Northanger Abbey. Il peggior romanzo di Jane Austen

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Ho preso Northanger Abbey, di Jane Austen, dopo aver letto un articolo di Emanuele Trevi su La Lettura in cui lo definiva il suo romanzo migliore, nonché un’”opera geniale, così irresistibilmente comica”. La qualcosa mi è subito piaciuta, avendo letto Lady Susan che, effettivamente, è molto divertente.
Inoltre Trevi definisce Catherine Morland – la protagonista di Northanger Abbey – “la cugina di due eminentissimi della letteratura mondiale: Don Chisciotte ed Emma Bovary”.
A questo punto mi sono fiondata a leggerlo.

E invece…

Un romanzo insipido, noioso, in cui non succede niente. Così come insipida, ma direi di più, stupida, è la sua protagonista. Noiosa è la signora Allen che parla solo di mussola e merletti, noiosamente odiosi sono Isabelle Thorpe e quel pallone gonfiato di suo fratello.
Premetto, prima di essere lapidata, che sono una grande fan di Jane Austen. I suoi romanzi Ragione e sentimento, Orgoglio e pregiudizio, Emma e Lady Susan, mi hanno fatto fare talmente tante riflessioni. Li ho trovati succulenti, acuti, profondi e divertenti. Perché Jane Austen è una grande esploratrice dell’animo umano e delle nostre contraddizioni interiori.

Northanger Abbey. Cronache Letterarie
Northanger Abbey, il film inglese del 2007, diretto da Jon Jones, con Felicity Jones e Carey Mulligan

L’idolatria di Jane Austen

I suoi romanzi sono letti e riletti e non tramontano mai. Vengono continuamente riadattati per il piccolo e il grande schermo. Prosperano inoltre le associazioni e i gruppi di lettura che la celebrano, alcuni dei quali emulano persino il modo in cui sono vestite le sue eroine e bevono tè con gli scones durante gli incontri.

Northanger Abbey. Cronache Letterarie. Il peggior romanzo di Jane Austen

L’Abbazia di Northanger è il primo romanzo scritto da Jane Austen nel 1803 e l’ultimo e più difficile da pubblicare. È uscito insieme a Persuasione nel 1818, dopo la morte della scrittrice.
Quello che non mi è piaciuto è che, mentre in genere la Austen non racconta ma mostra, in Northanger Abbey tutto è esplicitato e ci sono molte spiegazioni superflue e soporifere. La protagonista, un po’ tonta, ci propina le sue riflessioni dopo che, sia i lettori, che i personaggi che la circondano, hanno già capito come stanno le cose. Tutti tranne lei.

Che fine hanno fatto le sue eroine brillanti, intelligenti, attraenti, vitali, oltre che cocciute e coraggiose? Catherine è banale, passiva, pavida e in balia degli altri.

Mi sono chiesta anche cosa c’entrassero Madame Bovary e Don Chisciotte, visto che la protagonista sembra priva di aspirazioni e piena di insulso buon senso. Poi ho capito, perché a un certo punto, arrivata all’Abbazia di Northanger, Catherine comincia a delirare e senza alcun motivo si convince che il signor Tilney abbia ucciso la moglie.

Leggo che Northanger Abbey è una divertente parodia del romanzo gotico, di cui Jane Austen era un’avida lettrice, e di quello sentimentale. Ammetto che non c’è niente di più soggettivo della comicità, ma non l’ho trovato affatto divertente. E quando alla fine il signor Tilney la caccia di casa, ho tirato un sospiro di sollievo perché finalmente accade qualcosa.
Naturalmente non ho la pretesa di affermare niente di assoluto e questa è la mia opinione, anzi l’espressione della mia delusione.

L’obiettivo è il matrimonio

Austen. I Meridiani
È da poco uscito Austen, il primo dei due volumi dei Meridiani dedicato alla scrittrice, con le nuove traduzioni di Susanna Basso.

Come in tutti i romanzi di Jane Austen anche ne L’Abbazia di Northanger l’obiettivo è il matrimonio. La questione del matrimonio è centrale nei suoi romanzi, non perché sia una scrittrice sentimentale, ma perché all’epoca il matrimonio era l’unico modo di sopravvivenza per una donna. Equivaleva a trovare un lavoro.

Ad esempio in Orgoglio e pregiudizio la signora Darcy, la mamma di Elisabeth, ha cinque figlie femmine e il difficile compito di sposarle tutte. Ci riuscirà?

Oggi le cose non stanno più così, basta guardare una serie cult come Sex and the City, in cui le protagoniste – alla moda, benestanti, spregiudicate – non hanno più bisogno di sposarsi per sopravvivere e possono contare sul proprio lavoro. Eppure non essere sposate, essere single, le espone a una sorta di emarginazione sociale. Va bene per un po’ ma alla fine Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte vanno “a caccia” di un marito proprio come le eroine di Jane Austen.

I mostri sono tra noi

Nei romanzi di Jane Austen, i “difensori di un ordine autentico contro l’ordine ipocrita della società” sono pochi e immersi in una folla di personaggi “falsi”, scrive Anna Luisa Zazo, curatrice dell’edizione degli Oscar Mondadori (avrei aggiunto il traduttore ma non c’è scritto). Le sue eroine devono perciò imparare a riconoscerli aldilà delle apparenze, facendo i conti con la propria naturale ingenuità, per cui a volte prendono terribili cantonate.

“Le passioni malvagie – l’avarizia, l’egoismo, l’arida compiacenza di sé e della propria «virtù», la cattiveria gratuita, l’ipocrisia, la falsità, la sottile crudeltà, la tirannia” condiscono il nostro quotidiano. Perché, anche se nascosti tra parenti e amici, “i mostri sono nella realtà, sono tra noi”. A volte sono egregiamente travestiti da brave persone e il nostro compito, oggi come allora, è scovarli, allontanarli e soprattutto cercare di non essere come loro.

Tiziana Zita

Tiziana Zita

Se prendessi tutte le parole che ho scritto e le mettessi in fila l'una dopo l'altra, avrei fatto il giro del mondo.

Un commento

  1. Salve Tiziana,
    Che piacere leggere il tuo commento da condividere.
    È vero tutto quello che dici sul passato e sul presente.
    ‘ I mostri stanno accanto a noi’, e certe volte non c’è ne accorgiamo che sono quelli che dicono di volerti bene.
    Naturalmente uno tende a sentirsi amata, ed è difficile prevedere fino dove arriva il suo egoismo.
    Con gli anni si capisce, in parte si perdona già che non sono capaci di essere generosi.
    Dopo si mette nella bilancia gli errori fatti quando la vita ci mette tra la spada e la parete, e allora ci si domanda in caso estremi che sarebbe successo.
    L’ ideale è capirlo da principio per non rimpiangere il tempo perso.

    Un abbraccio.
    Silvia

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