
E poi saremo salvi è il romanzo d’esordio di Alessandra Carati e uno dei dodici candidati allo Strega 2022. L’autrice è editor e sceneggiatrice. Il suo romanzo è pubblicato da Mondadori.

Quattro anni fa, colpevolmente molto tardi, ho scoperto – durante un viaggio nei Balcani – la storia della guerra divampata nella ex Jugoslavia negli anni ’90 dello scorso secolo. Incredibile considerando che ero già più che adulta. Eppure l’informazione di quel tempo sembrava aver reso lontanissimo un conflitto sanguinoso e bestiale scatenatosi a pochissimi chilometri dai nostri confini. O forse – compresa dai tailleurini da pseudo-manager che andavano all’epoca – ero molto, molto distratta.
Adesso stiamo vivendo un altro conflitto deflagrato un po’ più lontano dall’Italia, ma, al contrario di quanto accaduto trent’anni fa, di informazione ne abbiamo quanta ne vogliamo. Forse anche troppa. E forse scopriremo solo tra trent’anni, come si conviene quando si guarda alla storia, come sono andate davvero le cose. In ogni caso sapere come siano andate le cose, quali siano stati gli elementi costitutivi di un fenomeno, di un evento, non diminuisce la gravità e la drammaticità degli accadimenti, quando ne osserviamo gli impatti sulla storia dei singoli.
E poi saremo salvi

E poi saremo salvi, da questo punto di vista, è estremamente attuale. Si parla delle drammatiche vicende di un nucleo familiare di bosgnacchi (bosniaci musulmani), che decide di abbandonare il villaggio natio durante la guerra nei Balcani per rifugiarsi in Italia.
Il romanzo comincia descrivendo la fuga di Aida, io narrante, e della madre incinta, e le peripezie che le due affrontano per ricongiungersi in Italia con il rispettivo padre e marito. Non mancano in questa parte del racconto brevi ma significativi cenni alla tragedia vissuta dai bosniaci, in particolare dai bosniaci musulmani. Né agli orrori di una guerra che ha distrutto per sempre il fragile equilibrio su cui si basava la convivenza tra popoli di culture e religioni diverse, labilmente unificate sotto la bandiera del comunismo.
Come oggi, e forse come sempre, l’anelito al potere, lo scontro tra interessi economici contrastanti, le contrapposizioni tra egemonie e l’odio ancestrale sono travestiti da ideologie politiche, da guerre di religione, da conflitti tra etnie. E le complessità interpretative sono spesso ridotte a categorie basiche quali destra/sinistra, comunismo/fascismo e così via, con il relativo strascico fazioso.
Succede che Aida e la madre riescano rocambolescamente a trasferirsi in Italia. Ma succede anche che quella che doveva essere una parentesi diventi una situazione definitiva. E che quindi la famiglia di Aida, nel frattempo arricchitasi del fratellino Ibro, concepito in Bosnia ma nato in Italia, si trovi ad affrontare le problematiche tipiche dell’integrazione.
Genitori immigrati e figli cresciuti nel paese ospitante
L’approccio non sarà il medesimo per genitori immigrati e figli cresciuti nel paese ospitante. Per questi ultimi, la complessa stratificazione di emozioni conseguente all’esposizione a culture e stili di vita diverse, crea dissidi interiori che diventano anche contrapposizioni con la famiglia, rifiuto del passato, critica alla cultura genitoriale e chi più ne ha più ne metta.

Quindi la storia di Aida diventa emblematica dei contrasti tra cultura di provenienza e cultura di arrivo, tra obiettivi familiari e obiettivi personali, a volte legati più a ribellione che a convinzione, difficilmente analizzabili singolarmente.
Non racconto oltre la trama. Basti dire che una sofferta riconciliazione tra forze contrastanti, che porta alla faticosa conquista di una identità personale e culturale finalmente vissuta come vera, sarà possibile solo affrontando una tragedia familiare. Forse a sua volta generata dal conflitto esterno ed interno vissuto dai protagonisti, questa rimetterà dolorosamente “le cose a posto”.
Un romanzo d’esordio che non sfigurerebbe come vincitore
A me E poi saremo salvi è piaciuto molto. Per la ricchezza dei temi affrontati, ad alcuni dei quali non ho proprio fatto cenno onde evitare spoiler. La narrazione si stacca dalla semplice biografia familiare per diventare in qualche modo rappresentativa di fenomeni psicosociali estremamente attuali. Come attuale è la lettura del ruolo e dei contraccolpi della guerra nelle società contemporanee.
È un romanzo d’esordio, ma sono rimasta colpita dalla disinvoltura con cui Alessandra Carati affronta temi così delicati. Con una penna asciutta ed essenziale, senza sbavature melodrammatiche, lasciando che le emozioni si sprigionino da una prosa rattenuta e composta. Un’autrice da tenere d’occhio, per un romanzo che – dati i precedenti – non sfigurerebbe a mio modesto avviso come vincitore del premio Strega 2022.