
Un viaggio su e giù per l’Italia nell’anno della pandemia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Una raccolta di storie e di interviste a vignaioli, produttori e personaggi famosi che incarnano il ruolo di ambasciatori della propria regione. Questo è Custodi del vino, Storie di un’Italia che resiste e rinasce.
Custodi del vino è un libro del 2021 scritto dalla giornalista, scrittrice e blogger Laura Donadoni, edito dalla Slow Food Editore. Un libro che racconta un viaggio lungo oltre dodicimila chilometri nella nostra sorprendente Italia, alla ricerca di storie ed emozioni. Esplicitamente ispirato al Vino al Vino di Mario Soldati, con un’attenzione particolare alle aree meno note con un potenziale di sviluppo. Un’inchiesta nel magico mondo del vino attraverso la voce di chi il vino lo fa, lo ama, lo difende.
Custodi del vino
Non leggiamo solo di uomini, ma ci sono anche tante storie di donne del vino, alcune delle quali hanno dovuto veramente lottare per poter occupare quei ruoli in cantina. Altre invece hanno scoperto che il loro posto è direttamente in vigna, a lavorare con le mani nella terra.
Si racconta di vignaioli giovani e meno giovani, completamente dedicati al lavoro, di altri che sono madri e padri di famiglia. Ma tutti, indistintamente, sono accomunati dalla stessa luce negli occhi che esprime emozione e orgoglio. Sono i custodi del paesaggio, delle tradizioni, dell’anima del vino.

Non solo per gli addetti ai lavori
Il racconto passa dunque attraverso storie di vite, che si intrecciano con la gastronomia e contiene le incursioni di chef e ristoratori.
Interessante il racconto del giornalista Antonio Caprarica e dell’indimenticabile bottiglia di rosato stappata a Dubai, che lo fa sentire a casa. Oppure il pizzaiolo più famoso nel mondo, Gino Sorbillo, che stappa un Gragnano per dimostrare, non solo che oggi è possibile gustare l’ambito vino che Soldati non era riuscito a trovare, ma che questo si abbina perfettamente con la pizza alla marinara. E così via con molti altri protagonisti, venti in tutto, uno per regione. Personaggi famosi del piccolo grande schermo, giornalisti e scrittori ci aprono le porte delle loro cantine preferite.
Incontro con il mito
Il capitolo sul Piemonte, sulle Langhe e su Angelo Gaja è, senza dubbio uno dei più attraenti. L’emozione dell’autrice che si appresta ad intervistare una vera e propria icona del mondo del vino, traspare ad ogni parola. La posso comprendere perfettamente! È la stessa emozione che ho provato io in quella storica mattina di ottobre del 2017 quando ebbi la fortuna di condividere chiacchiere e un caffè con il “papà del Barbaresco” moderno.
La fortuna aiuta gli audaci… ma anche la fatica
Se la famiglia Gaja non ha bisogno di presentazioni, i giovani nuovi vignaioli come il torinese David Carniel aprono uno scorcio sul tutto è possibile. È possibile dunque, per un giovane avvocato acquistare un vigneto con casale su un sito online e decidere di produrre ottimo Barbaresco a Neive.
l’Italia è terra di bellezza e fatica e si è riusciti a mantenere viva la tradizione della chiavennasca, il Nebbiolo delle Alpi, grazie a giovani viticoltori, subentrati agli anziani. Questi ultimi, per ragioni di età e mancanza di eredi, avrebbero finito per non riuscire più a coltivare quei piccoli appezzamenti di vigneto a strapiombo.
Godendoci il viaggio in auto fatto dall’autrice, fra silenzi e scenari di roccia scoscesi a picco sul mare, in direzione Dolceacqua investighiamo sull’atto di lucida follia dell’essere un viticoltore in Liguria. Sì, bisogna essere quasi degli eroi per coltivare il vino in condizioni così estreme, con un territorio così in pendenza.
E poi si riparte alla volta del Sud, che incanta e sorprende.
Vecchie e nuove sfide del mondo del vino
Tra la perdita della biodiversità, i cambiamenti climatici, la mancanza di supporto e collegamento fra vignaioli e istituzioni, le sfide non mancano. Il libro guarda dunque al vino come un mezzo per elevare la qualità dei territori in un’ottica complessiva. Strizza l’occhio all’enoturismo che può aiutare e sostenere i piccoli produttori. Proprio quei vignaioli che, ostinatamente e quasi “eroicamente”, coltivano varietà meno note, come il Gregnano, il Piedirosso, il Cesanese del Piglio o il Tintilia molisano.
Ho superato un pregiudizio rispetto a questo libro…
Ho superato le reticenze psicologiche relative al rischio che Custodi del vino si tramutasse in una scopiazzatura del capolavoro di Soldati, o, ancor peggio, in una raccolta di produttori raccomandati. Al contrario ho apprezzato l’onestà intellettuale e il coraggio di questo lavoro che offre esempi positivi di modelli sostenibili, denuncia senza peli sulla lingua e invita a pensare l’Italia come una miniera d’oro della biodiversità. Una terra in cui il vino può costituire veramente un volano di crescita e di ripartenza, sia dal punto di vista economico che sociale.
E poi Custodi del vino, mi ha fatto venir voglia di salire in macchina e partire.

Laura Donadoni, bergamasca di nascita, vive negli Stati Uniti e gestisce il blog The Italian Wine Girl. Da giovane comunicatrice dell’era digitale, l’autrice ha dotato il libro di un QR code, un codice grafico che inquadrato con lo smartphone permette di accedere alle video-interviste da lei realizzate durante il viaggio. Scopro però con sorpresa che queste sono in vendita, per un paio di euro l’una. Una scelta singolare, alla quale noi italiani non siamo di certo abituati, chissà se avrà successo?
Il vino da degustare col libro?
In questo caso la scelta di un vino è più imbarazzante del solito. Tuttavia, le calde temperature di questi giorni ci spingono verso vini freschi e vitali. E allora perché non un rosato?
I rosé sono vini che all’estero trovano un enorme mercato, mentre in Italia sono ancora guardati con sospetto e pregiudizio. Ma scegliendo con cura un prodotto di qualità, anche i più scettici potrebbero cambiare idea.

Il Salento è terra di grandi rosati e già ci attira con miraggi di acque cristalline, bianchi muretti a secco e vini accattivanti. Il colore come è noto, si ottiene grazie ad una breve permanenza del mosto sulle bucce da vitigni come il Nero di troia, il Negroamaro, il Primitivo o Malvasia nera. Il che ci restituisce vini completamente diversi, non solo nel gusto ma anche nelle nuances che spaziano da tenui rosa, buccia di cipolla e salmone, fino a intensi color corallo.
Cercare di descrivere i vini rosati pugliesi è dunque una impresa ardua, quasi impossibile. Perché ogni bottiglia ci parlerà della varietà, del territorio e dello stile del produttore e ci sorprenderà sempre offrendoci sensazioni meravigliose. Tali vini si prestano ad abbinamenti eccezionali che li rendono perfetti per l’aperitivo e per numerose ricette a base di carne o pesce. Se volete scoprirne qualcuno approfittate della wine road tracciata dalla Donadoni, per brindare ad un’Italia del vino che resiste, rinasce e che merita di essere apprezzata in tutte le sue espressioni.