Oggi vi parliamo di un evergreen, ossia di uno di quei libri che ogni tanto vengono riproposti in nuove edizioni, spesso identiche alle precedenti, ma trovano sempre un buon pubblico pronto ad accoglierli. Si tratta di Giovanna la pazza, una delle più celebri biografie scritte da Edgarda Ferri.
Edito per la prima volta da Mondadori nel 1996, il romanzo ha poi avuto numerose edizioni tascabili negli Oscar.
Edgarda Ferri, giornalista e scrittrice dal curriculum lungo oltre mezzo secolo e ricco di pubblicazioni di rilievo, è una delle più apprezzate specialiste della divulgazione storico-biografica in Italia. Soprattutto per quanto concerne le storie di donne e in particolare per le figure relegate ai margini della storiografia ufficiale, malgrado avessero rivestito ruoli importanti.
Non essendo una storica accademica come Antonia Fraser, le sue biografie sono meno dettagliate e “definitive”, paragonabili tutt’al più a quelle di una Carrolly Erickson. Ma, comunque sono sempre libri ben documentati, profondi e godibili.
La Spagna unificata dai due re cattolici
Veniamo allora alla protagonista del racconto, una figura che talvolta è stata definita come “la più sfortunata figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona”. In realtà, nonostante la sua terribile esistenza, il fratello e le sorelle hanno avuto vite ancora più brevi e sfortunate. Ma quelli erano tempi – tra il XV e il XVI secolo – in cui anche per fare i monarchi occorreva essere assistiti da molta fortuna.
Erano soprattutto tempi in cui la Spagna, unificata in un solo regno dall’unione dei due re cattolici, faceva un po’ paura agli altri regni europei, in particolare a quello francese. Dunque i francesi tramavano continuamente per dividerla di nuovo.
Due matrimoni con gli Asburgo
Fu per questa ragione che Isabella e Ferdinando decisero di isolare la Francia stringendo una solida alleanza con il casato emergente che dall’Austria stava allargandosi in mezza Europa, quello degli Asburgo. E nulla avrebbe cementato questa alleanza meglio di un paio di matrimoni tra i rampolli degli Asburgo e quelli spagnoli, ovvero i Trastamara. Furono perciò scelti i figli dell’imperatore Massimiliano, ossia il duca di Borgogna Filippo e l’arciduchessa Margot, cui furono offerti come consorti la terzogenita e il secondogenito (nonché erede) dei re spagnoli, Giovanna e Giovanni.
Entrambi i matrimoni furono celebrati nel 1496, quando gli sposi erano tutti adolescenti. Caso singolare per i tempi, inizialmente apparvero ben assortiti perché i membri delle due coppie si piacquero molto, al punto da affrettare al massimo le cerimonie. In realtà entrambe le coppie consumarono il matrimonio prima della cerimonia ufficiale, il giorno stesso che si conobbero, anche perché risultavano già sposate per procura.
Ma la fortuna finì lì. Il principe Giovanni, di salute malferma, era riuscito ad affascinare l’arciduchessa Margot grazie al suo intelletto e alla sua cultura, ma non resse a lungo allo sforzo della passionale convivenza con la moglie. Dopo pochi mesi, si ammalò e morì. La loro unica figlia nacque morta dopo la scomparsa del padre.
Il marito, Filippo Il Bello
Giovanna e Filippo, invece, fecero sei figli. Ma fu presto evidente che Filippo, detto Il Bello, considerava la moglie soltanto come un mezzo per ottenere rapidamente la corona di Spagna. E questo non era ancora niente, perché in realtà voleva trasformare la Spagna in una colonia della Borgogna, motivo per cui gli spagnoli gli furono sempre ostili.
Dunque, esautorò immediatamente la moglie dalla gestione di ogni affare e da ogni responsabilità e cominciò a tenerla segregata nella loro residenza in Belgio. Voleva così evitare che comunicasse con gli spagnoli e che rivelasse troppi segreti ai suoceri. Intanto, faceva il doppio gioco ingraziandosi i francesi per avere qualcuno che gli coprisse le spalle se la conquista del trono spagnolo si fosse rivelata troppo impegnativa.
I suoceri però capirono le sue intenzioni e frapposero ogni sorta di ostacoli alla sua corsa al potere.
L’affermazione di Filippo sembrò cosa fatta quando, nel 1504, Isabella di Castiglia morì e i castigliani si rivelarono tutt’altro che intenzionati a farsi governare dall’aragonese Ferdinando. Prima di lasciare il trono a Giovanna, suo padre provò a generare un altro erede maschio, nella speranza di tagliare Filippo fuori dalla successione. Perciò sposò una giovanissima aristocratica di Navarra, Germana di Foix, ma l’unico figlio che la coppia riuscì ad avere nacque morto.
Alla fine Giovanna diventa pazza per davvero
Tuttavia, Filippo si mise fuori gioco da solo, morendo improvvisamente nel 1506, proprio quando ormai si era trasferito in Spagna e il suo obiettivo pareva raggiunto.
Giovanna aveva sempre avuto un rapporto ambivalente con il marito. Da un lato, ne era perdutamente innamorata, da un altro, non gli perdonava di tenerla praticamente prigioniera. Una volta deceduto, Filippo diventò il suo grande amore perduto. La regina cominciò a dare segni di squilibrio portandosi dietro il cadavere imbalsamato di Filippo Il Bello in un lungo viaggio per il Paese alla ricerca di un degno luogo di sepoltura.
Temendo che nelle sue condizioni Giovanna diventasse una pedina nelle mani degli Asburgo, suo padre Ferdinando approfittò della situazione per farla dichiarare inferma di mente e rinchiuderla di nuovo in un castello, a Tordesillas.
Nemmeno alla morte di Ferdinando, nel 1516, Giovanna poté cingere la corona di cui sarebbe stata l’unica erede legittima. Questo perché il gruppo di giuristi e ministri cui Ferdinando aveva delegato la determinazione delle modalità di successione, la ritenne incapace di governare.
La corona va a suo figlio Carlo
La corona fu dunque offerta al suo secondogenito Carlo – allora sedicenne – che le era stato sottratto da bambino ed era stato allevato in Borgogna dalla zia Margot, la vedova di suo fratello Giovanni, che aveva seppellito un altro marito senza mai avere figli propri.
Tanto per cambiare, anche Carlo, destinato a diventare l’imperatore Carlo V sul cui regno il sole non tramontava mai, trovò che Giovanna era inaffidabile e la mantenne segregata nello stesso castello.
La lunga prigionia nel castello
In realtà, la lunga prigionia era stata davvero dura. Per un periodo era stata affidata alla vigilanza di un certo Luis Ferrer che non aveva esitato a torturarla e stuprarla quando suo padre Ferdinando aveva preteso da lei delle rinunce al proprio ruolo che lei si era rifiutata di concedere. Poi il lutto mai elaborato per la perdita di Filippo e la separazione forzata e spesso violenta dai figli avevano lasciato tracce evidenti sulla psiche di Giovanna che a quel punto si comportava davvero come se fosse pazza (leggi anche qui).
Morì dopo oltre 46 anni trascorsi senza lasciare il castello di Tordesillas, nel 1555, a 75 anni.
Pochi mesi dopo la sua morte, per ragioni di salute, Carlo V abdicò in favore del fratello minore Ferdinando. Questi era il nipote prediletto di Ferdinando e Isabella, che aveva trascorso l’infanzia in Spagna e la maturità prima in Borgogna e poi in Austria. Per questo aveva uno spirito più aperto, cosmopolita e tollerante, caso davvero raro a quel tempo.
Giovanna divise a lungo la sua prigionia con l’ultima figlia, Caterina, e la sottrazione della ragazza da parte di Carlo per darla in sposa al nuovo re del Portogallo, nel 1525, fu uno degli eventi che determinarono il suo definitivo crollo psicologico.
Edgarda Ferri racconta tutte queste vicende parecchio ingarbugliate senza mai perdere il filo, o distrarsi rincorrendo fatti secondari. Lo stile è semplice ma poco romanzesco perché non vi sono quasi dialoghi. Ciò nonostante, visto il ritmo della narrazione sempre ben sostenuto, pur senza essere incalzante, Giovanna la pazza può rivelarsi una lettura sorprendentemente gradevole anche per chi è abituato a leggere solo narrativa.