Harry e Mickey
Ribalta il mondo di lato e tutto quello che non è fissato finirà a Los Angeles.
Frank Lloyd Wright
Harry è Hieronymus Bosch
Detective della Polizia di Los Angeles che fa la sua comparsa letteraria nel 1992, nel romanzo La memoria del topo.
Infanzia problematica – madre prostituta, uccisa quando Harry aveva undici anni – passata tra un orfanotrofio e l’altro, volontario in Vietnam e poliziotto a Los Angeles alla divisione Hollywood, Bosch è un tipo tosto.
E infatti, ad un certo punto della serie, schifato dalla corruzione che vede all’interno del LAPD (Los Angeles Police Department), molla il servizio per andare a fare l’investigatore privato, salvo tornare, per un breve periodo in Polizia, nella sezione Crimini irrisolti e, infine, una volta in pensione, riprendere a fare l’investigatore.
Mickey è Michael Haller
Soprannominato “L’avvocato della Lincoln” perché lavora a bordo di una limousine guidata da un ex cliente che ha assunto per fargli da autista.
Appare per la prima volta nel 2005, nel romanzo Avvocato di difesa.
Ha due ex mogli che ha registrato sul cellulare come “ex moglie nr. 1” ed “ex moglie nr. 2” e una figlia.
Mickey incontra Harry Bosch nel 2008, ne La lista, romanzo che fa parte del ciclo di Haller. Da lì in poi, Harry farà capolino in tutti i libri che avranno come protagonista l’avvocato.
Quasi dimenticavo: Harry e Mickey sono fratellastri, figli dello stesso padre.
Jack McEvoy è un giornalista di nera e lavora per il “Rocky Mountain News”. A lui non hanno ancora dedicato una serie televisiva, ma vedrete che è solo questione di tempo.
Protagonista di ben tre romanzi, Jack appare per la prima volta nel 1996, ne Il poeta.
Incontra Bosch ne Il buio oltre la notte e Haller ne La lista.
Terry McCaleb, ex agente dell’FBI con problemi di cuore, è protagonista, nel 1998, del romanzo Debito di sangue – portato al cinema da Clint Eastwood – e incontra sia Bosch che McEvoy ne Il buio oltre la notte.
Viene ucciso ne Il poeta è tornato ed è proprio Harry Bosch a investigare sulla sua morte.
Infine, Renée Ballard, che incontriamo per la prima volta nel 2017 nel libro L’ultimo giro della notte.
Renée è una ex giornalista, poi diventata poliziotta. Quando inizia la sua avventura letteraria, lavora all’”ultimo spettacolo”, il turno di notte. Vi è stata assegnata come punizione per avere denunciato un superiore, per molestie.
Renée incontra Bosch nel suo secondo romanzo da protagonista, La notte più lunga e Haller ne La fiamma nel buio.
Ho scritto tutto a memoria, titoli dei libri e date comprese, senza controllare alcuna fonte con l’obiettivo di farvi capire quanto io ami Michael Connelly, lo scrittore che ha creato tutti questi personaggi, e quanto mi faccia piacere poter scrivere di Avvocato di difesa. The Lincoln Lawyer e Bosch: Legacy, due serie uscite di recente, che hanno come protagonisti Mickey Haller e Harry Bosch.
Avvocato di difesa. The Lincoln Lawyer
Avvocato di difesa. The Lincoln Lawyer, che potete vedere su Netflix (qui trovate il trailer), aveva sulla carta tutti i requisiti per essere una grande serie. Una produzione di alto livello, un ottimo romanzo di partenza – La lista – uno showrunner tra i migliori del panorama televisivo a stelle e strisce: David E. Kelley. Stiamo parlando dell’autore di serie come Ally McBeal, The Practice, Boston Legal, Mr. Mercedes e Big Little Lies, nonché il miglior sceneggiatore di legal oggi su piazza. E ancora: Michael Connelly, nelle vesti di produttore esecutivo e sceneggiatore. E infine un protagonista, Mickey Haller, che nei romanzi è davvero simpatico e accattivante, già interpretato al cinema in maniera magistrale da Matthew McConaughey.
E qui iniziano i guai. Perché McConaughey non era disponibile e la produzione ha ripiegato su Manuel Garcia-Rulfo, attore anche discreto, ma che non ha il carisma di McConaughey.
Alla mancanza del carisma di Mickey, dobbiamo aggiungere anche quella fisica di Harry Bosch, presente nel romanzo, che qui, per una questione di diritti, è stato malamente sostituito da un insipido poliziotto di colore.
Intendiamoci, Avvocato di difesa. The Lincoln Lawyer non è una serie da buttare: il giallo funziona – e vorrei vedere – ed è divertente, ma nulla di più di un guilty pleasure, senza nemmeno, almeno per quanto mi riguarda, tutto il pleasure che avrei desiderato.
Bosch: la migliore serie poliziesca degli ultimi anni
Contrariamente ad Avvocato di difesa. The Lincoln Lawyer, Bosch: Legacy, prodotta e distribuita da Amazon Prime, è splendida ed è all’altezza della serie madre (vedi qui il trailer). Sì, perché prima di Bosch: Legacy c’è stata Bosch, che è durata per ben sette stagioni.
Il merito di tanta qualità e longevità è da dividere tra lo showrunner Eric Overmyer, Michael Connelly che, oltre ad avere supervisionato tutto, ha sceneggiato 8 episodi dei 68 che la compongono e di Titus Welliver, l’attore che interpreta il protagonista.
Bosch è, senza se e senza ma, la migliore serie poliziesca degli ultimi anni: se amate il poliziesco e non l’avete mai vista, fatelo subito.
Dentro c’è tutto quello che ogni appassionato di procedural ama e che vorrebbe sempre vedere: Joseph Wambaugh ed Ed McBain, NYPD Blues, e Homicide. Tutti riferimenti mai esibiti, ma introiettati dagli autori e usati per raccontare il presente, con personaggi ben caratterizzati. E, soprattutto, prendendosi sempre tutto il tempo che serve. Perché è proprio il modo in cui Eric Overmyer e gli altri sceneggiatori usano il tempo del racconto a fare la differenza. Basti pensare che, pur essendo una serie poliziesca, Bosch non ha (quasi) mai bisogno del cliffhanger (il gancio) di fine puntata. A far tornare gli spettatori non è la curiosità di sapere come il nostro eroe riuscirà a risolvere un determinato problema o a cavarsi d’impaccio, ma il racconto in sé e i percorsi dei numerosi personaggi.
Bosch: Legacy
Anche in questo, Bosch: Legacy non si distacca dalla serie madre.
Arrivato, come nei romanzi, il momento di lasciare la polizia, dopo l’ennesimo rospo che volevano fargli ingoiare a forza, Harry decide di intraprendere la carriera dell’investigatore privato.
Se Bosch era un procedural fatto e finito, Bosch: Legacy è una serie più “chandleriana”. Ma del resto, anche quando lavorava come detective alla divisione Hollywood, in Harry c’è sempre stato molto di Philip Marlowe.
Basta leggere questa descrizione che Raymond Chandler fa del suo eroe per rendersene conto.
“Sulla strada dei criminali deve camminare un uomo che non è un criminale, che non è un tarato, che non è un vigliacco. Un uomo completo, un uomo comune, eppure un uomo come se ne incontrano pochi. Dev’essere, per usare un’espressione un poco abusata, un uomo d’onore, per istinto, per necessità, per impossibilità a degenerare. Dev’esserlo senza pensarci, e, certamente, senza parlare troppo.”
Chi meglio di Harry Bosch?
Ogni poliziotto ha il caso della vita, quello che gli toglie il sonno. Per Harry è sempre così: tutti i casi su cui indaga, anche come investigatore privato, diventano il caso della vita, perché, come ripete spesso: “Tutti contano o non conta nessuno”.
Ed è questa sua ossessione per la giustizia, unita a una passione per il suo lavoro, oltre al fatto di avere una serie di regole, morali (che spesso non coincidono con la legge) a farcelo amare così tanto.
Harry Bosch un uomo normale. È un bravo poliziotto, ma non è Sherlock Holmes. Non è particolarmente atletico, né vivace o, men che meno, spiritoso (l’ironia è limitata al minimo in entrambe le serie). È scontroso, a tratti insopportabile, sempre incazzato, ma molto umano. Ha una famiglia – una ex moglie, uccisa nella quarta stagione – e una figlia che in Bosch: Legacy inizia la carriera da poliziotto, è grazie a questo che lo spin-off più hard boiled mantiene un piede nel procedural. E poi c’è lui, Titus Welliver, l’attore che presta corpo e volto a Bosch e che regala al personaggio un’interpretazione magnifica, mai sopra le righe. Misuratissima e dolente.
L’umanità del protagonista, il realismo della messa in scena, oltre alla precisione di ogni dettaglio del racconto, sono tra le caratteristiche vincenti di Bosch: Legacy, così come lo erano della serie madre. Ad esse va aggiunto anche il modo in cui viene raccontata la città di Los Angeles, insieme a Bosch, la vera protagonista della serie, un modo che a tratti richiama uno dei polizieschi losangelini più belli di sempre Vivere e morire a Los Angeles di William Friedkin.
Nell’ultima puntata di Bosch, disgustato per quello che è appena accaduto e a cui ha dovuto assistere, Harry consegna pistola e distintivo al Capo Irving. Questi non la prende bene: anche se è un cane sciolto, Harry è comunque il suo uomo migliore.
Cerca di fargli cambiare idea, ma l’altro non cede.
– Bosch, chi sei senza un distintivo? – gli chiede a questo punto.
Harry fa spallucce: – Lo scoprirò, – dice andandosene.
Ed è in Bosch: Legacy che, tutti noi lo scopriamo insieme a lui.