Così per sempre di Chiara Valerio

Così per sempre. Cronache Letterarie

Dracula non è morto, si è soltanto trasferito a Roma

Sin da bambina sono appassionata di storie di vampiri e del conte Dracula e dal Dracula di Bram Stoker in poi – ovvero dal meraviglioso Intervista col vampiro, passando per il film di Francis Ford Coppola, poi per Edward Collen di Twilight, fino a Barnabas Collins, la variazione sul tema di Tim Burton – mi sento di dire di essere in buona compagnia.

La figura del vampiro letterario esercita da secoli un forte fascino sul nostro immaginario, allo stesso tempo tragico e romantico, che nasce dall’antitesi tra vita e morte. Il conte Dracula non è vivo, ma non è neanche morto, sopravvive nutrendosi del sangue altrui, innamorato per sempre della sua Elisabetta, morta tragicamente e motivo della sua dannazione eterna. Ma la storia del conte Dracula, quello vero, eroe nazionale rumeno, pur essendo molto interessante è meno affascinante delle versioni letterarie.

Ovvio quindi che un libro la cui fascetta recita “Dracula non è morto, si è soltanto trasferito a Roma” e che esibisce in copertina un bellissimo gatto nero dagli occhi gialli che ti fissano, per me è stato irresistibile.

Così per sempre

Così per sempre. Cronache Letterarie

In Così per sempre di Chiara Valerio, il conte Dracula si chiama Giacomo Koch, vive in un attico a Torre Argentina e fa il medico anatomopatologo all’ospedale Fatebenefratelli.

Anche la sua amata Mina Harker, con la quale non ha più contatti dagli anni ’40, è un vampiro e vive a Venezia. Con Giacomo vive invece Zibetto, un grosso gatto nero, vampiro anche lui, che si arrampica in verticale anche per dieci piani e porta alle zampe anteriori due fedi nuziali.

La storia parte dalla fine dell’Ottocento, quando il conte Dracula lascia la Transilvania per trasferirsi in Occidente, precisamente a Londra. Durante questi ultimi due secoli il conte Dracula si è appassionato alle scienze e all’essere umano, meraviglioso nella sua caducità che a lui è negata, è stato amico di Carl Gustav Jung e del fisico Erwin Schrödinger, famoso per il paradosso dell’omonimo gatto.

Giacomo ha imparato dagli esseri umani molto più di quanto essi abbiano imparato su di lui, anche perché lo avevano creduto morto. E poi impara chi vuole capire, non chi vuole distruggere.

Non è vero che basta essere morsi da un vampiro per diventare tali

Giacomo Koch è bello, colto, affascinante, sa molte cose degli umani e ha scelto di vivere al loro fianco, pur essendo il sangue umano ancora il suo preferito. Sa però che tutto ciò che scorre dà nutrimento, dunque, a meno di non esserci proprio costretto, non uccide per nutrirsi. E, comunque, se anche leva un litro di sangue a qualcuno non succede niente. Infatti, grazie al conte Dracula scopriamo che non è vero che basta essere morsi da un vampiro per diventare tali. È necessario sceglierlo, decidere di condannarsi all’eternità, e chiedere al vampiro di sostituire il proprio sangue con il suo.

Dracula. Cronache Letterarie

Da questo spunto parte Mina, la vampira che, al contrario di Giacomo, ha avuto sempre e solo sé stessa come metro di riferimento e che, per punire il conte Dracula (non ve lo dico perché), apre un centro estetico a Venezia, dove chi entra esce uguale a sé stesso… per sempre.
Così per sempre è il nome del centro estetico.

Questo è un libro molto particolare. E’ certamente un romanzo gotico, d’altronde con il conte Dracula come protagonista non potrebbe essere altrimenti ed è una storia che viaggia tra la fine dell’Ottocento e i giorni nostri su piani temporali e fisici paralleli. In un capitolo sei da Tiger a Torre Argentina, in quello dopo sei a Varna in Romania nel 1840 e stai per imbarcarti alla volta di Londra, in quello dopo ancora sei nella Berlino nazista degli anni ’30.

E’ molto affascinante ma, sinceramente, molto complicato perché salta letteralmente di palo in frasca e spesso non sono riuscita a capire dove volesse andare a parare. È un esercizio letterario-filosofico sulla forma mentis centenaria del conte Dracula, sulla evoluzione della sua non vita – il suo amico Carl Jung lo chiamava “inestinto”, invece di “non morto” – che va di pari passo con l’evoluzione scientifica e sociale dell’essere umano.

Da come viene presentato nella quarta di copertina,  mi aspettavo che Così per sempre fosse un romanzo gotico, anche metaforico, con tutte le simbologie legate alla figura del vampiro, ma comunque con una trama dalla componente romantica con il conte Dracula protagonista, come accade ad esempio nel film Solo gli amanti sopravvivono. Questo c’è solo nelle ultime cento pagine, dove i capitoli si avvicendano seguendo un nesso narrativo che ti porta fino a un avvenimento, questo sì molto gotico.

Un libro poco “vampiresco”

Vampira. Così per sempre

Affascinata dalla figura del Conte Dracula l’ho letto tutto; non è mia abitudine abbandonare un libro e comunque è a suo modo affascinante, ma sono rimasta delusa. Sì perché di “vampiresco” ha – a parte qualche scena splatter di furto di sacche ematiche alla banca del sangue – molto poco. I vampiri sono usati come portatori di un flusso di coscienza che racconta l’evoluzione dell’Occidente dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri. Sicuramente interessante, ma non era quello che pensavo di trovare.

Una ricetta che ha a che fare con Dracula non può prescindere… dal sangue!

Ma lascio a voi e al vostro barbecue la cottura della bistecca e vi racconto di una crema dolce al cioccolato, tipica del periodo di Carnevale, il SANGUINACCIO. Lo so che la festa che si avvicina è un’altra, ma volevo essere filologica con il libro Così per sempre.

Si chiama “sanguinaccio” perché, originariamente, veniva fatta usando il sangue raccolto al momento della macellazione, mescolato con vino cotto, zucchero e cioccolato. La tradizione contadina, come tutti ben sappiamo, era volta ad ottimizzare dei prodotti della terra e degli allevamenti che costituivano la base della sopravvivenza, in tempi in cui le risorse scarseggiavano. Questo postulato di base, unito al famoso detto “del maiale non si butta niente”, faceva sì che, in periodo di uccisione del maiale, tutte le parti fossero utilizzate.

Le carni venivano trasformate in prosciutti e insaccati, le setole erano utilizzate come spazzole e così via. C’erano alcune parti, però, che per loro natura non potevano essere conservate, tra cui il sangue. Ricchissimo di ferro, veniva cotto in padella a cucchiaiate e mangiato tipo hamburger (lo so, lo so), oppure, appunto, trasformato in crema dolce.
Dal 1992 è vietato vendere il sangue di maiale (meno male!) e quindi al sanguinaccio del suo ingrediente principale è rimasto solo il nome.

Sanguinaccio

½ lt di latte intero
300 gr di zucchero
125 gr di cacao amaro
50 gr di cioccolato fondente a pezzetti
50 gr di strutto (almeno questo, del maiale, andrebbe lasciato. Se proprio non ce la fate sostituite con il burro, ma non è uguale)
50 gr di maizena
½ cucchiaino di cannella
Cedro candito a cubetti a piacere

Sanguinaccio

In una pentola mescolate insieme il cacao, lo zucchero e la maizena. Aggiungete lentamente il latte, mescolando per non far formare i grumi, poi mettete sul fuoco basso e iniziate la cottura, continuando a mescolare.
Dopo circa 20 minuti, il composto si sarà addensato. Toglietelo dal fuoco e aggiungete subito il cioccolato fondente, la cannella e lo strutto. Mescolate ancora per amalgamare e, se vi piace, a questo punto aggiungete anche il cedro candito a cubetti.
Servite in coppette con lingue di gatto o, a Carnevale, con le chiacchiere.

Simona Chiocca

Simona Chiocca

Napoletana di nascita e romana per scelta, da sempre sono innamorata della cara vecchia Inghilterra. Lavoro nella produzione cinematografica e da che ho memoria sono appassionata di cucina e passo quasi ogni momento libero spignattando e infornando a più non posso. Cinefila e profondamente gattara, vivrei in un autunno perenne con libri e tè.

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