I libri si riproducono tra loro?
Si chiede Bernard Pivot, famoso critico letterario e presentatore televisivo francese.
“Certo che sì. Come spiegarsi altrimenti la presenza, soprattutto nelle pile trascurate o in quegli scaffali la cui oscurità favorisce le audacie, di opere sconosciute?”
“Parole, frasi, paragrafi o interi capitoli che non ne possono più di stare in un libro – perché si sentono trascurati, maltrattati, usati a sproposito – sgattaiolano fuori dalle pagine, cercano la compagnia di altri fuggiaschi e raggiunta una massa critica danno vita a un aggregato nuovo, che sembra spuntare dal nulla sulla libreria”.
I libri possono muoversi autonomamente?
Ancora una volta la risposta è sì, visto che alcuni cambiano da soli di posto sullo scaffale e non li ritroviamo dove li avevamo messi.
Sul modo in cui disporli nella libreria, mentre se ne stanno stretti gli uni agli altri, ho già scritto qui a proposito del libro di Calasso: Come ordinare una biblioteca.
Non solo i libri possono spostarsi da uno scaffale all’altro ma, sempre secondo Pivot, possono anche fare i bagagli, nottetempo, e scappare di casa. Ciò succede perché “Un libro può sentirsi umiliato se nessuno lo apre mai, se è stato relegato su uno scaffale inaccessibile”.
Il lettore sul lettino
Se particolarmente esasperati, i libri possono persino uccidere, lo dimostra il compositore Charles-Valentin Alkan, trovato morto in casa, schiacciato dal crollo della sua libreria.
La verità è che i libri sono oggetti magici. Ne è convinto Guido Vitiello, autore di Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri. Ricercatore all’università La Sapienza di Roma, Vitiello scrive anche la rubrica di posta Il bibliopatologo risponde su Internazionale.
Tra le stravaganze di cui parla c’è l’edizione de La certosa di Parma di Stendhal che in copertina, al posto di un’abbazia di certosini, ha un formaggio spalmabile con sopra due foglioline di basilico: il certosino. Oppure c’è l’artista che ha trascritto tutto Moby Dick, note incluse, su sei rotoli di carta igienica.
Si parla anche dell’acquisto compulsivo di libri da impilare e non leggere, visto che il possesso sostituisce la lettura. Un po’ quello che succede anche con le “presentazioni” dei libri: esaurito l’argomento, tanto vale passare a un altro libro.
Essere presi e trascinati via da un romanzo, venire trasportati in un altro mondo, sprofondare nelle sue pagine… cosa c’è di più bello?
“Sapere che si ha qualcosa di bello da leggere prima di coricarsi è una delle sensazioni più piacevoli della vita” sosteneva Nabokov.
Il lettore sul lettino aveva tutti i requisiti per essere uno di quei libri che mi piacciono, ma l’ho trovato molto discontinuo con parti salienti e altre meno, con enunciati abbastanza lapalissiani come: “Nel rapporto con i libri si riflette qualcosa del rapporto con gli umani”.
Attenti al drago!
La parte che mi è sembrata più interessante è quella che riguarda il cortocircuito tra la letteratura e la vita, che è da sempre un mio pallino.
Guido Vitiello racconta che su L’enciclopedia della fiaba, che il padre gli leggeva da piccolo:
“C’erano dei bambini che spingevano con tutte le forze per richiudere un enorme volume dal quale un drago minacciava di uscire; e a giudicare dagli occhi strabuzzati del povero drago, lo spiaccicamento tra le pagine era quasi compiuto”.
Sì, la letteratura non se ne sta confinata nei libri ma esce fuori come un drago.
Ne consegue che leggere i romanzi rischia di farci perdere la testa come è successo a Don Chisciotte con i romanzi cavallereschi e a Madame Bovary con quelli sentimentali?
I romanzi possono aumentare il divario tra immaginario e reale, tra ciò che si è e ciò che si crede di essere. Possono riempirci la testa di idee strampalate che non trovano corrispettivo nella realtà, facendo di noi dei disadattati che ricercano nella vita qualcosa che non esiste.
Viceversa, a favore della letteratura si può dire che leggere ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio. La letteratura ha la capacità di farci fare delle esperienze che nella vita non faremmo, come spiega magnificamente Umberto Eco:
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro”.
La letteratura non ha espresso solo il personaggio Madame Bovary, ma anche il romanzo Madame Bovary che ci apre gli occhi sui rischi di una certa narrativa sentimentale. Madame Bovary è proprio una di quelle storie che correggono l’illusione dell’amore che altri romanzi promettono.
E’ una battaglia tra storie. E il suo perenne successo, così come quello di Don Chisciotte, dimostra quanto abbiamo bisogno di loro.
Un’eterna battaglia tra storie
Allora, la letteratura ci fa bene o ci fa male?
In realtà, il problema è mal posto perché fuori dai libri non c’è la realtà ma soltanto storie.
“Fuori dai libri non c’è ‘diretta esperienza della vita’ perché una cosa simile non esiste. C’è in ogni caso una sua rappresentazione. Tra noi e il mondo si frappongono sempre lenti deformanti, di varia foggia e spessore che sono storie. Abbiamo sempre una storia che ci guida e con la quale interpretiamo il mondo”.
Abbiamo la testa piena di cattiva letteratura. Dentro di noi sono depositate “fantasie puerili, trame abborracciate, melodrammi scadenti”.
Quello che possiamo fare, è usare la letteratura per correggere le nostre lenti dalle deformazioni più vistose e addestrarci nell’arte dell’attenzione, per poterci affrancare dalla sudditanza alle nostre storie.
Non è un’impresa straordinaria!?
In fondo è proprio quello che cerchiamo di fare con Cronache Letterarie.
Molti di noi si riconosceranno tra queste righe! 😀
Eh sì, Nora… 🙂