Le vie dell’Eden di Eshkol Nevo

Tra verità e menzogna l’Eden di Eshkol Nevo

Le vie dell'Eden. Cronache Letterarie

I temi ricorrenti delle tre storie che compongono l’ultimo libro di Eshkol Nevo, Le vie dell’Eden, Neri Pozza 2022, sono fra loro connesse da una “struttura ad anello”. Per cui si ripetono identiche situazioni narrative, addirittura gli stessi lessemi sintattici (le parole), consentendone una definizione multipla secondo ottiche variabili. Tali temi percorrono l’intera produzione di Nevo, dai tempi de La simmetria dei desideri (del 2010).

1 La strada della morte

Omri è un musicista trentanovenne “alto come non lo sono gli israeliani”, sognatore, scarsamente affidabile, infelicemente separato da una moglie “quasi sempre scontenta e incapace di chiedere scusa”. È legato tenacemente ad una che figlia cresciuta nel terrore di essere abbandonata. Omri conosce una giovane coppia, già in crisi, in luna di miele e con Mor Amirov – “pelle ambrata, aroma di limone nei capelli”, seducente, riflessiva, esuberante, “sorriso pudico” ma “occhiate audaci” – è attrazione immediata e fatale.

“Gatta randagia”, oppure vittima insoddisfatta di un marito rigido e assillato dal fantasma paranoico della gelosia che ha il torto di amarla? Poi un incidente (o forse qualcosa di diverso) e Ronen, lo sposo, precipita in un burrone durante un’escursione di trekking andino.

2 Storia familiare

Asher Caro – ebreo sefardita di Hebron, stimato primario, vedovo di Niva, una donna schiva, affascinante, attiva nel volontariato filo-arabo, eticamente rigorosa – vuole accudire (forse qualcosa di diverso) e “accompagnare i passi” di Liat, una specializzanda “appena più avvenente e brillante della media. Iridi marrone chiaro sfumanti nel verde”, Liat manifesta sorprendenti affinità d’anima e consonanze emotive con l’attempato medico.

La passione per la sonata n° 13 di Schubert, il sandwich all’avocado e feta, Leonard Cohen, Dune e il fantasy, l’ipersensibilità alla caffeina, la fobia per gli ascensori e un debole per le scale mobili in discesa. Un’empatia di gusti e intenti quasi impressa nei rispettivi codici genetici che pare travalicare i limiti di una tardiva pulsione senile mentre ravviva in lui il ricordo ossessivo di un gesto giovanile motivato dalle urgenze economiche di matricola universitaria: in Israele la donazione seminale è remunerata…

Poi un incontro, una carezza che si fatica a credere solo paterna, la mano di lui che sfiora (inavvertitamente?) lei e l’onta di una denuncia per molestie travolge l’irreprensibile clinico.

3 Un uomo entra nel frutteto

Heli è attivista in centri di accoglienza per immigrati, sportiva manager in carriera entra nel giardino dell’Eden – emblematico non luogo, biblico varco forse salvifico, nel quale si ritroveranno, in un finale esoterico e sorprendente, i diversi personaggi con i loro alibi e le loro bugie. Ci entra mano nella mano con il marito Ofer, “occhi che sprigionano faville gialle e si allungano quando sorride”. Istintivo e devoto, attivo in gruppi di impegno sociale e religioso, scrittore che ai microracconti sul blog affida le tracce sincere e silenti della sua anima oscura e profonda.

Da tempo litigano: per le scelte quotidiane ed esistenziali, per Matan e Ori, per un’attrazione fisica svanita (sulla donna l’ombra di un amante). Ma non litigano quel giorno, “possono testimoniarlo due runner”. Poi la scomparsa dell’uomo tra i filari del frutteto. E un’investigatrice incalzante chiede di non tacere perché la probabilità di un’aggressione terroristica è assai labile, ancor più quella del suicidio e la relazione extraconiugale è stata scoperta, evitiamo di rivelare come.

Tre memorie difensive.
Valenza catartica e risolutiva della scrittura.

Del resto, molto si deve omettere di un romanzo intrigante costituito, di fatto, da tre memorie difensive redatte in prima persona dai protagonisti e consegnate ai propri avvocati che ne connotano la natura metaletteraria (Mor si confessa ad Omri in terza persona “come in un romanzo”). E la fiducia dell’autore nella valenza rivelatrice, catartica e risolutiva della scrittura, è evidente in particolare nel terzo splendido episodio.

Le vie dell'Eden. Nevo

I legami sentimentali – complessi, tormentati, appassionati, sempre vitali – minati dall’ipocrisia o dai silenzi del rancore e della reciproca estraneità deflagrano sotto l’urto della menzogna e di una latente, a volte inconscia inautenticità. Mentre la lucida volontà di sparire per sottrarsi all’ambiguità (che in Nevo pervade le stesse forme dell’espressione letteraria) è l’opzione inconfessata ed egoistica che tenta quasi tutti. Irriducibile elemento trasversale che unisce intimamente le tre vicende è il rapporto fra genitori e figli perché “il mondo si divide in due gruppi di persone, chi li ha e chi non li ha […] alcuni li amano dal basso in alto, altri dall’alto in basso”.

Alla fine si mente o si decide di non farlo – davanti al tribunale degli uomini e della propria coscienza (il più inflessibile) – per salvare l’integrità delle loro vite prima che per redimere se stessi costruendo, magari, un fallimentare castello di autoinganni e mezze verità.

Gli intrecci paralleli, percorsi dal “colloquio chiarificatore” dal “lampo ricorrente” della musica (declinata nei più diversi generi, da Kneiyat Hasekhel ai King Crimson) e il rituale omaggio al cinema cult anni ’80, si traducono in una prosa asciutta, minimalista, priva di aperture liriche e connotata da frequenti, incisive sequenze anaforiche di enunciati con minime variazioni. Questa è la vera, originale cifra stilistica dell’autore che, fra l’altro, non ricorre alle virgolette nei dialoghi ma ad un unico, semplice trattino e predilige delineare psicologicamente i tipi umani attraverso la gestualità e la dinamica delle azioni.

Il gioco letterario

Lo abbiamo fatto con Berta Isla di Marías (vedi qui la recensione), ci permettiamo di farlo con Le vie dell’Eden, anche in quanto non ne compromette affatto il felice esito complessivo. Una delle trame presenta, ci pare, una incongruenza logica abbastanza vistosa a livello di plot. Lasciamo la soluzione del “gioco letterario” ai lettori, pronti a fornire la nostra personalissima soluzione.

Marco Camerini

Marco Camerini

Formatosi alla scuola storico-critica di Walter Binni – di cui è stato allievo e con il quale ha collaborato negli anni conclusivi del suo magistero accademico alla Sapienza di Roma – è stato a lungo docente di Lingua e Letteratura italiana presso i Licei. Gli interessi della sua attività critica e saggistica sono rivolti alla lirica novecentesca e alla narrativa contemporanea, in particolare anglo-americana.

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