Barbara Pym: una storia editoriale molto originale

Quella di Barbara Pym appare come una storia editoriale di una originalità ai limiti del surreale. Si tratta di un’autrice oggetto di una riscoperta postuma… mentre era ancora in vita.
Donna piuttosto indipendente, nata nel 1913, laureata a Oxford, ausiliaria della Marina durante la guerra, per professione era redattrice di una rivista accademica di antropologia. Mai sposata nonostante diverse importanti relazioni sentimentali, passò una quindicina di anni di rifiuti editoriali prima di riuscire a pubblicare, nel 1950, il primo romanzo Some Tame Gazelle, in italiano Qualcuno da amare.

Excellent Women
Due anni dopo, mise a segno un buon successo di critica e di pubblico con Excellent Women, Donne eccellenti. Poi seguirono altri quattro romanzi il cui successo diminuì gradualmente, anche per alcune sue scelte forse troppo in anticipo sui tempi. Ad esempio, A Glass of Blessings, titolo italiano Un sacco di benedizioni, presenta dei personaggi omosessuali sotto una luce favorevole. Cosa che all’epoca era un caso più unico che raro.
Dal 1963, la Pym non riuscì a pubblicare più nulla, nonostante si sia proposta a diversi editori e abbia accettato di riscrivere le sue opere seguendo le indicazioni dei lettori incaricati di valutarla. Ma poiché gli ultimi libri avevano venduto poco e la critica l’aveva definita antiquata nello stile e nei temi, nessuno era più disposto a investire su di lei.
Tuttavia, Barbara Pym continuò tenacemente a scrivere e a proporre le sue opere agli editori per quattordici lunghissimi anni, durante i quali la sua vita subì alcuni sconvolgimenti. Nel 1971 fu operata per un cancro al seno, nel 1974 andò in pensione, nello stesso anno subì un ictus che per qualche tempo la lasciò menomata, ma dal quale poi si riprese completamente.
La scrittrice più sottovalutata del secolo
La sua riscoperta avvenne grazie ad alcuni intellettuali che non avevano mai smesso di stimarla. Nei primi mesi del 1977, il Times Literary Supplement pubblicò i risultati di un’indagine compiuta tra gli intellettuali a proposito degli autori inglesi più sopravvalutati e più sottovalutati del XX secolo.

Il poeta e critico musicale Philip Larkin e lo storico e biografo David Cecil indicarono Barbara Pym come la scrittrice inglese più sottovalutata del secolo. Riaccesero così l’interesse dell’industria editoriale per i suoi scritti. I suoi romanzi, precedentemente rifiutati, vennero pubblicati con successo e diffusi anche in USA, mentre le venivano dedicati diversi articoli e perfino delle trasmissioni televisive.
Purtroppo, il cancro che si riteneva sconfitto dopo l’intervento del 1971, si ripresentò in forma più aggressiva nel 1979 e, nel giro di pochi mesi, peraltro segnati dalla ferma volontà di portare a termine le opere già iniziate, Barbara Pym soccombette al male. Morì a gennaio del 1980.
Ciò spiega perché, nonostante la sua riscoperta sia stata portata avanti anche grazie all’impegno della sorella Hilary (vissuta fino al 2004) e malgrado nel tempo la Pym sia diventata un’autrice di culto, alcune sue opere siano a tutt’oggi inedite. Come ad esempio 21 dei 27 racconti che ha scritto. Non è un caso che Donne eccellenti sia pubblicato dalla casa editrice Astoria che ripropone gli scrittori neglected, ovvero gli scrittori “il cui destino è stato quello di essere dimenticati: pubblicati e subito scomparsi o addirittura mai apparsi nel nostro paese… Un destino toccato in sorte più alle donne che agli uomini”.
Donne eccellenti

Donne eccellenti è un romanzo per il quale i critici hanno scomodato un nume tutelare come Jane Austen.
In realtà, quest’opera si inserisce in una solida corrente narrativa britannica del XX secolo, quella che offre al lettore una garbata satira degli ambienti più tradizionalisti della società inglese. Lo fa senza presentare personaggi da caricatura ma semplicemente lasciandoli liberi di esibire tutta la loro ossessione per il formalismo e per il rigidissimo bon ton.
Si possono leggere, senza mai rimanere delusi, parecchie opere su questo tema. Da Un giorno di gloria per Miss Pettigrew (qui trovi la nostra recensione) di Winifred Watson, a Patricia Brent, zitella di Herbert G. Jenkins, da Uomini da cocktail di Anthony Powell a diverse opere di Alan Bennett e perfino qualcuna di Paul Torday.
Donne eccellenti ha però un fondo di amarezza in più, che traspare dalla narrazione in prima persona della protagonista, Mildred Laughlin.
In un signorile sobborgo di Londra
Siamo in un signorile sobborgo di Londra, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Mildred, poco più che trentenne, vive da sola in una grande casa di cui affitta le stanze quando le si presentano inquilini affidabili. Divide la sua quotidianità soprattutto con il curato Julian Malory, poco più grande di lei, e la sorella maggiore di questo, Winifred.
Mildred è infatti una di quelle Donne eccellenti che, in mancanza di una famiglia da accudire, si dedicano anima e corpo alla propria chiesa. Non solo provvede a ogni sorta di manutenzione e pulizia, ma integra il magro bilancio della chiesa con vendite di beneficenza e cercando di attirare più fedeli possibile.
Una rispettabile coppia
Ma si rivela un’impresa molto difficile, aggiungere al numero di questi fedeli i suoi nuovi inquilini, i Napier. La rispettabile coppia è composta da Helena, anticonformista studiosa di antropologia, e Rockingham, atletico ed elegante ufficiale di Marina. Benché cerchi di entrare in confidenza soprattutto con Helena, Mildred finisce per legarsi maggiormente a Rockingham, di cui percepisce distintamente (in gran parte disapprovandolo) il fascino virile.
Il matrimonio dei Napier è messo a dura prova dalla confidenza che Helena mostra verso un suo collega dall’aria sfuggente e infida, Everard Bone. E Mildred è convinta che prima o poi la situazione deflagrerà.
Intanto, i Malory – il curato e la sorella – hanno preso come inquilina la vedova di un cappellano caduto al fronte, Allegra Gray. Una donna non giovanissima ma molto attraente. In breve tempo, Allegra si fidanza con Julian e si mostra sempre più insofferente verso la presenza della sorella di lui, che vorrebbe mandare a vivere da Mildred.
Quando la crisi tra i Napier scoppia, Rockingham se ne va di casa e Mildred si trova suo malgrado a rivestire un improbabile ruolo di paciere tra loro. Il casus belli sembra essere proprio l’infatuazione di Helena per Everard Bone, solo che quest’ultimo non la ricambia. Anzi, quando Mildred riesce finalmente a incontrarlo e a parlargli, si rivela un uomo assennato e sinceramente religioso, molto simile a lei.

Un’altra coppia si disintegra
Un’altra coppia che si disintegra è quella formata da Julian Malory e Allegra Gray: la donna è troppo invadente e alla fine il curato manda a monte il fidanzamento.
I goffi tentativi di Mildred di riavvicinare i Napier, ma soprattutto la totale indisponibilità di Everard ad avere una relazione con Helena, fanno sì che quest’ultima e Rockingham tornino insieme, anche se andranno a vivere altrove.
A questo punto, la comunità intera si aspetta che Julian Malory, archiviata la relazione con Allegra Gray, si sposi proprio con Mildred, ma lui la vede solo come una donna eccellente. Lei stessa non prova alcun interesse personale per Julian, però l’idea di non essere altro che una donna eccellente nella vita le sta sempre più stretta.
Una donna con una scarsa autostima
Mildred è una donna del suo tempo e della sua classe sociale, tanto istruita in certi campi quanto ignorante in altri, inoltre ha pochissima autostima, al punto da svilire continuamente la propria cultura ed esaltare la propria ignoranza.
Reprime duramente tutti gli istinti sensuali che la natura le fa provare, ad esempio dedicandosi alla lettura di noiosissimi libri di preghiere o di ricette quando la sera si ritrova da sola a casa. Però non è affatto indifferente alla possibilità di farsi una vita. Se con Julian Malory può avere al massimo un rapporto fraterno, un uomo come Rockingham Napier può essere guardato ma non toccato se non si vuole finire in grossi guai.
Perciò Mildred aspetta con un fondo di scetticismo che si presenti un’occasione, ma non sogna nessun principe azzurro. Le basterebbe incontrare un uomo sinceramente interessato a lei. Per questo, dopo aver pensato tutto il male possibile di Everard, gli apre timidamente le porte del suo cuore.
L’eccessivo formalismo dei rapporti

Mildred è la narratrice ideale di una storia del genere, perché sembra capire benissimo la totale irrazionalità del formalismo ossessivo che governa i rapporti tra i vari personaggi. Con effetti a volte di una comicità incredibile. Ma appare anche rassegnata al fatto di saper vivere solo a quel modo e in quel mondo.
L’ironia delicata e acuta, che solo raramente si fa caustica, con cui accoglie ogni cambiamento imprevisto, è poi la modalità ideale per narrare una storia in cui tutto ciò che non avviene è più importante di ciò che avviene e tutto ciò che non viene detto è più importante di ciò che viene detto.
I commenti di cronache letterarie sono la guida per i miei acquisti.grazie
Questo ci fa molto piacere Gabriella 🙂