Un giallo irrisolto che riguarda un autore di gialli sembra un paradosso
Forse il caso più famoso è quello della morte “per cause apparentemente naturali” di Craig Rice, pseudonimo di Georgiana Ann Randolph Walker Craig. Si tratta dell’autrice del ciclo di thriller brillanti e umoristici che vede al centro le figure dell’avvocato John J. Malone, il press agent Jake Justus e la sua fidanzata, Helene Brand. Una serie pubblicata con successo anche in Italia.
La Rice fu trovata morta nel suo letto, dove si era ritirata a riposare un attimo mentre al piano di sotto gli amici facevano baldoria, la sera del 28 agosto 1957, a 49 anni. Non fu fatta alcuna autopsia, anche perché la donna era un’alcolista cronica e aveva già sviluppato seri problemi di salute, come la sordità da un orecchio e la cecità da un occhio, mentre anche l’altro occhio era affetto da glaucoma. Tuttavia, era anche possibile che la Rice, già reduce da alcuni tentativi di suicidio, ci avesse riprovato con successo.
Ma non tutti i misteri riguardanti gli autori di gialli sono così truculenti. La maggior parte riguarda un tipico artificio letterario presente in numerosi libri del mistero, quello delle identità nascoste e difficili da svelare. Di alcuni autori, infatti, sappiamo pochissimo, e in alcuni casi proprio nulla. Per esempio, di Hamish Boyd, autore di un solo libro tradotto anche in italiano, One night of Murder, del 1958.
Il caso di Jeff Jacks
Questa situazione appare particolarmente significativa quando si tratta di autori di prim’ordine, che hanno tutte le carte in regola per diventare cult.
Uno dei più classici esempi di autore praticamente sconosciuto che è già un piccolo cult tra gli addetti ai lavori è Jeff Jacks.
Jacks è stato attivo per un breve periodo all’inizio degli anni ’70 e ha firmato solo due romanzi: Murder on the Wild Side (1971) e Find the Don’s Daughter (1973). Fortunatamente, entrambi furono tradotti in italiano tra il 1975 e il 1976, per i “Gialli Rizzoli”.
L’identità di Jeff Jacks non è mai stata chiarita. Vista la qualità della sua scrittura, si è sempre pensato che fosse lo pseudonimo di un autore già affermato. Il più indiziato è stato a lungo Lawrence Block, ma Block, intervistato al riguardo, ha negato di essere Jacks.
Altro sospetto è stato Robert J. Randisi, che tra l’altro è anche uno dei massimi estimatori di Jacks e ha scritto alcuni articoli su di lui. Ma pare che neanche Randisi sia Jeff Jacks. Anzi, Randisi era convinto che Jacks fosse lo pseudonimo di Block.
The Thrilling Detective Web Site contiene una pagina dedicata al detective protagonista dei romanzi di Jacks, Shep Stone. Anche qui si parla molto dell’identità di Jeff Jacks e si citano testimonianze apparse su forum di altre pagine dedicate al thriller.
Una testimone afferma di aver conosciuto il vero Jeff Jacks al Greenwich Village di New York, dove viveva negli anni ’70. Jacks sarebbe stato un barista con l’hobby della scrittura, sposato a una donna di nome Phyllis che faceva la cameriera. Negli anni ’80, Phyllis avrebbe trovato un lavoro migliore a San José in California e Jacks l’avrebbe seguita. I suoi amici newyorkesi ne avrebbero così perso le tracce.
Un altro testimone, scrive nel 2012 di aver conosciuto personalmente Jeff Jacks e di ricordarlo come un brav’uomo. Jacks sarebbe morto intorno al 2010.
Questo è tutto quanto si riesce a mettere insieme finora.
Stephen Stone, detto Shep
Però ci sono anche i due libri, che sebbene non ci raccontino direttamente nulla della sua vita, ci parlano di uno scrittore davvero bravo che conosceva alla perfezione i bassifondi di New York.
Al centro di entrambi i suoi romanzi c’è la figura di Stephen Stone, detto Shep, un detective senza licenza. Shep era un poliziotto corrotto che è stato sbattuto fuori dalla polizia di New York in seguito a un’inchiesta interna, dopo aver ammesso le sue responsabilità. Cosa che altri colleghi più corrotti di lui non hanno fatto e quindi l’hanno scampata. Tutto questo accadeva all’inizio degli anni ’60, mentre le due vicende dei romanzi si svolgono verso la fine del decennio.
Murder on The Wild Side – Quartiere selvaggio
Shep è un gran bevitore ma non un alcolizzato e vive letteralmente di espedienti, facendo ogni genere di lavoro, anche sporco, per chiunque lo paghi.
In Murder on The Wild Side (Quartiere selvaggio in italiano), si trova in mezzo a un delitto commesso nello stabile fatiscente in cui abita insieme a un campionario quanto mai variegato di umanità perdente e senza speranze. La vittima è un’anziana venditrice ambulante di fazzoletti, di origine tedesca.
Stone è chiamato a occuparsene direttamente da un suo ex collega, Bowen, che in cambio gli promette di interessarsi alla causa della sua licenza di detective (ma non lo farà, visto che nel romanzo successivo Stone sarà ancora senza licenza). Stone segue il caso soprattutto perché teme che sia coinvolta una ragazza che abita nello stesso immobile e che gli piace molto, Cynthia. La sua intenzione sarebbe di proteggerla mentre emerge l’identità del vero assassino, ma le cose non sono così semplici, perché Cynthia frequenta ambienti artistici pieni di drogati e pervertiti.
Dal momento in cui ci mette piede, Stone intuisce che bazzicando quegli ambienti potrebbe imbattersi nell’assassino, anche se il movente non gli è chiaro. Dei dettagli, infatti, sembrano collegare uno dei figli della vittima all’ambiente dello spettacolo.
Il lavoro non è facile perché gran parte dei testimoni con cui si mette in contatto muore prima di riuscire a dirgli qualcosa di importante. Ma la verità emergerà comunque.
Questo romanzo è spezzettato in tanti capitoletti a volte brevissimi, ognuno introdotto da un titolo spesso enigmatico.
Find the Don’s Daughter – Con l’aiuto della CIA
Nell’altro romanzo di Jacks, Find the Don’s Daughter (Con l’aiuto della CIA in italiano), Stone viene ingaggiato da un boss mafioso per ritrovare la nipote – che poi è sua figlia illegittima – scomparsa misteriosamente dopo aver rubato una notevole somma alla banca in cui lavorava. La situazione si presenta subito complicata perché la ragazza aveva una doppia vita. Di giorno impiegata e di notte cantante in gruppo che si esibisce in un club, capeggiato da un chitarrista tossicodipendente.
Non appena Stone comincia a ficcare il naso nella storia, riprende la sarabanda dei testimoni ammazzati uno dietro l’altro e lui stesso a un certo punto viene gravemente ferito. Stone è affiancato nelle indagini da un agente della CIA, un certo Zara, convinto che i soldi rubati dalla ragazza servano ad acquistare armi per gruppi di attivisti di colore che vogliono darsi al terrorismo. Zara è arrivato a lei proprio seguendo un membro di questi gruppi, un ufficiale congedato dopo aver combattuto in Vietnam, sospettato di essere un corriere della droga tra l’Oriente e gli States.
Stone ha un amico di colore che è diventato un pezzo importante di questi gruppi, ma contattandolo, si rende conto che perseguono interessi diversi e che devono per forza fregarsi a vicenda. Lo stesso atteggiamento deve averlo con il suo collaboratore Zara, che è sempre molto ambiguo.
In questa vicenda, Stone si trova a ricontattare una sua ex, Joan, commediografa di un certo successo e a fumare un bel po’ di erba con Gene, l’amico attivista dei gruppi radicali di colore.
Anche se l’intreccio a un certo punto si fa molto ingarbugliato, come nel romanzo precedente, alla fine tutti i tasselli del puzzle andranno a posto.
Black Eye – Con tanti cari… cadaveri, detective Stone
Murder on the Wild Side piacque abbastanza da ricavarne un film che uscì nel 1974 con il titolo Black Eye e la regia Jack Arnold, maestro del cinema di fantascienza e dell’horror. Arrivò anche in Italia chiamandosi, secondo lo sciagurato costume del tempo dei titoli lunghi, Con tanti cari… cadaveri, detective Stone.
Visti gli ambienti sordidi e il tipo particolare di protagonista, la produzione decise di apportare qualche significativo cambiamento, tra i quali il principale appare oggi quasi incredibile: Shep Stone diventò un detective di colore, interpretato da Fred Williamson. Diventò, in pratica, un film del genere Blaxploitation.
Fusione delle due parole black (nero) ed exploitation (sfruttamento), questo genere di film nacque negli Stati Uniti, nei primi anni Settanta, quando furono realizzati numerosi film commerciali a basso costo per gli afroamericani, che divennero immensamente popolari tra il pubblico di colore, ma anche tra i bianchi.