Una poiana, “becco aperto, occhi tremendi, ali basse”, stringe tra gli artigli una cornacchia, che inutilmente “agitava le ali, e torceva il capo, e spasimava, in cerca del guizzo con cui salvarsi”.
Questa dimostrazione di forza, di crudeltà animale, “perpetrazione di antichissimi rancori” apre lo splendido libro Il Duca, edito da Einaudi, di Matteo Melchiorre, facendoci subito intendere che la storia potente che stiamo cominciando a leggere ha come protagonista principale una natura ancora selvatica e violenta, che ci appare magari sotto forma di un rapace (quella cornacchia dalle ali bianche che sembra accompagnare le giornate del protagonista…), o del bosco che conquista ogni spazio lasciato libero dall’uomo.
Siamo a Vallorgana, nella Val Fonda – in pieno Cadore veneto – e a contendersi la proprietà di qualche ettaro di terreno si trovano l’ultimo discendente dei nobili Cimamonte – chiamato per scherno “il Duca”, appunto, come quel tipo strambo di suo nonno – tornato da poco a vivere nella villa dei suoi antenati, e un vecchio montanaro, Mario Fastreda.
Un duello epico
I due antagonisti, portatori sani di concezioni diverse della vita e della storia, daranno vita ad un duello epico, una autentica faida a forza di colpi bassi, accuse e mascalzonate, dove il senso di appartenenza, il richiamo del sangue, la forza della memoria, disegnano i confini di un antagonismo apparentemente inspiegabile. Fino al clamoroso colpo di scena finale.
Il duca non è una lettura veloce né semplice, è un libro che merita ci si prenda il tempo che serve per assaporare tutto il gusto della scrittura ricercata di Melchiorre, capace di inchiodare comunque il lettore alla pagina, grazie anche alla presenza di comprimari particolari e originali. Uno per tutti, lo straordinario Nelso Tabiòna, boscaiolo provetto.
Su questo Medioevo moderno – popolato di nomi fantastici come Fragolfo, Valfonda, Bus del Caoron – domina opprimente l’impronta selvaggia – e ignara dei destini umani – della vallata. Un luogo apparentemente inospitale…
“Che presto o tardi decide di mettere alla prova chiunque egli giudichi esitante o incerto. E allora bastona, sforza, umilia, sfida. Mostra un volto di bestia bruta. Opprime, Costringe. Vuol vedere se si resta in piedi, se si abbia nervo abbastanza per non cedergli”.
Una legge della giungla, a cui solo i più forti, o l’ultimo discendente degli antichi cavalieri, possono resistere.