I rifiuti e l’aspirante scrittrice

Un rifiuto al giorno. Cronache Letterarie

La vita è piena di paradossi e dunque lo è anche la scrittura.
Su Literary Hub, rivista letteraria online, leggo un articolo di una certa Kim Liao, aspirante scrittrice, la quale sostiene che nell’ultimo anno è stata rifiutata 43 volte da riviste letterarie, borse di studio e sovvenzioni varie. Lo dice con un certo orgoglio, aggiunge che sta collezionando rifiuti e che puntava a 100 rifiuti all’anno.

Quantità è qualità

Per spiegare perché, cita un esperimento che si è svolto in una classe di ceramica.
A metà degli allievi è stato chiesto di concentrarsi solo sulla produzione di un’alta quantità di pezzi, mentre all’altra metà hanno chiesto di concentrarsi per produrre lavori di grande qualità.

Al gruppo “quantità” hanno detto che era sufficiente produrre venti chili di ceramiche, che alla fine sarebbero state pesate e avrebbero garantito loro un buon voto.
A quelli del gruppo “qualità” invece hanno chiesto di realizzare un solo pezzo ma perfetto.
Sorprendentemente, i lavori migliori, quelli di più alta qualità, sono venuti fuori dal gruppo “quantità”. Loro infatti si erano continuamente esercitati, avevano sfornato quintali di lavori e avevano imparato dai loro errori. L’altra metà della classe invece aveva passato la maggior parte del semestre paralizzata a teorizzare sulla perfezione.

Perché 100 rifiuti all’anno?

Perché se ti poni come obiettivo 100 rifiuti editoriali all’anno e lavori sodo per ottenerne così tanti, puoi stare sicuro che avrai anche qualche accettazione.
Inoltre, questo obiettivo servirà a sdrammatizzarli, perché la paura del rifiuto rischia di diventare paralizzante e impedire allo scrittore di provarci. I rifiuti invece sono mali necessari se vogliamo uscire dal bozzolo di isolamento e condividere la nostra scrittura con il mondo. Puntare al rifiuto, toglierebbe un po’ di bruciore a questa esposizione che ferisce l’ego.

Non si può non pensare a Stephen King che, come racconta nel suo bellissimo On Writing (di cui scrivo qui), aveva appeso un chiodo sul muro davanti alla scrivania, su cui impilava tutte le lettere di rifiuto che ha ricevuto ininterrottamente per otto anni. Con la sua tenacia, King sembra un’esemplificazione della famosa esortazione di Samuel Beckett:

“Ci hai sempre provato. Non ci sei mai riuscito. Non importa.
Provaci ancora. Sbaglia ancora. Sbaglia meglio”.

Perché in quegli otto anni di racconti rifiutati, Stephen King ha continuato a scrivere e nel frattempo ha anche imparato a farlo. Insomma i rifiuti editoriali fanno bene perché, non solo ti aiutano a capire qual è la tua strada, ma anche a costruirla. Lo dimostra il fatto che quasi tutti gli autori di maggior successo, sia italiani che stranieri, hanno subito rifiuti. Diciamo che i rifiuti sono più la regola che l’eccezione e quindi è indispensabile riuscire a gestirli.

Siamo spiacenti…

Da quando ha iniziato a puntare ai rifiuti, l’aspirante scrittrice non ha più paura di presentare i suoi racconti e non si spaventa troppo quando riceve le inevitabili e-mail di rifiuto.
E poi, oltre ai 43 rifiuti, in un anno ha anche ottenuto 5 accettazioni e ben 6 rifiuti incoraggianti da grandi riviste, che l’hanno invitata a mandare loro qualcos’altro.

A sostegno della teoria dei cento rifiuti, l’aspirante scrittrice dice di essere molto più felice quando scrive, che quando viene letta: la felicità di essere letti è breve ed effimera mentre l’atto di scrivere è la parte in cui le sembra di volare.
Mi chiedo se non sia come nella favola della volpe e l’uva: voi che ne pensate?

Non so se nel frattempo, dopo aver ricevuto così tanti rifiuti, sia diventata anche masochista, visto che sostiene che i rifiuti incoraggianti sono quasi meglio, per l’anima, delle accettazioni.

“Il brivido di un’accettazione alla fine svanisce, ma la tranquilla solidarietà di un rifiuto incoraggiante dura per sempre”.

Ma, sarà…

 

 

Tiziana Zita

Tiziana Zita

Se prendessi tutte le parole che ho scritto e le mettessi in fila l'una dopo l'altra, avrei fatto il giro del mondo.

2 commenti

  1. Non saprei che dire se la scrittrice è masochista, questo lo potrebbe spiegare meglio una psicologa.
    Credo che ci siano vari tipi di scrittori ignorati, ma non per questo motivo non hanno un fuoco interiore e non necessitano scrivere; forse perché questo è il loro modo di comunicare, come altri lo fanno parlando.
    Quando un sentimento è profondo e viene dall’anima ha valore. Certo non vale per tutti, solamente chi si sente connesso lo apprezzerà.
    Ma scrivere per scrivere, per essere famosi, per un tema economico, o politico di convenienza, per essere accettato, per essere attuale e confondersi con la folla, allora non saprei che pensare…

  2. Ben vengano gli scrittori, anche gli aspiranti, e ben venga chi prova ad esprimersi scrivendo. Certo, molti possono avere questo sentimento che viene dall’anima e li spinge a farlo. Il problema, Silvia, è che oggi la scrittura è diventata la principale via di riscatto sociale. Ma non sembra il caso della scrittrice di cui parlo qui…

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