“Niente di Vero” di Veronica Raimo

Niente di Vero. Cronache Letterarie

Niente di Vero è il romanzo di Veronica Raimo candidato nella dozzina dello Strega. E’ stato lanciato da Zerocalcare, con tanto di dichiarazione sulla fascetta che dice: «Veronica Raimo è l’unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente ».

Premio Strega 2022. Cronache Letterarie

Concordo pienamente con Zerocalcare, questo romanzo rientra nella categoria dei libri divertenti.
Ho sempre considerato estremamente affascinanti gli uomini che mi facevano ridere. Più dei belli, che peraltro per mille intuibili motivi non mi si affollavano intorno 🙂 , più dei tenebrosi – che tanto successo hanno presso molte donne – e anche più dei sapientoni.
Perché spesso l’uomo che ti fa ridere magari non è Einstein, magari non è un uomo di successo o di potere, ma è dotato di quella misurata intelligenza, di quella empatica ironia che semplicemente ti fa star bene. O almeno con me funziona così.

È esattamente il motivo per cui questo libro mi è piaciuto. Intendiamoci, non è un capolavoro. Ha tutti i difetti del tipico romanzo italiano, irrimediabilmente attorcigliato – ahimè – sulle vicende familiari, spesso dimentico di ogni contesto esterno e pericolosamente mesmerizzato dalle disgrazie (che in questo caso fortunatamente mancano, o sono ben dissimulate).

Però, però… innanzitutto questo libro è scritto benissimo: quella di Raimo è penna lucida, essenziale, tagliente, potentemente imbevuta di ironia e auto-ironia, capace con poche pennellate di descrivere perfettamente (e comicamente) situazioni di vita comuni a molti di noi, senza mai scadere nel ridicolo. Che poi si tratti di racconto di verità è tutto da discutere.

Veronica Raimo. Niente di Vero
Veronica Raimo

Niente di Vero
Manifesto di dichiarata inverosimiglianza

Ho apprezzato moltissimo il titolo, visto che amo assai i giochi di parole. Ebbene, Niente di vero da un lato rappresenta una sorta di manifesto – meglio spiegato in uno dei capitoli finali del romanzo – di dichiarata inverosimiglianza, dall’altro si riferisce ad uno dei nomignoli dell’autrice: Vero o Verica.

E quindi la nostra Vero ci fa capire – con brillanti deduzioni – come un’apparente autobiografia possa anche non essere tale. E non solo perché potrebbe non essere un’autobiografia ma un’invenzione a priori, ma anche perché nelle vite di tanti (nella mia sicuramente sì) il ricordo reale si mischia ineluttabilmente con l’invenzione di sé, che – grazie o a causa di meccanismi di difesa o di proiezione – a volte sostituisce in toto la realtà del fatto. Che diventa complicatissimo separare dalla costruzione mentale che le si sovrappone, nonostante la formale onestà delle intenzioni.

Ciò che si racconta potrebbe essere vero, o forse oggettivamente no, ma comunque è materia ormai costituente la personalità, al di là della consapevolezza.

È un romanzo gradevole, apparentemente leggero, ma che fa pensare. Fa pensare a modo suo, anni luce lontano dalle riflessioni che potrebbero scaturire dalla lettura di uno dei pilastri della letteratura (naturalmente), ma accompagnandoci con brio e divertimento nell’esplorazione tragicomica della vita di una ragazza italiana non poi troppo dissimile da quella di molti di noi. Perché in molte vicende di Veronica (di cui non si sta forse dicendo nulla di vero) abbiamo modo di riconoscerci un po’. E un libro così, onestamente impudico, non guasta in questa epoca triste costretta tra pandemia, guerre e recessione.

PS: Finalmente una donna che ha avuto il coraggio di dichiarare di non aver mai voluto figli. Mi sarebbe piaciuta anche solo per questo.

PS2: La versione audiolibro è letta magnificamente da Cristina Pellegrino, e questo è un libro perfetto da ascoltare.

Questo è l’incipit:

“Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice.
In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall’alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi”.

Adele Boldrini

Adele Boldrini

Umanista per formazione, informatica per professione, con una smodata passione per la letteratura e per i viaggi. Che poi in fondo un po' si somigliano.

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