FEBBRAIO 1933
Il mese più corto, l’inverno più lungo
In pochi giorni, nel febbraio del 1933, la Germania passò dal conferimento dell’incarico di cancelliere ad Adolf Hitler al decreto che eliminò i diritti civili. L’incendio – chiaramente doloso – del Reichstag offrì al nuovo cancelliere l’opportunità di proclamare senza alcuna opposizione due decreti emergenziali dal contenuto durissimo.
Il “Decreto del Presidente del Reich per la protezione del Popolo e dello Stato” abolì tutti i diritti fondamentali, dalla libertà di parola a quella di stampa, dalla libertà di riunione a quella di associazione.
Il “Decreto contro il tradimento del popolo tedesco e le attività sovversive”, invece, introdusse la pena di morte per determinati reati politici.
Da questo spunto, Uwe Wittstock parte – nel suo bellissimo Febbraio 1933, l’inverno della letteratura, pubblicato da Marsilio – per parlarci di come reagirono gli artisti e i letterati tedeschi di fronte alla minaccia – poi rivelatasi fondata – di una catastrofe come quella che portò dopo pochi anni alla Seconda Guerra Mondiale.
Il punto di vista di 33 intellettuali
Wittstock, giornalista, critico letterario e saggista, ci fa rivivere queste quattro settimane (più due giorni) dal punto di vista di 33 intellettuali, avvalendosi delle loro dichiarazioni, le lettere, le opere. Ciascuno con le proprie debolezze, i dubbi, la voglia di non arrendersi al nuovo ordine. Tutti, però, dalla famiglia Mann a George Grosz, da Alfred Doblin a Erich Maria Remarque a Bertolt Brecht, incapaci di porre un freno alla barbarie dilagante.
C’è chi prova a resistere, come la battagliera Gabriele Tergit, cronista giudiziaria: «Io rimango, accada quel che accada, bisogna stare a guardarla la storia». Ma dopo una violenta ispezione in casa delle SA deciderà anche lei di lasciare Berlino. Chi come Remarque impugna il volante della sua auto sportiva e ripara subito in Svizzera.
Le sopraffazioni, le violenze, i roghi di libri, l’ignoranza che circonda i nuovi vincitori. Grosz viene messo all’indice per i suoi disegni e i suoi quadri, ma quando – durante la guerra – le SS prendono possesso del suo appartamento, non si accorgono delle numerose opere presenti in casa, che l’artista stesso ritroverà al suo ritorno a Berlino, nel 1959, nelle scatole dove le aveva lasciate ventisei anni prima.
Giorno dopo giorno, la cronaca del precipitare tedesco nella dittatura, e di come i suoi intellettuali di punta si scoprirono fragili e indifesi di fronte a tanto orrore.