opposto all’instaurazione del regime filonazista di Vichy.
George Langelaan però non riuscì nella missione perché, malgrado le orecchie ridotte, fu ugualmente riconosciuto e arrestato il 6 ottobre successivo. Trasferito nel campo di prigionia di Mauzac, fu processato dai nazisti e condannato a morte. Ma prima che la sentenza fosse eseguita, il 16 luglio 1942, riuscì a fuggire e a tornare nel Regno Unito.
Successivamente, compì un’altra missione ad Algeri, stavolta senza essere arrestato, e partecipò allo Sbarco in Normandia del 6 giugno 1944 e alle successive operazioni di liberazione del suolo francese dall’invasione tedesca.
Un capitolo poco noto della sua vita lo vedrebbe infiltrato, dopo la guerra, nei gruppi neonazisti americani. Sembrerebbe ci sia riuscito sfruttando la sua amicizia con l’occultista Aleister Crowley, che aveva un largo seguito presso gli ex nazisti.
Dopo la guerra, tornò al suo precedente lavoro di detective, occupandosi soprattutto di spionaggio industriale. Scrisse anche un importante saggio sull’argomento, Les nouveaux parasites (1969).
Dagli anni ’50, tuttavia, fu molto attivo come scrittore di libri autobiografici, di romanzi di spionaggio e di alcuni racconti del soprannaturale che sono presto diventati dei classici del genere, anche grazie ai film che ne sono stati ricavati.
Tre racconti
In italiano, di tutta la sua opera, sono stati tradotti solo tre racconti. Il più noto in assoluto è The Fly (La mosca), uscito in inglese nel 1957 su Playboy e pubblicato per la prima volta in Italia nei Racconti per le ore piccole di Alfred Hitchcock (Feltrinelli, 1962).
Poi toccò a L’autre main (L’altra mano), uscito in francese nell’antologia Nouvelles de l’anti-monde del 1961 e per l’unica volta in italiano nell’antologia Horroriana nel 1979 (supplemento ai Capolavori di Segretissimo di Mondadori).
Infine è uscito Une mission supplementaire, del 1970, tradotto con il titolo Una missione supplementare in Estate Spia 1976 di Segretissimo.
The Fly – La mosca
The Fly è la storia di uno scienziato francese, André Delambre, che inventa un dispositivo per il teletrasporto e si dedica a esperimenti in cui teletrasporta oggetti e poi esseri viventi, da una stanza all’altra del laboratorio che ha allestito in casa sua.
La vicenda è narrata da suo fratello François e parte dal rinvenimento del cadavere sfigurato di André sotto il maglio di una pressa che gli ha schiacciato la testa e un braccio. Si tratta dunque di un lungo flashback in cui si apprende che André aveva messo al corrente del suo lavoro la moglie Hélène. La donna è testimone di una serie di difficoltà incontrate dal marito e quasi tutte superate, tranne quella insorta al primo tentativo di teletrasporto di un essere vivente. Il gatto Dandelo infatti, non ricompare da nessuna parte.
Una volta perfezionato il metodo di teletrasporto, Delambre ha deciso di sperimentarlo su sé stesso. Tuttavia, anche se l’esperimento inizialmente sembra andare bene, presto insorge un grave problema. Durante il teletrasporto di André, la stanza di partenza non conteneva solo lui, ma anche una mosca che era entrata senza che nessuno se ne accorgesse. Il meccanismo di scomposizione in atomi e ricomposizione del corpo è andato in crisi e, anziché ricomporre separatamente l’uomo e la mosca, ha ricomposto due ibridi.
André ha allora incaricato Hélène di ritrovare la mosca, fuggita dalla porta della stanza, con la quale ha scambiato la testa e un braccio. Spera che riesca a trovarla prima che finisca mangiata da un uccello o da un ragno, per tentare un nuovo teletrasporto di entrambi nella speranza che ciò basti a ricomporli come erano prima. Ma, anche se la mosca viene ritrovata, il tentativo fallisce miseramente. Il secondo teletrasporto di André e della mosca porta alla creazione di due ibridi ancora più complessi, cui contribuiscono anche parti del gatto Dandelo, che in realtà non erano mai uscite dal laboratorio.
A questo punto, André ha chiesto alla moglie di ucciderlo, per far sparire le sue spaventose deformità.
Successivamente, sarà François, il fratello, a catturare e uccidere la mosca ibrida.
The Fly al cinema
L’esperimento del dottor K. con Vincent Price
Il successo del racconto indusse il cinema ad impossessarsene e già nel 1958 uscì un primo film a esso ispirato, intitolato appunto The Fly. Titolo italiano: L’esperimento del dottor K. Il film era ottimamente interpretato dal grande Vincent Price, attorniato da una schiera di bravi caratteristi.
Rispetto al testo originale, la sceneggiatura apporta qualche cambiamento alla vicenda. È scomparso il gatto e la mosca viene presentata come una creatura senziente dopo che l’esperimento le ha dato la testa dello scienziato. Una delle sequenze più impressionanti è quella in cui, presa da una ragnatela, sta per essere divorata da un ragno. Allora François, nel tentativo di salvarla, uccide entrambi, rendendo impossibile la ripetizione dell’esperimento e obbligando André a suicidarsi.
Visto che il film andò molto bene sia a livello di critica sia a livello di pubblico, ebbe due sequel: Return of the Fly (La vendetta del dottor K., 1959) che termina con un happy ending. E Curse of the Fly (La maledizione della mosca, del 1965), la cui originalità sta nel fatto che stavolta la trasformazione persona-mosca riguarda una donna, interpretata da Carole Gray.
Un classico del body horror
Lungi dall’esaurire il proprio potenziale, il racconto ha dato origine dopo qualche anno a The Fly (La mosca, 1986), diretto da David Cronenberg e interpretato da Jeff Goldblum. Si tratta di un classico del genere body horror che ha vinto l’Oscar per il miglior trucco nel 1987.
Anche in questo caso, la storia originale è abbastanza stravolta e la narrazione si concentra soprattutto sugli aspetti psicologici dell’uomo-mosca. Questo a un certo punto sembra soddisfatto della sua nuova condizione e addirittura pensa di spingere la fusione di organismi oltre ogni limite, unendosi con la sua compagna e il figlio che lei aspetta, per formare un’unica entità.
Il sequel, The Fly II (La mosca 2, 1989) diretto da Chris Walas, il truccatore insignito dell’Oscar per The Fly, appare piuttosto grottesco, avendo al centro la figura di un uomo-mosca già tale dalla nascita. Si tratta infatti del figlio dello scienziato protagonista del film precedente.
L’autre main
Il secondo racconto di George Langelaan arrivato in Italia, L’autre main (L’altra mano), comincia con un uomo, Jean-Claude Manoque, che si rivolge a un chirurgo per farsi amputare la mano destra, affermando di non riuscire più a controllarne il comportamento. Al rifiuto del chirurgo, entra in una falegnameria e se la fa tagliare da una sega automatica in funzione. Più tardi, spiega al chirurgo e a un commissario che indaga sul fatto, che la sua mano era ormai controllata solo dalla volontà di suo cognato Ludo, un viscido criminale che la induceva a compiere azioni pericolose.
I due non gli credono ma, dopo aver parlato con Ludo, ne hanno una pessima impressione e si domandano se sia possibile incriminarlo per qualche forma di condizionamento operata sul cognato. Mentre si stanno separando, la mano destra del chirurgo, indipendentemente dalla sua volontà, provoca un incidente in cui il commissario per poco non resta ucciso.
Une mission supplementaire
Il terzo racconto, Une mission supplementaire, riprende un tema già ampiamente trattato dalla narrativa del soprannaturale, ma arricchito da un’ambientazione molto realistica. A Parigi, nell’estate del 1943, un agente segreto alleato, Bernard, è braccato dai nazisti. Chiede aiuto a un amico, l’architetto Deprade, che frequenta i nazisti ma fa il doppio gioco. Deprade lo sistema in un palazzo abbandonato.
Nella notte, Bernard si sveglia perché qualcuno è entrato nell’appartamento. Si tratta di una ragazza che pare anche lei in fuga, con un abito rosso strappato. La ragazza si presenta come Anne-Marie e avverte Bernard che un agente nazista lo ha seguito. Bernard si chiede come ucciderlo ma Anne-Marie ha già pianificato un finto incidente. Quando il nazista bussa, infatti, la ragazza gli dice di aver visto fuggire un uomo dalla scala di sicurezza. Il nazista si lancia all’inseguimento e cade giù dal quinto piano, perché la scala è sprovvista di ringhiera. Bernard e Anne-Marie attendono l’alba e, poiché la ragazza sembra avere freddo, Bernard la copre con la sua giacca, prima di appisolarsi.
Al risveglio, però, non la trova più: Anne-Marie è scesa, ha nascosto il corpo del nazista sotto una catasta di carbone ed è andata via, portandosi la sua giacca.
Bernard quindi riesce a fuggire e a mettersi in salvo.
Dopo la liberazione della capitale, torna a Parigi a cercare Anne-Marie. Scopre che era la figlia di Deprade e che è morta. Quando va a trovare Deprade, che è in carcere con l’accusa di collaborazionismo, questi gli dice che Anne-Marie è stata fucilata dai nazisti nel novembre del 1942.
Bernard si convince che deve esserci stato uno scambio di persona e continua le ricerche della ragazza. Riesce a trovare la sua compagna di cella, che gli descrive Anne-Marie Deprade ed è esattamente la ragazza che lo ha aiutato. Anche se nessuno crede alla sua versione, Bernard accompagna Deprade, una volta libero, all’esumazione dei resti della figlia fucilata. Lo scheletro di Anne-Marie riappare dallo scavo con addosso i resti di un abito rosso e della giacca di Bernard.
Misteri inspiegabili: i bambini dalla pelle verde
Verso la fine della sua vita, George Langelaan si dedicò con particolare interesse ai misteri inspiegabili, non disdegnando di inventarne. Il suo ultimo articolo giornalistico, uscito nel 1972, lo stesso mese della sua morte in La vie claire, narra di una coppia di bambini dalla pelle di colore verde, una femmina e un maschio, apparsi in un uliveto del villaggio di Banjos, presso Gerona in Catalogna, nell’agosto del 1887.
Portati a casa del sindaco di Banjos, Ricardo de Calmo, e ripetutamente lavati, i due bambini non avrebbero perso lo strano colore. I due bambini erano avidi di acqua e mangiavano solo verdure crude. Il maschio però, piccolo e debole, sopravvisse un solo mese. La femmina, che dimostrava circa 14 anni, visse in casa del sindaco de Calmo, imparando a esprimersi in spagnolo. Raccontò allora di essere uscita, insieme al fratello, da una grotta aperta in una collina poco distante dal villaggio, dopo essere cresciuta in un mondo sotterraneo popolato di soli ominidi verdi.
Ripetute spedizioni, cui parteciparono anche archeologi, non riuscirono però a identificare l’apertura della grotta. La ragazza morì per cause naturali nel 1892.
Robert Charroux, che tratta di questo caso in Le livre du passé mystérieux, del 1973 (in inglese The Mysterios Past, del 1974 e in italiano Civiltà perdute e misteriose, 1982), pur essendo molto incline a prendere sul serio storie di questo tipo, in tal caso manifesta un vistoso scetticismo. Racconta anche di aver incaricato un giornalista di nome Sergio Berrocal di compiere ricerche sul posto e che queste non hanno portato al minimo risultato. Dei bambini verdi non c’era traccia.