Svegliami a mezzanotte. Il libro e il film

Svegliami a mezzanotte di Fuani Marino, Einaudi Editore, narra di un’esperienza estrema. L’autrice ha voluto mettere nero su bianco il percorso che l’ha portata a un gesto ineluttabile. Francesco Patierno ha appena finito di girare e montare il film tratto dal romanzo, con Fuani Marino come protagonista. Simona Chiocca lo ha intervistato sul set.

Il libro

E poi sono caduta, ma non sono morta

È quasi ora di cena di un pomeriggio d’estate in una cittadina di mare. Dopo aver passato una giornata in spiaggia, con la madre e la figlia di pochi mesi, una giovane donna, Fuani Marino, va a casa della zia. Qui, mentre la zia si fa una doccia, la giovane donna esce sul balcone dell’appartamento, al quarto piano, si appoggia al davanzale e si butta di sotto.

Perché l’ha fatto? Fuani Marino è sposata con un uomo che ama, ha una bimba di 4 mesi, un lavoro da redattrice. Da un punto di vista fattuale non le manca niente. Ed è proprio questo il punto. Il cosiddetto “male di vivere” non ha una spiegazione razionale, ma esiste e rende insopportabile la vita delle persone che ne soffrono.

Svegliami a mezzanotte è il coraggioso libro di Fuani Marino, la giovane donna di cui sopra che, sopravvissuta al proprio tentativo di suicido, tramite di esso cerca di capire il perché del gesto. Attraverso il racconto della sua lenta ripresa, dei mesi passati in ospedale, delle operazioni, dell’affetto del marito e delle persone intorno, Fuani Marino ci porta dentro il suo vissuto, suddiviso narrativamente in prima e dopo la caduta.

“Ho sentito tutto meno che il dolore”.

Svegliami a mezzanotte. Fuani Marino

Svegliami a mezzanotte inizia con la descrizione della sua caduta, raccontata con una lucidità agghiacciante perché, come dice lei stessa, non ha MAI perso conoscenza. Né mentre cadeva, né durante l’impatto, né dopo. Anzi addirittura risponde alle domande dei soccorritori, nota i vicini intorno a lei, si ricorda della zia che, china su di lei, le dice “non ci pensare nemmeno”.

Certo il primo mese in ospedale lo passa in uno stato di semi-coscienza, dovuto soprattutto alla morfina. Ma quasi subito Fuani si trova a dover affrontare la domanda delle domande. E questa sì, non riesce ad avere una risposta: perché?
Il libro non è ovviamente un romanzo ma non è neanche una semplice cronaca. E’ un affascinante miscuglio di autobiografia, di flusso di coscienza, di citazioni letterarie e di saggi di psicanalisi.

Quello che mi ha colpita più di tutto, in Svegliami a mezzanotte, è la consapevolezza di Fuani Marino, il suo tentativo di voler mettere nero su bianco il percorso che l’ha portata a fare quello che ha fatto per poterlo capire. Cerca di comprendere il perché del suo gesto, soprattutto cerca di comprendere e raccontare ai lettori il suo percorso di vita, la fragilità psichica manifestatasi già da piccola, la difficoltà che tuttora incontra chi soffre di depressione nel veder giustamente diagnosticato il proprio disturbo.

Fuani Marino ripercorre la sua vita, a partire dalla genesi del suo nome, la combinazione delle iniziali dei suoi genitori Fulvio e Anita, per continuare con l’analisi lucida dei suoi disturbi comportamentali, presenti sin da bambina e semplicisticamente liquidati. Cerca di comprendere e di far comprendere, sia con racconti di vita quotidiana che con paragoni letterari, come sia complicato nella società – sia passata che contemporanea – trovare supporto quando a stare male è la psiche.

“Cosa accade quando ad ammalarsi, a cedere, non è una parte qualsiasi del nostro corpo, con le sue funzioni e la sua anatomia, ma […] la nostra mente? È possibile, quando questo accade, che sia l’ammalato stesso a fornire prove e argomentazioni? Il mio tentativo è questo libro.”

Adolescenza turbolenta, frustrazione professionale, depressione post-parto, sono tante le occasioni in cui chiunque si può trovare in un contesto di disagio emotivo. Ma non è detto che si riesca a uscirne da soli. Fuani Marino fa paragoni con Anna Karenina, con Sylvia Plath, con Virginia Woolf, si confronta con tanti autori che, sia nella letteratura che nella saggistica, hanno affrontato l’argomento depressione fino al culmine, fino al suicidio, considerato ancora il massimo tabù sociale.

C’è un altro punto del libro che mi ha colpita particolarmente ed è quando Fuani prende coscienza del fatto che se fosse morta avrebbe perso tutta una serie di esperienze importantissime e soddisfacenti, prima tra tutte la crescita di sua figlia Greta, e contemporaneamente prende coscienza che deve fronteggiare un enorme fallimento: perché non è riuscita nel suo intento e questa, paradossalmente, è una frustrazione con la quale deve scendere a patti.

La storia che racconta Svegliami a mezzanotte è molto complessa, mette radici nel substrato sociale che non vede davvero riconosciuta la depressione come una malattia invalidante. Il malato tende a vedere sottostimate o ridicolizzate le sue sofferenze, la sua non accettazione dei dettami della società.

Con Svegliami a mezzanotte l’autrice cerca di dare dignità alla fragilità mentale, perché solo riconoscendola e non emarginandola è possibile affrontarla, e magari guarirla, come qualsiasi altra malattia.

Il film

Simona Chiocca e Francesco Patierno sul set di Svegliami a mezzanotte. @CronacheLetterarie
Simona Chiocca sul set con Francesco Patierno lo intervista su Svegliami a mezzanotte.

Intervista a Francesco Patierno
su Svegliami a mezzanotte

Da questo libro il regista Francesco Patierno ha tratto un film, che è al momento in giro per i festival e che, visto quanto mi ha colpita il libro, spero di vedere al più presto in sala. Ho avuto modo di fare due chiacchiere direttamente con lui, per capire un po’ la genesi del film che, come il libro, si preannuncia molto particolare.

Ci racconti come nasce questo film?

Sono rimasto folgorato dal libro, tanto da non pensare neanche di farci un film perché ero convinto che altri ci stessero già lavorando. Invece poi l’agente di Fuani Marino, che già conoscevo, mi invitò alla presentazione del libro. Lì ho incontrato l’autrice e si è creata subito una forte empatia reciproca. Poco tempo dopo l’agente mi ha proposto di pensare di farci un film. Il fatto che Fuani fosse ben predisposta e interessata a un progetto simile mi ha dato il la.

Il libro è ovviamente molto personale, molto intimo. Racconta l’esperienza di una morte, senza però essere morta. La sua presa di coscienza di quello che ha fatto, di quello che avrebbe perso, del fatto di non essere riuscita nel suo intento. Non deve essere stato semplice riuscire a rendere per immagini una personalità così complessa senza mancare di delicatezza.

Sono una persona istintiva e delicata di mio, il fatto che si sia creata una forte empatia e fiducia reciproca con Fuani ha reso tutto abbastanza automatico, la mia necessità di andare a fondo delle cose ha fatto il resto.

Il film non è una semplice trasposizione cinematografica del film, come lo hai strutturato?

Beh il libro c’è, ovviamente, ed è anche molto presente. Drammaturgicamente parlando ci sono però delle variazioni. Il libro parte dalla caduta e poi racconta il prima e il dopo, il film è più cronologicamente lineare. Resta l’essenza emotiva di quello che Fuani Marino ha scritto però, anche se io alla caduta ci arrivo molto dopo, non è l’incipit. Faccio vivere in diretta allo spettatore l’escalation che ha portato al gesto. Emotivamente nel film c’è un crescendo, anche perché io so che, in linea di massima, lo spettatore che va in sala a vedere Svegliami a mezzanotte la storia la sa già.

Svegliami a mezzanotte. film Patierno
Al centro Fuani Marino e Francesco Patierno

Ma anche di Spiderman conosce la storia eppure ogni volta il film è un blockbuster, è importante riuscire a creare il pathos emotivo come se fosse una storia nuova. E credo di esserci riuscito.
Il film è molto emotivo, racconta la sua storia, ma c’è un espediente drammaturgico che fa sì che non ci siano mai cali di tensione. Lo spettatore sa che succederà qualcosa, lo sente, fino al climax della caduta. Ma anche dopo la caduta la tensione narrativa non cala e quello che succede è altrettanto coinvolgente rispetto a quello che è successo prima.

E sei riuscito a rendere tutto questo senza stimolare la curiosità morbosa che una storia del genere può suscitare?

Esatto. Io non volevo puntare sulla caduta, non volevo che fosse quello il punto più alto del film. Bisogna andare a vederlo per scoprirlo!

Un’altra cosa che rende questo film speciale è che hai scelto Fuani per interpretare Fuani. Non un’attrice. Come hai fatto a dirigerla, a lavorare con lei come regista?

Questo non è un film classico, c’è un meccanismo diverso. All’inizio ovviamente ho pensato a un alter ego, ma poi ho visto che lei funzionava e ho capito che era perfetta. Scena della caduta a parte, ovviamente!

La ricetta

Baccalà arrosto con peperoni

Fuani Marino è napoletana, ma quel fatale giorno era in villeggiatura a Pescara, cittadina natale di sua mamma, dove vive gran parte della sua famiglia.
Quindi, ho pensato di raccontarvi un piatto leggero e fresco, tipico dell’Abruzzo che si affaccia sul mare:

Baccalà arrosto con i peperoni

1 kg di baccalà dissalato
1 kg di peperoni
2 spicchi di aglio
prezzemolo
Olio extravergine di oliva
Sale

Come prima cosa grigliate i peperoni, al forno o sulla piastra come siete abituati. Visto che è estate, se riusciste a mettere le mani su un barbecue sarebbe l’ideale. Una volta cotti, spellateli, tagliateli a striscioline, conditeli con l’aglio a fettine, un po’ di sale, il prezzemolo tritato e metteteli da parte.

Nel frattempo lessate per 5 minuti (5 davvero, sennò si sfalda) il baccalà. Scolatelo, asciugatelo con della carta da cucina e poi, sulla griglia ben calda, o il barbecue di cui sopra, arrostitelo per bene.

Fatelo raffreddare e separatelo a scaglie piuttosto grandi.
Predisponete i peperoni su un piatto da portata, adagiateci sopra il baccalà preparato, fate un ultimo giro di olio e servite.

Simona Chiocca

Simona Chiocca

Napoletana di nascita e romana per scelta, da sempre sono innamorata della cara vecchia Inghilterra. Lavoro nella produzione cinematografica e da che ho memoria sono appassionata di cucina e passo quasi ogni momento libero spignattando e infornando a più non posso. Cinefila e profondamente gattara, vivrei in un autunno perenne con libri e tè.

3 commenti

  1. In effetti, anche a me, oltre alla storia, come è successo a Daniella Bardelli, ha colpito molto leggere che come protagonista del film è stata scelta l’autrice del libro… da ammirare la sua forza! E’ la prova che quel periodo è davvero lontano.

    • A quanto dice il regista, la scelta è caduta su di lei in un secondo momento, quando si è reso conto che non solo era molto empatica, ma era fortemente motivata nel volerlo fare, come se rivivere i passi della sua vita la aiutassero a esorcizzarla definitivamente. Io non vedo l’ora di vederlo

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