“So che volete sapere cosa sta succedendo in Iran”: Kader Abdolah

“Sono sicuro che le persone sono qui per Kader Abdolah e per parlare del mio libro, ma anche per tutto quello che sta accadendo nel mio Paese in questo momento. So che volete sapere cosa sta succedendo lì”.

Kader Abdolah 2 Foto TizianaZita
Kader Abdolah. Foto di Tiziana Zita

Così esordisce dopo aver salutato tutti, compreso un neonato in fondo alla sala, Kader Abdolah, uno dei più importanti scrittori iraniani. All’incontro a Più Libri, insieme a lui c’è Nadia Terranova che lo intervista.
L’autore del bellissimo La casa della moschea è stato perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini ed è rifugiato politico in Olanda dal 1988. Il libro presentato in questa occasione è Il faraone d’Olanda.

Kader Abdolah

È un grande onore per me essere qui e poter parlare del mio Paese. Sta succedendo una cosa bellissima in questo momento in Iran. La mia generazione ha tentato di distruggere il regime degli Ayatollah. Però il regime ha ucciso migliaia di loro. Centinaia di migliaia sono stati arrestati e finiti in prigione e migliaia sono fuggiti dal paese. Ma nessuno ha sentito la nostra voce.

Tre, quattro generazioni dopo sono arrivate delle giovani donne, tra i diciassette e i ventisei anni, e la loro voce è arrivata in tutto il mondo. Le loro voci hanno raggiunto anche i vostri nonni. Pure il cane dei vostri vicini. E questa è una cosa meravigliosa. È successa una magia. Loro stanno pagando per questo. Più di quattrocento bellissime ragazze e ragazzi uccisi. Sono molto triste per questo, ma allo stesso tempo molto felice. Sta accadendo qualcosa di grande. Ma non è una rivoluzione. È una grande protesta. È una potente protesta delle giovani generazioni contro un vecchio regime religioso che è una delle più orribili dittature sulla terra. E questa dittatura non farà un passo indietro.

Sara Khademolsharieh
Sara Khademolsharieh, campionessa iraniana di scacchi, gioca senza velo ai mondiali in Kazakistan

Ci sono due cose che non si possono togliere agli Ayatollah altrimenti sparirebbero. La prima è la loro barba. Se uno gli taglia la barba, l’Ayatollah sparisce. E se si toglie il velo dalla testa di una donna l’ayatollah sparisce. Il velo è come il muro di Berlino. Se uno lo porta via, è finita con gli Ayatollah. È per questo che non faranno neanche un piccolo passo indietro.

Però c’è speranza e dobbiamo aiutare le nostre figlie. Quando arrivarono gli Ayatollah i cinema furono vietati. Non si poteva andare al cinema. Ma adesso, dopo quarant’anni, gli Ayatollah stanno facendo loro il cinema. Quando arrivarono gli ayatollah dissero: niente televisione, niente antenne. Dissero: internet è vietato. Ma ora è libero. Dissero che le donne non potevano andare allo stadio. Molte donne hanno protestato, due o tre di loro si sono date fuoco e ora le donne possono andare allo stadio. La mia vecchia nazione sa che bisogna avere pazienza. Un passo alla volta.

Arriva una domanda dal pubblico. Un uomo dice di essere stato in Iran, un paese bellissimo, e prefigura due possibilità: una rivoluzione oppure una nuova dittatura come quella dello scià. Chiede ad Abdolah se è d’accordo.

Kader Abdolah

No, gli iraniani non faranno di nuovo una rivoluzione. Una rivoluzione è come l’eruzione di un vulcano. Non hai alcun controllo su di essa. Non abbiamo più bisogno di una rivoluzione, ma di un progressivo miglioramento. Vi dirò una cosa ma solo se rimane in questa stanza. Migliaia di giovani donne e di giovani uomini sono nelle strade di Teheran e urlano: morte agli ayatollah. Ora sono più di tre mesi e ogni notte loro escono dalle università e dicono che vogliono la morte dei dittatori. Aspettano che anche i loro genitori scendano in strada, ma i loro genitori non lo fanno. Sono migliaia di giovani, ma non milioni di iraniani.

I loro genitori non appoggiano gli ayatollah, li odiano, ma hanno paura che vivranno la stessa situazione della Siria, o dell’Iraq, dell’Afganistan, della Jugoslavia. Ci sono moltissimi movimenti separatisti nelle varie regioni dell’Iran. Vi dirò qualcosa ma non ditelo a nessuno. Io sono contento di quello che sta succedendo, ma non so se ora fossi in Iran se troverei giusto andare in strada a dire: morte agli ayatollah. Non so se lo farei. Perché avrei paura di perdere tutto il mio Paese. E questa paura non ce l’ho solo io, è la paura di una intera generazione che ha molta esperienza con le rivoluzioni.

Kader Abdolah è uno scrittore. Ho una buona immaginazione e credo nella magia, credo nei miracoli ed è possibile che improvvisamente questa nuova generazione sarà in grado di portare milioni di persone per le strade. Ma se milioni di persone scenderanno per strada ci sarà una guerra civile e gli ayatollah hanno tantissime armi.

Una signora gli domanda:

Lei crede che questa non sia una rivoluzione, anche se molti la definiscono così. Molti non si fidano del lato riformista del Paese e come si può portare avanti un progresso, considerando che non c’è neanche un leader?

Kader Abdolah

Questo è il tallone d’Achille della storia: questa rivoluzione, o questa protesta, non ha alcun leader. Non c’è opposizione, non c’è partito. Ogni ragazza è un leader. Gli ayatollah non hanno interlocutori. C’è bisogno di un leader e di un partito che possano avanzare delle richieste. Le ragazze hanno iniziato semplicemente togliendosi il velo e chiedendo la libertà. Ma qualcosa di molto grande sta succedendo. Non hanno più paura di questo regime che è una delle più brutte dittature sulla terra. Abbiamo solo queste due consapevolezze. Gli ayatollah faranno di tutto per rimanere, ma hanno anche capito che i giovani continueranno a protestare fino alla fine dei tempi.

Nadia Terranova presentando l’ultimo libro di Kader Abdolah, dice che è un romanzo che parla di un viaggio, di radici, della vecchiaia che però può riservare molte sorprese e anche dell’amicizia tra due uomini. È la storia di un vecchio egittologo che vive in Olanda, che ha nascosto una preziosa mummia e a un certo punto sente il bisogno di riportarla indietro.

Kader Abdolah

Kader Abdolah. Il faraone d'Olanda

Io ho scritto tantissimi libri. Ho scritto della cultura iraniana, della rivoluzione iraniana, delle donne iraniane, di me stesso, di mio padre, mia madre. Poi mi sono detto: Kader, ora scrivi qualcosa al di fuori di te. Qualcosa che non abbia niente a che fare con te. Perché a un certo punto raggiungi un’età in cui desideri fare qualcosa di speciale. Perciò mi sono seduto al computer ma non sapevo di cosa scrivere. Improvvisamente è arrivato un professore olandese che aveva perso la memoria e una volta uscito di casa non era in grado di tornarci. Quindi sua figlia gli ha messo un cartellino al collo con su scritto: “Questo è mio padre, questo è il suo indirizzo, se lo trovate per favore riportatelo a casa”.

E mi sono detto: wow! Non ho mai visto un uomo simile. E improvvisamente ho avuto un sacco di energia per scrivere di questo uomo. Lo seguivo dovunque andava. Un giorno si è messo a camminare per quattro ore in mezzo a un bosco, cambiando sempre direzione e poi ha bussato a una porta. La porta si è aperta. C’era un altro signore anziano, Abdolkarim, un vecchio emigrato egiziano. Loro avevano un segreto. Dopo un anno, quando ho finito il libro non c’era niente di me in quel libro ed ero scioccato perché lo sentivo più vicino di qualsiasi altro. In realtà avevo scritto solo di me stesso. Questi uomini volevano tornare a casa… e Kader Abdolah vorrebbe tornare a casa.

Tornare a casa non è una cosa nuova, non l’ho scoperta io. In questo momento nel mondo ci sono milioni di Kader Abdolah che vorrebbero tornare a casa e prima di loro c’era Ulisse. L’essere umano vuole sempre tornare a casa. Nell’antica letteratura persiana se qualcuno muore noi diciamo: beato lui che sta tornando a casa.

Nadia Terranova

In questo libro si deve anche riportare a casa una mummia…

La casa della moschea
La casa della moschea è stato scelto tra i migliori libri dell’anno di Cronache Letterarie

Kader Abdolah

L’immigrato egiziano Abdolkarim, dopo quaranta, cinquant’anni, vuole tornare a casa. Il professore olandese è uno specialista di mummie e questi due signori hanno il segreto di avere una mummia nella cantina del professore. La mummia è una vecchia regina egiziana di migliaia di anni fa. Nessuno ne sa niente, ma la regina vuole tornare a casa. E loro vogliono riportarcela.
Nel libro parlo anche della perdita dei ricordi. L’ho scritto perché invecchiando qualcosa consuma i nostri ricordi e Kader Abdolah ha paura di perdere i propri ricordi. Temo che un giorno dovrò mettere anch’io un cartellino al collo con su scritto: se trovate questo uomo riportatelo a casa.

Questo è un libro sulla morte, sull’età, l’invecchiare, la casa, ma è anche una celebrazione della vita. Nel senso che ogni giorno va fatto qualcosa di meraviglioso. È anche un libro che parla di mia madre. Lei ha quasi cento anni e ha perso completamente la memoria. Ma non morirà, continuerà ad aspettare che suo figlio torni a casa. Non è solo lei ad aspettare che il figlio ritorni: solo in Iran ci sono migliaia di madri che non moriranno finché i figli non torneranno. Perciò con questo libro io celebro la vita. Cosa posso fare con una madre che aspetta che il figlio torni? Cosa posso fare con tutto questo dolore? Posso celebrare la vita e presentarmi con un libro su due uomini che hanno perso la memoria. Questo libro si può leggere e ridere. È il mio modo per celebrare la vita.

Il professore olandese ha un genero che non sa niente dell’Egitto, s’intende solo di computer. Un giorno vede i due signori anziani in macchina e dice ad Abdolkarim: è fantastico, mio padre ha perso tutti i suoi ricordi ma tu sai tutto di lui. Sei il custode dei ricordi di mio suocero. Forse potresti creare un microchip, copiarci i suoi ricordi e poi metterlo nella sua testa. Così saprebbe di nuovo tutto.
Ecco, questo è Abdolah! Io volevo riavere i ricordi di mia madre, ma non sono in grado di fare un microchip, quindi scrivo libri e storie. Perché sono il figlio maggiore di mia madre, so tutto dei suoi ricordi e metto i suoi ricordi nei miei libri. Questa è letteratura.

Nadia Terranova

La mummia è di una regina egiziana che era stata amata da Thot, il dio dell’arte e della sapienza, e questi due personaggi vogliono riportarla a casa. Ma noi non sappiamo neanche se la mummia esista davvero.

Kader Abdolah

Non lo so. A un certo punto c’era questa mummia nella cantina e loro avevano perso i ricordi. Quindi non lo so. Scrivere un libro non significa avere risposte su tutto. Io chiedo a voi di usare la vostra immaginazione e creiamo insieme la letteratura. Senza di voi questo libro non significa niente. Sono molto curioso di sapere se secondo voi l’esistenza della mummia è vera. Se comprate questo libro la mummia è vostra.

Nadia Terranova

Nel libro c’è anche un rapporto padre figlia. Nonostante il padre sia vecchio e stia perdendo la memoria sembra infinitamente più saggio della figlia. È d’accordo?

Kader Abdolah

La letteratura non è come la politica in cui possiamo essere d’accordo. Sì, sono d’accordo. Ma non è vero.

Tiziana Zita

Tiziana Zita

Se prendessi tutte le parole che ho scritto e le mettessi in fila l'una dopo l'altra, avrei fatto il giro del mondo.

2 commenti

  1. È tanto difficile cambiare la mentalità di un popolo con tradizioni profonde. Ci vorranno anni e anni. Anche se un gruppo è già pronto e una semina fatta in inverno e dovrà passare tanto freddo, tanto caldo in estate per muovere qualche neurone ancora fedele alla tradizione ed il mezzo che lo circonda.
    Poi c’è sempre la politica estera, che vuole levare profitto.
    Tutti siamo stati giovani e idealisti, dopo ognuno con i propri occhi abbiamo visto come firmavano accordi non tanto santi. E quando capisci che è solo ansia di potere e che soltanto chi è sopra decide, ‘addio speranze’. Diamo ai giovani la gioia di avere speranza.

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