Questa rubrica è nata innanzitutto per dare spazio alle diverse forme di narrativa femminile, ma in seguito alla recensione di Possessione, mi sono arrivate richieste di affrontare anche La donna del tenente francese di John Fowles.
Perciò sono felice di trattare un romanzo di mano maschile, visto che interessa me, le mie lettrici e i miei lettori.
Recensendo Possessione, ho dovuto citare La donna del tenente francese, dato che Antonia S. Byatt lo scrisse in risposta a La donna del tenente francese. I due romanzi affrontano lo stesso tema, quello dell’onniscienza del narratore, anche se sviluppato in una direzione del tutto diversa.
In Possessione il narratore è il più distante possibile dalla trama, dai suoi diversi piani narrativi e temporali. Ne La donna del tenente francese, il narratore si rivela come l’autore stesso e soprattutto irrompe con invadenza all’interno del racconto. Ci sono addirittura due capitoli (il 55 e il 61) in cui si incarna in un paio di personaggi. Uno di questi è marginale ma misterioso, l’altro che sembra altrettanto minore, compie un gesto fondamentale per lo sviluppo della trama.
Ma non anticipiamo troppo e… una cosa alla volta.
John Fowles
Ambientato nell’Inghilterra vittoriana, La donna del tenente francese è uscito nel 1969 ed è il terzo romanzo di John Fowles, controversa figura di autore britannico. Dopo la sua morte, sono stati infatti scoperti degli sgradevolissimi scritti privati, contenenti riflessioni omofobe e antisemite. In ogni caso, Fowles dagli anni ’60 in poi, occupò un posto di tutto rispetto nel panorama culturale dei Paesi di lingua inglese.
Laureato a Oxford e per lungo tempo insegnante di inglese all’estero – soprattutto in Grecia – oppure in scuole per stranieri, Fowles era un esperto di letteratura francese, in particolare di quella contemporanea, e un grande appassionato delle opere di Sartre e Camus.
Il collezionista
Il suo primo romanzo, Il collezionista, che ottenne un notevole successo e che venne presentato al pubblico come un thriller innovativo, era basato sul pensiero esistenzialista. Un elemento che disorientò non pochi critici.
John Fowles, comunque, ha sempre rifiutato la definizione di “esistenzialista”.
Il collezionista divenne poi anche un buon film, firmato dal grande regista William Wyler (Ben Hur, Vacanze romane) con due eccellenti protagonisti, Terence Stamp e Samantha Eggar (vedi il trailer).
Il mago
Anche il secondo romanzo di John Fowles, Il mago, fu subito adattato per il cinema. Peccato che The Magus, diretto da Guy Green e con un cast di buon livello capitanato da Michael Caine, è stato universalmente considerato uno dei peggiori film inglesi di sempre. In Italia è arrivato con il titolo Gioco perverso (vedi il trailer).
Per vedere un film tratto da La donna del tenente francese è stato invece necessario aspettare 12 anni. Ma la combinazione tra la regia di Karel Reisz, la sceneggiatura di Harold Pinter, le interpretazioni di Meryl Streep e Jeremy Irons, ha portato a un risultato decisamente buono, tanto più se si considera la difficoltà della materia che si stava affrontando (vedi qui il trailer).
La donna del tenente francese
Il romanzo comincia nella cittadina costiera di Lyme Regis, nel Devon, nel 1867. Una giovane donna, Sarah Woodruff, di modeste condizioni economiche ma non priva di istruzione, ha vissuto una storia sentimentale con un ufficiale della marina mercantile francese, tale Varguennes, che prima le ha promesso di sposarla e condurla con sé in Francia e poi l’ha abbandonata rivelandole di essere già sposato.
La vicenda ha fatto di Sarah una reietta nell’ambito della sordida e bigotta comunità cittadina. La ragazza è stata talmente emarginata che, a un certo punto, l’aristocratica Mrs Poulteney la assume come dama di compagnia, solo per poterla ostentare come una sorta di mascotte e apparire come filantropa nonostante sia acida e avara come pochi. Alle dipendenze di questa donna, abituata a trattare i membri del personale domestico come schiavi, Sarah ha solo la possibilità di compiere brevi passeggiate in riva al mare. Che però danno ugualmente scandalo tra i paesani, nella fantasia dei quali la donna sta ancora aspettando il suo amante.
In una di queste passeggiate, Sarah incontra il giovane Charles Smithson, un dandy ante litteram che viaggia e si diverte con la rendita dell’eredità paterna. Mentre aspetta di incassare quella ancora più cospicua di uno zio, si diletta di Paleontologia ed è in procinto di sposare la graziosa Ernestina Freeman, figlia di un negoziante di tessuti ricchissimo.
Charles, colto e disincantato, è arrivato a Lyme Regis proprio per stare accanto a Ernestina, ospite di sua zia, Mrs. Tranter. Resta molto colpito dall’aura di tragedia e sofferenza che Sarah sembra emanare e apprende la sua storia da un amico di Mrs. Tranter, il dottor Grogan.
Animati dalle migliori intenzioni, i due studiano il modo di convincere Sarah a trasferirsi altrove per assumere un impiego da istitutrice che loro potrebbero procurarle. C’è però un problema nel portare avanti il loro piano. Secondo la mentalità vigente, nessuno dei due può incontrare una donna del genere, né tantomeno parlarle. Tuttavia, Charles, convinto che la buona causa sia più importante delle convenzioni, dopo un altro incontro occasionale, entra in confidenza con Sarah e le offre espressamente il suo aiuto.
Una donna ribelle
A questo punto, se cominciassi a raccontare cosa avviene tra i due, e soprattutto perché, finirei sicuramente per spoilerare la trama ai futuri lettori. Quindi mi limito a rivelare che Sarah è in realtà una donna ribelle, che preferisce l’umiliazione e l’emarginazione alla gabbia di un ruolo convenzionale. Ma nella sua situazione e soprattutto davanti al benintenzionato Charles, non può rivelarsi per ciò che è.
Charles d’altro canto, un po’ insoddisfatto della scipitezza della sua bella ma viziata e repressa futura moglie, non può restare indifferente alla personalità di una donna così diversa da tutti i modelli femminili in cui si è imbattuto nel corso della sua vita.
La combinazione, come si può immaginare, è esplosiva.
Il post-modernismo inglese
Il narratore comincia a intromettersi nella storia a partire dal capitolo 13, con una serie di considerazioni sulla natura dei personaggi che possono spiazzare il lettore meno smaliziato. Questo però non è ancora niente in confronto al fatto che il romanzo si chiude con tre possibili finali, dei quali solo il primo è realmente conclusivo, mentre gli altri due restano aperti a ulteriori prospettive future.
La donna del tenente francese è una delle opere che fanno considerare John Fowles uno dei capostipiti del post-modernismo inglese.
Il film di Karel Reisz
Nel film di Reisz, la struttura narrativa è smontata e rimontata in modo da non disorientare troppo gli spettatori. La donna del tenente francese rimane una storia vittoriana, ma diventa la sceneggiatura di un film in corso di realizzazione. I due attori protagonisti si immedesimano nei personaggi che interpretano e faticano a staccarsi da essi quando finiscono le riprese. Sembra che si dipanino contemporaneamente due storie d’amore in parallelo, quella dei personaggi (basata sulla trama del libro) e quella degli interpreti. Ma anche qui il finale proporrà una sorpresa imprevedibile.
Mi piace molto John Fowles.
Quasi tutti i suoi romanzi li ho vissuti in prima persona, facendomi scordare che esiste il mondo.
Interessante scrittore.