Qui trovate il bottino di Cronache Letterarie con i migliori libri dell’anno. È la nostra mappa per orientarsi nella vastità dei libri pubblicati, spaziando in tempi e paesi vicini e lontani. Per disegnarla ho intervistato librai, scrittori, sceneggiatori, esperti di fiction e super lettori. Una menzione va a La casa della moschea di Kader Abdolah che ha avuto due nomination. Venite a scoprire gli altri; ce n’è per tutti i gusti.
Massimo Cecchini,
scrittore e giornalista
I sopravvissuti di Alex Schulman è un libro particolare innanzitutto nella struttura, perché si dipana su due piani temporali e l’incrocio tra questi è molto ben scritto e originale. Nel presente ogni capitolo va indietro nel tempo. Mentre i flashback scorrono in una progressione naturale e quello che succede nel passato spiega quello che avverrà poi nel presente. È la storia famigliare di tre fratelli e si capisce che c’è stato un momento drammatico nella loro vita che indirizzerà tutta la storia della famiglia. Questo tiene il lettore sulla corda.
In Oh William! di Elizabeth Strout, Lucy Barton vive il terzo episodio della sua vita. È come un’umanità dolente che qualche volte riesce a guardarsi intorno e dice: siamo limitati, siamo dei poveretti, siamo polvere sulla terra, ma tutto sommato abbiamo della tenerezza da mostrare.
William è il suo primo marito che l’aveva tradita e con cui si è separata anche brutalmente. Però Lucy Barton prova una tenerezza infinita per quest’uomo che sta attraversando una fase particolare.
Ora vanno molto di moda i gialli, i noir, le autofiction, le inchieste, ma se non ci fosse stato A sangue freddo, tanta dell’attuale letteratura noir non sarebbe esistita. Un giornalista indaga su un fatto accaduto nel Midwest americano, la strage di una famiglia da parte di due balordi che entrano per rubare e sterminano tutta la famiglia. Truman Capote va lì e racconta quello che è successo e anche chi sono questi due balordi, le loro storie. Piano piano entra in contatto con loro, entra in empatia. È un romanzo folgorante (leggi anche qui). Dicono che Truman Capote sia rimasto sconvolto da questa esperienza, che gli abbia cambiato la vita.
Marzia Flamini,
storica dell’arte, redattrice Cronache Letterarie
“Nei giorni di pioggia, ascolta la pioggia. Nei giorni di neve, guarda la neve. In estate apprezza il caldo, in inverno, il freddo che gela le ossa… Qualsiasi giorno, godilo pienamente per quello che è. Il tè è questo modo di vivere”. Ed è questo l’approccio che dopo un quarto di secolo di pratica della cerimonia del tè, Morishita Noriko ha appreso e ci trasmette nel delizioso Ogni giorno è un buon giorno. Lo si potrebbe definire un memoir zen, ma anche una sorta di introduzione all’affascinante mondo delle tradizioni giapponesi. Un mondo in cui tutto è codificato ma che pure accoglie le imperfezioni nel suo fluire. Un soffio d’aria fresca, una pausa di riflessione e sospensione nelle nostre vite frenetiche e ombelicali. …
Nel bel romanzo di Elif Shafak, L’isola degli alberi scomparsi, a parlare è una pianta di fico, nata a Cipro prima che la guerra fra greci e turchi tagliasse l’isola a metà. In un viaggio tra la Cipro degli anni ’70 e la Londra dei nostri giorni, Shafak segue una storia d’amore complicata fra un greco e una turca e il difficile rapporto con le proprie origini della loro figlia adolescente. Le sue pagine hanno il profumo e il sapore dell’estremità orientale d’Europa e sono un modo immaginifico di affrontare un pezzo di storia contemporanea che ancora brucia. Ma soprattutto, dando voce al fico, sono un poetico invito a non dimenticare quanto sia potente e delicata la natura, e quanto abbia da insegnarci sulla convivenza e l’interconnessione.
Stefano Piani,
sceneggiatore e fumettista
In Io sono dinamite. Vita di Friedrich Nietzsche di Sue Prideaux, ci viene raccontato non solo il Nietzsche serioso e folle della tradizione, ma anche quello autoironico, simpatico che suona il piano e compone musica. Sue Prideaux scrive bene, il libro è divertente, pieno zeppo di personaggi da romanzo. Come Richard Wagner: mito, mentore e migliore amico di Nietzsche che, quando compone, indossa mutande di seta rosa, o Elizabeth Förster-Nietzsche, la sorella del filosofo, feroce antisemita che, durante la malattia mentale del fratello, si impadronirà del suo patrimonio letterario distorcendolo.
Jennifer Egan ha vinto il Premio Pulitzer nel 2010, con Il tempo è bastardo e ora, a distanza di più di dieci anni, torna con La casa di marzapane, riprendendo i suoi vecchi personaggi, ma i protagonisti di allora diventano le comparse di oggi e viceversa.
Al centro della storia c’è un cubo che consente di caricare i ricordi e di guardarli come in un film. Uno dei problemi dei nostri tempi, ci dice la Egan, è la nostalgia che sfocia in un mondo fatto di reboot e remake. E la sua domanda “Come si fa ad andare avanti quando si viene riportati continuamente nel passato?” rimane in attesa di risposta.
La trama di Blu come te di Benjamin Meyers è puro déjà-vu: una ragazzina scompare nella campagna inglese, un poliziotto e un giornalista indagano. Ma se la partenza è banale, il resto della storia e soprattutto lo stile di Meyers, non lo sono mai. Siamo dalle parti del Red Riding Quartet di David Peace, anche come tasso di emoglobina, ma se lì il lettore pativa una scrittura un po’ troppo ellroiana, qui Meyer sfodera una prosa densa, poetica, controllata e personale che trasforma tutto, anche la violenza più efferata, in Letteratura.
Laura Venturini,
Libreria Koob
Belle Greene di Alexandra Lapierre è la storia vera di una ragazza che nei primi del Novecento diventa il direttore della biblioteca Morgan Library di New York e anche una grande esperta d’arte. C’è una contraddizione perché lei è nera, anche se sembra bianca e la sua famiglia non accetta che si proponga come bianca. Lei è molto brillante, intelligente, sveltissima, ma c’è un conflitto tra l’essere ciò che è veramente e ciò che appare (leggi qui la nostra recensione).
Ho letto un giallo che mi è piaciuto tantissimo di Silvana Laspina, L’uomo del viceré che è ambientato in Sicilia nel Settecento. È un po’ crudo perché muoiono delle ragazzine però c’è tutta un’indagine con un profilo storico. È avvincente e tra l’altro è scritto in un ottimo italiano, il che non guasta perché nei gialli non è scontato.
Sto leggendo un bellissimo libro di Neri Pozza che s’intitola Papaveri di fuoco di Gian Sardar. È una storia d’amore tra una ragazza americana e un giovane curdo.
Entrambi vanno nel Kurdistan iracheno a trovare i genitori di lui, e lì lei si rende conto della realtà dei curdi.
È un libro veramente bello. È un tomone, ma secondo me merita. C’è sia la storia d’amore che l’aspetto sociale ed è descritto benissimo.
Poi ho riletto La casa della moschea di Kader Abdolah, un libro di Iperborea molto bello.
È ambientato in Iran e attraverso la storia di gruppi familiari e commerciali che si muovono intorno alla moschea – che è un centro non solo religioso ma anche economico – ti fa vedere come si è arrivati alla rivoluzione khomeinista. C’è tutto un aspetto storico ed è bellissimo.
Leonardo Ferrara,
Responsabile Rai Fiction, serialità per il digitale
Un romanzo che quest’anno mi è piaciuto tantissimo è di una scrittrice statunitense di origine hawaiana, Hanya Yanagihara. Verso il paradiso è un romanzo ucronico, diviso in tre parti. Il setting è sempre Washington Square a New York, nel Greenwich Village.
Nella prima parte siamo nel 1870 e gli Stati Uniti non sono gli Stati Uniti ma gli Stati Liberi. Nello stato libero di New York non esiste la schiavitù, né la segregazione razziale e addirittura ci sono i matrimoni tra uomini e tra donne. Qui si narra di un rampollo che è promesso sposo ma si innamora di un altro.
Nella seconda parte siamo negli anni Novanta, seguiamo un gruppo di amici, c’è l’Aids e le problematiche di quegli anni.
La terza parte è nel 2093, in un mondo postatomico, post catastrofe climatica. Ci sono state delle pandemie che hanno decimato la popolazione e ora vige una società totalitaria. La narrazione di Yanagihara è un profluvio di plot e l’autrice ha delle idee anche estreme. Per certi versi è barocca e ridondante, ma ha un potere immaginifico fortissimo e secondo me il potere della letteratura è anche quello di essere spiazzante e non convenzionale.
Un autore di cui mi sono piaciuti moltissimo i romanzi è Colson Whitehead, l’autore de La ferrovia sotterranea (qui la nostra recensione). I ragazzi della Nickel, il suo secondo romanzo pubblicato in Italia, è bellissimo. È ambientato in un riformatorio, in un carcere. C’è sempre il tema della segregazione razziale con un colpo di scena finale fortissimo.
Adele Boldrini,
informatica, redattrice Cronache Letterarie
Un protagonista affascinante che abbandona gli studi universitari per abbracciare la causa dei poveri e degli oppressi. Le rivolte politiche e religiose nell’Europa cinquecentesca dopo l’affissione delle famose tesi di Lutero che dichiaravano guerra al Papato con l’appoggio dei principi tedeschi. Sono questi gli ingredienti di Q di Luther Blissett (collettivo Wu Ming), una storia appassionante, costruita con alcune “licenze romanzesche”, con un taglio giornalistico in grado di delineare in maniera davvero efficace la complessità dell’Europa del XVI secolo. Narra – ora come allora – l’amara sconfitta delle rivoluzioni.
La storia dell’Iran dai tempi dello Scià Reza Pahlevi fino al regime khomeinista si riflette nelle vicende della famiglia di Aga Jan, ricco commerciante nonché “proprietario” di una moschea adiacente ad una grande casa di 35 stanze, in una città non molto distante da Qom, la capitale dell’ortodossia musulmana.
La casa della moschea di Kader Abdolah è il racconto della trasformazione di una società un tempo libera e aperta, seppur governata da un regime corrotto, in culla della rivoluzione islamica, con l’imposizione delle rigide regole della Sharia e l’instaurazione di un regime teocratico che costringerà molti oppositori alla fuga. Un romanzo indimenticabile.
Blonde di Joyce Carol Oates è un romanzo di oltre mille pagine che, attraverso la storia memorabile di Marilyn Monroe, ci racconta in realtà la società americana degli anni ’50, il perbenismo innaffiato di sesso e alcol, la caccia alle streghe maccartista, la morale asservita al dio dollaro. Un affresco potente che è anche una denuncia della condizione femminile negli USA del tempo (qui la nostra recensione).
Angelo Salvatori,
Libreria Fahrenheit
Due anni e passa e questa nuova era si è adattata comodamente alle nostre vite, le mascherine ormai optional, folle senza distanza e che importa se i contagi montano e le morti continuano? Una guerra vicina (le altre non contano), ma ben più importante, coppie note al capolinea o all’altare travolgono i nostri schermi. Leggere come pratica zen? Perché no. Forma di disintossicazione? Meglio ancora.
La gang di Graeme Armostrong è un esordio fulminante. Nelle profonde periferie scozzesi l’esistenza per un ragazzino non è mica una cosa da ridere. Se fai parte di una banda lo scontro con un’altra è dietro l’angolo a corollario di serate tinte di alcol e droghe.
Si cresce sentendosi sbagliati, gli amici si danno allo spaccio, muoiono, devi darti una mossa per non andare sotto, si bruciano gli anni e quella vita, gradualmente, non ti calza più. Topos noto eppure originale nello suo essere evocato da uno slang impossibile reso al meglio possibile nella traduzione italiana.
La protagonista de Il figlio di Gina Berriault ha problemi di un genere completamente diverso. Un’anima in pena spigolossima e sensuale in costante ristrutturazione sentimentale. Gli uomini appaiono e scompaiono, lunghi o brevissimi momenti di cui è costante testimone il giovane figlio, intanto lei fa e disfa il suo destino, sfuggente e complicata e ci si domanda quale luminosa intuizione abbia avuto la sua autrice nel raccontare un personaggio fatto così tanto di niente e di tutto.
Tiziana Zita,
editor e direttore Cronache Letterarie
Nobel ai miei migliori libri di quest’anno. La festa del caprone di Mario Vargas Llosa racconta la dittatura di Rafael Trujillo e l’assassinio del Chivo, la capra: così era soprannominato il dittatore della Repubblica Dominicana. Circondato da un gruppetto di fedelissimi, in un delirio di onnipotenza per cui si sentiva il salvatore della Patria mentre lui e i suoi uomini rubavano, torturavano e violentavano a tutto spiano. Fra calunnie, delazioni e intrighi non si risparmiava nessuno, neanche i più fedeli perché la dittatura – come la storia e l’attualità dimostrano – ha sempre una deriva feroce e paranoica.
Come mai milioni di dominicani hanno divinizzato Trujillo? Un grande romanzo corale. Il modo in cui questo gigante della letteratura passa da un piano narrativo all’altro, ti lascia col fiato sospeso.
Le macchine filano via sulla Route 66, la strada che attraversa la nazione. La via della fuga è piena di famiglie che vanno all’Ovest. Di giorno filano e al tramonto si assiepano come cimici intorno ai corsi d’acqua.
La famiglia Joad, sfrattata dalla sua fattoria in Oklahoma, inizia un durissimo viaggio. Si è sparsa la voce che all’Ovest ci sia lavoro ma all’Ovest non vogliono tutti quegli emigranti. In California troveranno solo sfruttamento e paghe da miseria. E i soldi che potevano servire per le paghe servono per i fucili.
Le banche hanno portato via le loro case e i campi e ora i contadini vagano affamati sulle strade. Ma il confine tra fame e rabbia è un confine sottile. Furore, di John Steinbeck, un romanzo bellissimo.
Sono così entusiasta di leggere questo. È meraviglioso!!