Probabilmente vi interesserà il giusto, cioè poco, ma vi diciamo subito che a nostro parere questo libro si piazza tra le opere più interessanti del 2023. La scrittura di Dario Ferrari, autore de La ricreazione è finita, edito da Sellerio, è una ventata d’aria fresca. Un torrente di parole che diverte e travolge nella maggior parte delle sue oltre quattrocento pagine.
Ma è anche una riflessione non banale sul ricordo e sull’eredità della stagione del terrorismo, e poi sulla condizione di tanti giovani laureati d’oggi, con una critica pungente anche se ironica della vita accademica e dei suoi principali protagonisti, i professoroni con il loro contorno di portaborse più o meno in gamba.
A metà tra I vitelloni e Amici miei, è la storia di Marcello Gori, un trentenne toscano (di Viareggio, come l’autore) felicemente irrisolto, pienamente consapevole di aver percorso la sua prima parte di vita “cercando di non muovermi, di procrastinare fino a quando tutte le possibilità sono evaporate e posso finalmente tornare a crogiolarmi nel mio bozzolo di inconcludenza”. Fidanzato senza tanto trasporto con la bella Letizia e laureato in Lettere, “poco più di un decennio dopo l’iscrizione”.
L’universo dei grandi accademici, fatto di tic e rituali
A sorpresa, conscio che “una volta di più mi trovo ad aver fatto qualcosa senza aver mai realmente deciso di farla”, vince – anche per una serie di fortunate circostanze – un concorso di dottorato e si trova così a doversi destreggiare in un universo a lui sconosciuto. Quello dei grandi accademici, fatto di tic e rituali molto particolari. In un capitolo spassosissimo gli viene spiegato il linguaggio nascosto che i lavori universitari, note comprese, possono contenere.
Il professore di Marcello, un Barone di nome Sacripanti, gli affida un lavoro su Tito Sella, anche lui viareggino, un terrorista morto in carcere, e qui il libro cambia registro. Prima incuriosito, e poi finalmente scosso dal suo torpore esistenziale, Marcello si dedica alla ricostruzione della breve vita di Sella, così diversa politicamente ma molto vicina a lui per l’atteggiamento nei confronti dell’esistenza.
“Entrambi ci siamo imbarcati in qualche cosa che era al di sopra delle nostre forze”.
E va alla ricerca – che lo condurrà a Parigi – de La Fantasima, l’autobiografia perduta. Il ritorno in Italia sarà caratterizzato da un imprevedibile colpo di scena e da una chiusura amara, inutilmente mitigata dal tono beffardo con cui è scritto tutto il libro.
Un piccolo caso editoriale
La ricreazione è finita – qualcuno prima o poi dovrà spiegarci perché non è stato scelto tra i 12 libri in gara per il Premio Strega – è già diventato un piccolo caso. Basti pensare che su “Sette”, il magazine del Corriere della Sera, i lettori della rubrica di Antonio D’Orrico, celebre critico del quotidiano milanese, si stanno sbizzarrendo nell’attribuire volti noti ai vari personaggi del libro (e per Sacripanti, tanto per fare un nome, sono stati candidati Marcello Lippi e Giampiero Mughini…).
Noi naturalmente non arriviamo a tanto, ci limitiamo a consigliarvi la lettura del libro, certi che non vi dispiacerà.
Ottimo.