Perché i k-drama conquistano sempre più spettatori?
Perché sono prodotti di ottima qualità, ben recitati, con sceneggiature credibili che perdipiù toccano tutti i temi, anche quelli più scabrosi e difficili, ma riescono sempre a farlo con leggerezza e profondità.
Nelle serie coreane la storia d’amore non manca mai, ma non è mai sdolcinata e banale. Altro grande punto a favore dei k-drama è che indagano i sentimenti in maniera originale e non stereotipata, come spesso capita nelle serie e nei film occidentali.
L’altra qualità che apprezzo molto è la loro capacità di raccontare il quotidiano, la vita di tutti i giorni. Che si tratti di un ambiente di lavoro, della famiglia, di un gruppo di amici, una scuola, un ospedale, o tutto questo mescolato insieme com’è nella vita.
Un punto a sfavore – che però io considero un pregio perché mi piace molto vedere le serie in lingua originale – è il fatto che siano tutte in coreano con i sottotitoli. Questo può essere un difetto per gli italiani, abituati al doppiaggio più che negli altri paesi. Sebbene la situazione stia cambiando per le nuove generazioni, anche grazie ai numerosi canali in streaming.
Something in the Rain
La capacità di descrivere il quotidiano di cui dicevo, è evidente in Something in the Rain, serie in cui si racconta di una trentacinquenne che viene da una famiglia “normale” e lavora in un’impresa che gestisce una catena di caffetterie. Jin-a è molto brava nella sua professione, dove ha un ruolo di supervisore. Il problema è che, alla sua età, vive ancora in famiglia con i genitori.
La serie inizia con lei che va a un appuntamento con il fidanzato, si compra un vestito molto carino e costoso per l’occasione – pagabile in tre rate mensili – e, arrivata al ristorante, lui la lascia senza neanche darle una spiegazione. Le dice solo che la loro relazione non è eccitante e che lei è come il konjac. Scopriamo poco dopo, dalle labbra della sua migliore amica, che si tratta di un tubero bianco “che non sa di niente e non piace a nessuno”. Insomma è come se le dicesse che è come una patata bollita.
Jin-a è andata a farsi consolare dalla sua amica del cuore con la quale beve al punto da non reggersi in piedi. Capiamo che anche questa è una consuetudine nella sua vita. Le due amiche si ubriacano parecchio e non sono le sole. Si beve molto nelle serie coreane, ci si ubriaca fino a perdere il controllo, tanto che c’è addirittura una zuppa che viene fatta la mattina dopo per alleviare i postumi della sbornia.
Questo è un altro punto a favore dei k-drama che hanno la capacità di raccontare il reale senza i filtri di ipocrisia e buonismo che in genere devastano le produzioni dello Stivale.
Mentre si sfoga con l’amica, pare evidente che Jin-a non ha molta fortuna con gli uomini e che ha messo in fila una serie di fallimenti sentimentali.
Malgrado sia molto capace, al lavoro subisce le molestie dei suoi superiori maschi. Lei e le sue colleghe non possono evitare di partecipare ai pranzi e le cene a cui vengono regolarmente invitate, in teoria per cementare lo spirito di squadra. Si ritrovano spesso con i loro capi che bevono e cominciano ad allungare le mani, a fare allusioni pesanti e a provarci. Il tutto però succede in modo strisciante e nascosto e le donne hanno un bel daffare per cercare di evitare i loro inviti e le loro avances. Jin-a in particolare è molto carina e quindi è continuamente presa di mira dagli uomini del suo ufficio.
Se per un verso tutti le dicono che ormai ha una certa età e la considerano “vecchia” perché a 35 anni non si è ancora sposata, dall’altro tutti ci provano con lei.
La sua famiglia – in particolare la madre – esercita una forte pressione affinché lei si sposi con l’avvocato che l’ha appena lasciata (ma i genitori non lo sanno), perché è un buon partito. Si scoprirà presto, su un profilo Instagram, che è da un pezzo che lui sta con un’altra più giovane: le foto li ritraggono felici e abbracciati.
Quando lei ha dieci anni di più
Una mattina, mentre gira per la città sui tacchi alti richiesti dal lavoro, Jin-a incrocia il fratello minore della sua migliore amica che le passa vicino sfrecciando in bici. Jun-hee è appena tornato dagli Stati Uniti, dove è stato distaccato per tre anni nella sede americana della compagnia di videogiochi per cui lavora. Compagnia che si trova nello stesso palazzo dove lavora Jin-a: questo li porterà ad incontrarsi spesso e a frequentarsi.
Anche se tra loro ci sono dieci anni di differenza, nel periodo in cui è stato via Jun-hee è cresciuto e diventato un uomo. Inizialmente lei non lo considera proprio perché lo vede solo come il fratellino piccolo della sua amica, come uno di famiglia. Ma tra i due c’è subito un’evidente attrazione.
Pur tentando di resistere e negare il loro sentimento (specialmente lei), i due a poco a poco si innamorano. Ma come dirlo ad amici e parenti? Lei ha dieci anni di più di lui, che è il fratello della sua migliore amica. La lora unione non è contemplata per motivi d’età e di livello sociale, visto che lui e la sorella sono orfani e quindi di livello inferiore.
Così, mentre la situazione al lavoro si ingarbuglia con le molestie che si fanno più pesanti e spuntano fuori altri subdoli problemi, i due si ritrovano a vivere una relazione quasi clandestina perché non hanno il coraggio di dirlo agli altri. Qui mi fermo con la trama per non rivelare troppo.
Something in the Rain sono 16 episodi di durata che varia da un’ora a un’ora e mezza ciascuno, visibili su Netflix (vedi qui il trailer).
Una società tecnologicamente avanzata ma molto tradizionale
Something in the Rain ci fa conoscere la società sudcoreana, tecnologicamente molto avanzata ma a livello sociale ancora molto tradizionalista. La madre della protagonista non le perdona di non essere sposata. Ci tiene tantissimo che lei sposi il buon partito e il fatto che l’avvocato sia un uomo pessimo sembra non interessarle. L’ex fidanzato tornerà da Jin-a subito dopo averla lasciata e per tutta la serie continuerà ostinatamente a starle dietro e a considerarla la sua ragazza, malgrado lei gli abbia detto chiaramente che non vuole più saperne di lui.
È interessante che venga trattato il tema di una donna più grande di dieci anni, cosa abbastanza insolita nella cultura orientale e tutto sommato anche nella nostra. Il cliché dell’uomo di una certa età con la ragazza giovane è riproposto anche in Something in the Rain quando il fidanzato la lascia per l’altra. Quindi c’è una sorta di nemesi.
Il sesso
In estrema sintesi Something in the Rain ci racconta un percorso di educazione sentimentale (leggi anche qui).
Per quanto riguarda il sesso, rispetto alle serie occidentali, i coreani sono molto pudichi e prima di avere contatti fisici ce ne vuole, ancora di più per andare a letto insieme.
La complessità dei rapporti di lavoro
La serie ci racconta bene la complessità dei rapporti di lavoro in un ambiente in cui c’è molta competizione, ma anche solidarietà, severità e meritocrazia. I coreani lavorano tantissimo. La gerarchia sociale e professionale ha un peso enorme. All’interno di questo contesto viene affrontato in modo credibile il tema delle molestie sessuali e del sessismo.
Bella anche la colonna sonora. Il tema musicale della serie Stand by Your Man di Tammy Wynette, è un brano del 1968 reinterpretato da Carla Bruni.
Poi c’è la pioggia, altro “motivo” di questa serie.
Piove spesso in Something in the Rain e in generale le serie coreane sono ricche di acquazzoni.
Bella recensione, condivido ogni parola, grazie. Sto riguardando questo drama (uno dei primi che mi ha “catturato”)…stupendo
Sì, è davvero bello! Anche io l’ho visto più volte 😉
Serie molto piacevole . Dove si raccontano conflitti umani quotidiani con delicatezza e profondità , ben affrontati i temi del lavoro femminile e l’amore tra un uomo più giovane e una donna più matura . Anche i temi musicali sono azzeccati e ben commentano i momenti più teneri . Insomma “ bello” da vedere .