Lisa Tuttle e le scrittrici dell’incubo

Lisa Tuttle

È possibile – anzi auspicabile – che i più attenti tra i lettori italiani di weird, horror e soprannaturale, ma anche di science fiction, si siano annotati da qualche parte il nome di Lisa Tuttle fin dalle sue prime sporadiche apparizioni in Italia, tra gli anni ’80 e gli anni ’90.

Se oggi si ha la pazienza di andare a cercare le antologie fuori catalogo che ospitano la Tuttle e ci si imbatte in racconti come Le mani del signor Elphinstone, Nella galleria, I signori dei cavalli, L’astronave di pietra e altri ancora, è impossibile non rimanere colpiti dalla qualità di ciò che scrive.

Lisa Tuttle. Cronache Letterarie

Delle sue opere pubblicate in quasi mezzo secolo di attività – quindici romanzi e un centinaio di racconti – nel nostro Paese non è arrivato molto. Gli unici romanzi tradotti sono due fantasy ambientati in Scozia. Il codice delle fate e La maledizione del ramo d’argento – che pure sono di un livello qualitativo parecchio elevato per gli standard del genere. In più c’è un romanzo di fantascienza, scritto a quattro mani con l’allora compagno George R.R. Martin, Il pianeta dei venti (Windhaven)

Finalmente, nel 2020, la piccola ma vivacissima casa editrice Hypnos ha messo a disposizione dei lettori italiani un’intera antologia dedicata solo alla Tuttle. Il profumo dell’incubo, consta di tredici racconti, dei quali solo uno – La casa degli insetti – era già stato precedentemente tradotto.

Il rapporto tra narrativa al femminile e horror è sempre stato un po’ complesso. Lisa Tuttle lo riassunse mirabilmente nell’introduzione a un’importante antologia da lei curata nel 1990, Skin of the Soul, giunta in Italia grazie a Mondadori nel ‘94 con il titolo Non solo con il rasoio.

Quest’antologia contiene 17 racconti horror tutti al femminile ed è concepita proprio per “tentare di fornire qualche alternativa, una sorta di contrappeso a quello che è un genere dominato dagli uomini, e in gran parte da essi definito”.

Le scrittrici che hanno fondato l’horror

Danse Macabre King

Eppure tra i “padri fondatori” dell’horror non mancano le donne.
Nel suo saggio Danse Macabre, Stephen King fa risalire la nascita dell’horror moderno a tre opere capitali ottocentesche che definiscono l’ambito del genere.

Il vampiro di John William Polidori (ovvero il fascino del male), Frankenstein di Mary Shelley (l’illusione di piegare la natura ai propri scopi), Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson (il male nascosto in ognuno di noi, spesso a nostra insaputa).
Per King, tutto l’horror moderno non fa altro che rimescolare in varie forme e combinazioni queste tre tematiche.

Horror e femminismo

Mentre la narrativa horror prendeva forma, oltre alla Shelley, collaboravano alla sua affermazione diverse scrittrici che vale la pena leggere ancora oggi. Come Mary E.Wilkins Freeman e Edith Wharton, che è più nota per altri libri ma ha scritto storie di fantasmi di tutto rispetto. Oppure Sara Dana Loring che si firmava Richard S. Greenough. O Margaret Oliphant, Amelia Ann Blandford Edwards, May Sinclair e soprattutto Charlotte Perkins Gilman, autrice di quello che si può definire il primo racconto horror apertamente femminista, La carta da parati gialla.

In tempi più vicini a noi, la categoria delle autrici di horror ha espresso delle vere fuoriclasse, come Patricia Highsmith, Shirley Jackson e Angela Carter. Si tratta in realtà di scrittrici cui l’etichetta di un genere va troppo stretta, non solo per il talento e l’originalità che i loro libri esprimono, ma anche per la connotazione fortemente femminista che caratterizza tutta la loro narrativa. Anche se trattandosi di un femminismo tutt’altro che didascalico, è possibile che almeno in qualche caso sfugga ai lettori più superficiali.

Lisa Tuttle. The Dead Hours of the Night

Ciononostante, nel 1988, l’autore ed editor Alan Peter Ryan, introducendo l’antologia tutta al femminile Haunting Women (mai arrivata in Italia, anche se alcuni racconti sono stati tradotti in altre antologie), dichiarò che l’horror scritto dalle donne è diverso da quello scritto dagli uomini. È meno sanguinoso, meno mostruoso e popolato dalla ricorrente paura di un padre, un marito o un amante dominatore. In altri termini, afferma che le donne non scrivono vero horror.

Skin of the Soul nacque proprio per ribattere a questa temeraria affermazione. Come sostiene Lisa Tuttle, “i migliori scrittori sono androgini, nel senso che immaginano altre vite e riescono a parlare con altre lingue: l’esperienza personale è importante, ma non più dell’immaginazione che è in grado di cogliere l’altro”.

Questo è ampiamente dimostrato dalla verosimiglianza dei personaggi femminili presenti, ad esempio, nelle opere di un Ramsey Campbell, o di uno Stephen King, o dalla naturalezza con cui i personaggi maschili nelle opere di una Anne Rice o di Tanith Lee narrano in prima persona le vicende che li vedono protagonisti.

Il profumo dell’incubo

I tredici racconti che compongono Il profumo dell’incubo sono stati scritti durante un lungo arco di tempo. Il più antico risale al 1974, lo stesso anno in cui la Tuttle – nata in Texas nel 1952 – vinse il premio Campbell come migliore autrice esordiente. Il più recente è del 2017.

Lisa Tuttle e George Martin
Lisa Tuttle e l’allora compagno George R.R. Martin

Nel frattempo, Lisa Tuttle se n’è andata a vivere in Scozia per seguire il suo secondo marito, lo scrittore ed editor inglese Colin Murray, ma forse anche in conseguenza a uno spiacevole episodio risalente al 1982.
Quell’anno, era candidata con un racconto a un prestigioso premio di science fiction, il Nebula. Ma ritirò la propria candidatura quando scoprì che un editore stava facendo pressioni sulla giuria per far assegnare il premio a un suo autore, George Guthridge.

Tuttavia, la lettera con cui Lisa Tuttle comunicò il ritiro arrivò alla giuria quando questa l’aveva già scelta come vincitrice. Allora la scrittrice comunicò agli organizzatori che avrebbe rifiutato il premio e non sarebbe stata presente alla premiazione. Gli organizzatori le risposero che in quell’occasione le ragioni del ritiro sarebbero state rese note ufficialmente. In realtà questo non accadde. La questione fu fatta passare sotto silenzio e la premiazione si svolse regolarmente, a parte il fatto che il premio non fu ritirato dall’autrice ma dal suo editore.

I singoli racconti de Il profumo dell’incubo

I luoghi e le circostanze della vita della Tuttle hanno sicuramente lasciato un’impronta sulla sua narrativa, ispirando a più non posso quell’immaginazione cui faceva riferimento per difendere la parità dei sessi nella scrittura. Lo si comprende anche dai racconti presentati ne Il profumo dell’incubo.

Il profumo dell'incubo. Lisa Tuttle

Nel racconto più antico, Il volo per Byzantium, il Texas appare come un enorme carcere dal quale è difficilissimo fuggire.
Il libro che ti trova è ispirato alla sfortunata vicenda per cui, appena giunta in Inghilterra, Lisa Tuttle prese contatto con un grande scrittore che ammirava molto, Robert Aickman – la cui opera è in corso di pubblicazione in Italia da parte della stessa casa editrice Hypnos. I due decisero di incontrarsi, ma Aickman morì prima dell’incontro.

L’autrice racconta che l’ambientazione di almeno tre racconti l’ha ricavata dalla casa e dal quartiere di Houston dove visse da bambina. Si tratta del terrificante Sogni nell’armadio, il non meno agghiacciante L’ultima sfida e L’uomo di cibo, che affronta in modo surreale il tema dei disturbi del comportamento alimentare. Tra l’altro Sogni nell’armadio contende a La casa degli insetti e a La mia malattia la palma di racconto più horror dell’antologia.

Ne L’ora in più è difficile non trovare il riflesso di un classico già citato, La carta da parati gialla.
A cavallo dell’incubo riprende in un’altra forma il tema di quel piccolo capolavoro della Tuttle che è I signori dei cavalli.
La ferita rielabora in modo originale i miti e i pregiudizi sulle differenze tra i sessi. L’inquietante Sostituti assomiglia ai primi racconti di Stephen King.

Il nido è una storia al limite del gotico e del fiabesco che risente sicuramente dell’influenza di Angela Carter.
Gli oggetti nel sogno possono essere più vicini di quanto sembrano è la dimostrazione di come, in presenza di un adeguato talento narrativo, anche un fatto banale come la scoperta di Google Earth possa ispirare una storia di quelle che non si dimenticano.

C’è solo da sperare che questa antologia non resti un episodio isolato e che l’editoria italiana non si lasci sfuggire l’opera di quella che sembra avere tutte le carte in regola per essere ricordata in futuro come un classico del suo genere.

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Susanna Rossi

Susanna Rossi

Sono nata a Napoli verso la fine del baby boom. Studi umanistici alla Federico II. Da sempre impegnata nell'organizzazione di iniziative culturali, ma in ruoli defilati di collaboratrice, in quanto impegnata soprattutto a fare la madre. Lettrice e cinefila compulsiva. Scrivo anche su “I viaggiatori ignoranti”.

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