E no, non parlo di Django…
Il personaggio di Django, interpretato da Franco Nero, appare per la prima volta nel film omonimo, diretto nel 1966 da Sergio Corbucci, e ritorna in altre due pellicole, entrambe dirette da Ferdinando Baldi: Texas addio e Preparati la bara. Nel primo, a interpretare il pistolero con la bara c’è sempre Nero, nel secondo, che del film originale è il prequel, un irriconoscibile Terence Hill, truccato come Franco Nero.
Ma il vero seguito del film di Corbucci viene girato nel 1987, 21 anni dopo il primo. Si intitola Django 2. Il grande ritorno. Lo dirige Ted Archer (Nello Rossati) e, oltre al coinvolgimento di Corbucci in veste di produttore, vede anche il ritorno di Franco Nero nei panni del pistolero.
Sono invece una ventina gli apocrifi che usano abusivamente il nome Django nel titolo o che hanno un personaggio che si chiama così al loro interno. Tra questi, il più famoso e il migliore è, ovviamente, Django Unchained di Quentin Tarantino.
Il più riuscito tra gli altri, è, a mio modo di vedere, Django il bastardo, diretto da Sergio Garrone nel 1969, un western gotico, interpretato da un Anthony Steffen spettrale e glaciale come non mai: quasi un horror più che un western.
Django, la miniserie
Amo molto Django e per questo motivo ero molto felice che fosse finalmente uscita su Sky la miniserie italo-francese che riprendeva il personaggio.
L’avevo aspettata per anni e finalmente era uscita.
Ero talmente felice da iniziare a impostare la recensione mensile per Cronache Letterarie ancora prima di averla vista, iniziando con una brevissima storia cinematografica del personaggio.
Mal me ne incolse perché poi, purtroppo, la miniserie, l’ho vista. Dire che sia rimasto deluso è poco. Arrivato alla seconda puntata, mi era già passata la voglia di scriverne, alla quarta avrei voluto rimuovere tutto quello che avevo visto dalla mia mente, alla sesta…
Lasciamo perdere quello che è successo dopo avere visto la sesta puntata e chiudiamola qui. L’unica cosa che vale la pena di dire di questa miniserie è che la mancanza di amore per il genere western, da parte di chi l’ha scritta e l’ha diretta, traspare da ogni singola sequenza.
Il fatto che Django sia una brutta miniserie non avrebbe poi avuto conseguenze eclatanti se non mi avesse privato, a pochi giorni dalla consegna dell’articolo mensile per Cronache Letterarie, di qualcosa da recensire.
Avrei potuto scriverne ugualmente, per stroncarla, ma a che pro?
L’unica cosa che vale la pena dire è che guardarla è solo un’inutile perdita di tempo.
Cosa vale la pena guardare?
Il problema era serio: tutte le serie nuove viste nell’ultimo mese, non mi erano piaciute. Perfino The Last of Us (vedi il trailer), che vanta milioni di groupie adoranti in giro per la rete, non mi aveva convinto. All’interno di una serie che ha dei valori produttivi altissimi ed è ottimamente girata e recitata, per i miei gusti c’è davvero troppa roba già vista: dall’ambientazione al tema, dalle situazioni a certe soluzioni narrative. Niente di originale, insomma.
E non mi era piaciuta nemmeno The Consultant (vedi il trailer): molto intrigante l’inizio, pessimo e tirato via tutto il resto, compreso il finale.
Alla fine, quando stavo già per ripiegare su un usato sicuro, per la precisione la quinta stagione di Yellowstone (vedi il trailer), – che non sarà all’altezza delle precedenti, ma che è comunque Quarto potere in confronto alle serie appena citate – ecco spuntare fuori su Paramount +, una miniserie che non conoscevo: The English.
E finalmente The English
Ho iniziato a vederla e ho fatto bene perché è davvero magnifica: la miglior serie western di sempre insieme a Deadwood, con cui condivide la violenza estrema, una serie di personaggi veramente schifosi e una visione dell’umanità deprimente.
La cosa che rende questa miniserie unica e ancora più interessante è che non proviene né dal paese che, il western, l’ha inventato, gli Stati Uniti, né da quello che più di tutti gli altri, lo ha rinnovato, l’Italia. È infatti prodotta dalla BBC ed è interamente made in England, una nazione che non ha esattamente una grande tradizione di western.
Pur essendo girata in Almeria – luogo di elezione dei film della trilogia del dollaro e di tutti gli spaghetti western degni di questo nome – deve molto di più al cinema di Sam Peckinpah che a quello dei due Sergio: Leone e Corbucci.
Un western BBC
Volendo definirla, potremmo considerarla la prima serie Fish & Chips western della storia perché, malgrado i collegamenti cinematografici e le numerose citazioni, mai invadenti e sempre precise come una pallottola sparata dal Biondo, mantiene una sua connotazione molto british.
Quello di The English (vedi qui il trailer) è un western revisionista che ha subito un’ulteriore pesante revisione e che racconta il viaggio picaresco di una donna inglese e un nativo americano, due personaggi che hanno inscritto nel genere sessuale e nel colore della pelle il motivo per cui sono dei perdenti. Due tra le categorie più bistrattate dal western classico che qui assurgono al ruolo di protagoniste.
Il plot
Siamo nel 1890. Eli Whipp (Chaske Spencer), un indiano Pawnee, ex scout della cavalleria, è in viaggio verso il Nebraska per rivendicare gli acri che gli sono dovuti per il servizio militare prestato, nonostante sia chiaro perfino a lui che l’uomo bianco non onorerà mai quel debito.
Lungo la strada incontra Lady Cornelia Locke (Emily Blunt), che arriva dall’Inghilterra sulle tracce dell’uomo che ritiene responsabile della morte di suo figlio. Il suo desiderio è, ovviamente, quello di ucciderlo.
Vendetta, dunque, uno dei grandi topos del genere.
Sarebbe stato semplice per Hugo Blink, l’autore della serie, fare di Cornelia un’eroina d’azione ma, malgrado la fornisca comunque di una notevole abilità con le armi da fuoco e l’arco, riesce comunque a farla rimanere sempre molto umana.
Tra Emily Blunt e Spencer c’è una notevole alchimia. La cosa che funziona di Lady Cornelia è che appare, sia nel selvaggio West che nella più “civile” Inghilterra, come una donna estranea a quei luoghi e quei tempi.
Non voglio dire di più perché, la storia di Cornelia ed Eli è raccontata benissimo e, qualunque cosa dicessi rischierebbe di banalizzarla.
Gli antagonisti crudeli
I personaggi che i due incontrano lungo la strada sono tra i più crudeli e cinici si siano visti nel western dai tempi di Deadwood e David Melmont, l’uomo che Lady Cornelia ha intenzione di uccidere (interpretato da uno strepitoso Rafe Spall), è un antagonista coi fiocchi: demenziale e diabolico, di cui non ci si dimentica tanto facilmente.
Alla scrittura, alla regia dei sei episodi e a controllare il tutto, c’è, come accennato, Hugo Blick, già autore nel 2014 della miniserie The Honourable Woman (se non l’avete mai vista recuperatela).
Oltre a raccontare le vicende di Eli e Cornelia, The English analizza, in maniera molto critica, il modo in cui gli inglesi hanno sterminato i nativi e colonizzato un intero paese.
Il ciclo distruttivo della violenza e della vendetta, la nascita dell’America moderna e l’impatto dell’imperialismo e delle differenze di classe su quel mondo, sono alcuni degli altri temi affrontati nella miniserie. Blink lo fa in maniera discreta, senza quasi che lo spettatore se ne renda conto, preso com’è dal racconto, sempre teso e privo di momenti di stanca. Merito anche della sua regia, che è sempre all’altezza della scrittura.
Le scene d’azione sono da cardiopalma, alcune inquadrature, come l’apparizione iniziale di Eli Whipp a cavallo arrivano dalle illustrazioni che raccontavano il West sulle vecchie riviste Pulp americane della prima metà del secolo scorso.
Come in un film di Sam Peckinpah
Malgrado sia una serie piena di azione e di violenza, The English contiene anche lunghi scambi di dialogo che ci riportano al cinema di Quentin Tarantino. Guardatevi la scena in cui i personaggi interpretati da Ciàran Hinds e Emily Blunt parlano davanti a una tavola imbandita e a due piatti pieni di ostriche della prateria, che apre la seconda puntata, se non mi credete.
Anche se la miniserie di Blink parla di persone che credono di poter ottenere quello che vogliono soltanto con la forza e le armi, è pur vero che, a farla da padrone sono sempre le interazioni tra di loro, esattamente come accadeva nei film di Peckinpah. Quella di mettere insieme violenza e lunghi dialoghi non sarà un’idea originale, ma raramente l’ho vista realizzata così bene.
Mi sa che non hai visto 1883 (prequel di Yellowstone)
Certo che l’ho vista, sono un fan scatenato di Taylor Sheridan. Ho visto pure “1923”. “1893” è bellissima, ma l’ho trovata meno interessante e originale di “The English”. L’unica serie che io ricordi che mi abbia colpito come come questa di Blink è “Deadwood”
Ho aspettato di commentare dopo averla vista tutta. Magnifica, gli attori tutti bravi, paesaggi stupendi che forse non esistono più neanche in America.
Melmont forse un pò troppo diabolico per essere credibile.
Le motivazioni dei bianchi esposte in maniera perfetta, possono essere attuali anche oggi.
Il meglio assieme alle serie di Sheridan ( e devo ancora vedere Yellowstone)
Notevole. Molte le citazioni ma fatte con maestria, finale drammaticamente bello. ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️