Eccoci arrivati ai migliori libri dell’anno. Qui ho raccolto il parere di librai, giornalisti, scrittori, sceneggiatori e semplici lettori. In un paio di casi hanno persino scelto lo stesso libro. Venite a scoprire quali e a valutare quello che fa per voi. Anch’io non vedo l’ora di leggerne alcuni. Come sempre ce n’è per tutti i gusti.
Enrico Pandiani, scrittore
Quest’anno ho letto parecchio ma quasi niente di genere. Tra i tre più belli c’è Una bella confusione di Francesco Piccolo che si legge come un romanzo anche se non è un romanzo ed è davvero straordinario.
Racconta di quando Visconti girava Il gattopardo in Sicilia e Fellini Otto e mezzo a Roma. Loro si detestavano. C’era un odio tra i due che era nato a Venezia, non so per quale motivo. Claudia Cardinale passava da un set all’altro e Fellini la faceva bionda mentre Visconti la faceva nera. Il libro racconta la fine del bel cinema italiano. Si capisce che dietro c’è un lavoro pazzesco ed è scritto molto bene.
Il secondo è Notte di battaglia di Mimiam Toews, tradotto in maniera esemplare da Maurizia Balmelli. Una scrittura personalissima, divertente, piena di ironia. Momenti che fanno ridere con le lacrime agli occhi. La nonna e la nipote undicenne devono fare un viaggio e la nipote è quella che racconta. Veramente straordinario!
Il terzo, molto drammatico, è V13 di Carrère che per nove mesi ha seguito il processo del Bataclan. Lui c’è andato ogni giorno. Ho ritrovato il Carrère di Limonov e dei romanzi migliori. Le prime trenta pagine sono agghiaccianti: la notte non ho chiuso occhio. Ma dopo diventa una cosa meravigliosa. Poi ho cercato anche il film November che pure racconta quella vicenda. Gli ultimi libri di Carrère non mi erano piaciuti ma qui lui è immenso.
Stefano Piani,
sceneggiatore e fumettista
Iniziamo dal migliore dei tre: La storia da dentro di Martin Amis. Tecnicamente è un memoir, anche se l’autore preferisce definirlo un romanzo. I protagonisti, oltre allo stesso Amis, sono alcuni tra i suoi amici, scrittori del calibro di Christopher Hitchens, Ian McEwan e Saul Bellow di cui viene raccontato, in maniera partecipe e straziante, il peggioramento cognitivo provocato dall’Alzheimer.
Emmanuel Carrére ha sempre messo se stesso al centro della propria opera, almeno da quando ha abbandonato il romanzo per dedicarsi all’autofiction.
In V13, a sorpresa, si sposta di lato per lasciar parlare il coro: vittime e assassini, funzionari del tribunale, avvocati e giornalisti: tutte le persone che hanno avuto a che fare con quel venerdì 13 novembre 2015, quando un gruppo di terroristi attaccò il Bataclan e alcuni caffè parigini, lasciando sul terreno 130 morti e 350 feriti. Le pagine in cui viene raccontato il massacro, sono dure da affrontare, ma la bravura e l’umanità di Carrère sono tali che uno proprio non se la sente di abbandonare la lettura.
Infine un fumetto: il primo volume de Il nome della Rosa di Milo Manara. Il fumettista di Bolzano prende il libro di Eco e lo adatta in maniera mirabile, togliendo tutto quello che non serve, senza però mai banalizzare l’opera originale.
Molto più riuscito del film di Annaud – non che ci volesse molto – anche grazie a un disegno che si trasforma continuamente, pieno zeppo com’è di citazioni e rimandi all’arte medievale, ai codici e alle miniature, è davvero una graditissima sorpresa.
Laura Venturini,
Libreria Koob
Sarò leggera. Per prima cosa consiglio la saga di Blackwater di Michael McDowell (lo sceneggiatore di Beetlejuice e Nightmare Before Christmas). Sono sei volumi dal sapore gotico, con un personaggio misterioso che si rivelerà quasi non umano. È ambientato in Alabama, comincia ai primi del Novecento quando c’era ancora la schiavitù e va avanti fino agli anni Sessanta. Si basa tutto sul potere e sul denaro. C’è una famiglia con una madre dominante e c’è la ricchezza, la competizione tra famiglie, il rapporto tra madre e figli. Tre generazioni e in ognuna ci sarà una donna pesce. In alcuni punti fa paura ma non lo definirei un horror. È molto americano: c’è il bene e il male, il buono e il cattivo… e il cattivo va punito.
Il testimone della sposa di Savyon Liebrecht è delizioso. È organizzato in due tempi, un prima e un dopo. Il protagonista viene richiamato, a distanza di quarant’anni, da una donna di cui aveva perso le tracce e a cui, per un caso fortuito, aveva fatto da testimone di nozze quando aveva otto anni. C’è un finale a sorpresa che non svelo. Un libro breve e scritto bene.
Poi mi è piaciuto molto L’isola della memoria di Dido Michielsen, che è ambientato nell’Ottocento nell’isola di Giava. All’epoca c’era l’abitudine da parte dei coloni olandesi di prendere in casa delle giovanissime donne che tenevano come mogli e a cui facevano fare i figli. Però a un certo punto, per le motivazioni più varie, le cacciavano. Ed è la storia di una di queste donne che dà in adozione le sue bambine e per tutta la vita le cercherà. Bellissima storia con un finale molto delicato.
Paolo Nicoletti,
Libreria Koob
Uno che si legge velocemente ed è da suggerire a tutti perché è veramente delizioso è Clara legge Proust di Stéphane Carlier. C’è un salone di bellezza, gestito da una signora che è una matrona malinconica e Clara è una ragazza che lavora lì. Sembra una vita tutta fatta di bigodini, di tagli, di manicure. Lei ha un fidanzato che la entusiasma poco, un gatto indifferente, finché un giorno un cliente misterioso lascia un libro. Clara non è proprio una lettrice però se lo porta a casa, lo lascia lì, poi tempo dopo le capita in mano ed è Dalla parte di Swann. Quello le cambierà la vita. Lei troverà, grazie a Proust, la capacità di cambiare.
Poi c’è La ricreazione è finita di Dario Ferrari, un libro che è tutto: comico, profondo, c’è l’aspetto linguistico, c’è l’aspetto di storia della letteratura, ci sono i terroristi sfigati, c’è una parte anche di giallo, c’è un mistero.
Lezioni è bellissimo. Non mi viene in mente un libro negli ultimi anni così bello. McEwan usa una tecnica che è esattamente l’opposto di quella che va di moda adesso, fatta di climax e anticlimax. Al contrario, il suo personaggio evita ogni tipo di conflitto, ma lo fa con una delicatezza e un’intelligenza…
Lui dice che chi è nato in Inghilterra nella sua generazione, è vissuto in una specie di piega del tempo in cui – bene o male – anche commettendo errori andava sempre bene. Ora le cose non sono più così, però Roland, il protagonista, ha vissuto così. Ma protagoniste della sua vita sono soprattutto le donne perché le donne hanno vissuto il cambiamento dagli anni Quaranta ad oggi.
Un lettore anonimo
incontrato in libreria
Mentre chiedo a Laura e Paolo della libreria Koob se hanno letto Il passeggero – il famoso libro di Cormac McCarthy uscito a maggio, poco prima della sua morte – un avventore della libreria mi risponde: “È il più bel libro dell’anno!”.
Quindi continua: “Dopo Meridiano di sangue è il più bel libro di McCarthy. La parte onirica è meravigliosa. È ostico, tostissimo, ma di una bellezza unica. Poi c’è Stella Maris che io ho letto in inglese (in Italia uscirà a settembre) ma è un inglese faticosissimo; non è Hemingway. Però è l’unico che in certi tratti scrive come Hemingway. Tre frasi e ti dà un mondo.
È complesso come Faulkner ma molto più affascinante”.
Massimo Grilli,
giornalista
La ricreazione è finita è una bellissima sorpresa. Questo libro di Dario Ferrari, ben scritto, divertente e per niente banale.
Dall’intreccio tra due giovinezze incompiute – quella di Marcello, la voce parlante del libro, studente abbastanza scansafatiche alle prese con il dottorato, e di Tito Sella, terrorista scrittore e oggetto della tesi da cui nasce l’incontro virtuale – un romanzo di formazione che è anche un ironico atto di accusa per un certo mondo accademico, nella cornice della vita in provincia (leggi qui la nostra recensione).
Lezioni è ambizioso, intenso, a volte struggente. Ian McEwan ritrova lo spirito dei giorni migliori, regalandoci, attraverso la vita di Ronald, dai suoi rapporti controversi con le donne (la madre, l’insegnante di pianoforte, le mogli, una nipotina) alle sue passioni inespresse – la musica, la scrittura, il tennis – uno splendido ritratto di una vita molto comune, trascorsa in balia delle lezioni che la storia personale di ognuno e la Storia che fa da sfondo alla nostra vita possono impartire.
Lo straordinario Georges Perec al suo meglio ne La vita istruzioni per l’uso, il libro più amato da Calvino e Vittorini: dalla vivisezione, piano per piano, inquilino per inquilino, quadro per quadro, di uno stabile della Parigi borghese, le azioni, le sensazioni, i ricordi, la vita quotidiana di un palazzo come tanti, un palazzo che potrebbe essere anche il nostro. Un concentrato di esistenze, tanti frammenti di un enorme puzzle.
Adele Boldrini,
informatica, redattrice Cronache Letterarie
Questa volta tre italiani. Che inventano storie più che raccontare le proprie, o ci raccontano alcuni passi della Storia.
Ferrovie del Messico, Gian Marco Griffi.
Siamo nel 1944, e questo romanzo racconta la storia in chiave pynchoniana di Cesco, militare presso la Guardia nazionale ferroviaria della Repubblica di Salò, cui per un grossolano equivoco viene impartito direttamente da Berlino l’ordine di redigere una mappa delle Ferrovie del Messico. Da qui si dipanano le sue mirabolanti avventure, in una mescolanza di realtà e immaginazione, raccontate con una penna straordinaria, colta ma divertente, percorsa da invenzioni linguistiche che rendono la storia scoppiettante ed estremamente godibile nonostante l’elevato numero di pagine. Un piccolo romanzo-mondo, assolutamente da leggere (qui trovi la nostra recensione).
La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera, Alberto Ravasio
Una bella mattina il coltissimo quanto inetto Guglielmo Sputacchiera (le cui iniziali – guarda caso – sono le stesse di Gregor Samsa) si sveglia trasformato in donna. L’evento sconvolge totalmente la sua onanistica esistenza da cittadino del più profondo e retrivo Nord lombardo, obbligandolo (o forse obbligandola) a non facili decisioni. Si ride, tanto, nel leggere le (dis)avventure di Guglielmo, ma il romanzo – scritto in una lingua straordinariamente moderna e fluida – è un amaro ritratto della società contemporanea con famiglie disturbate, amori digitali e insanabili conflitti generazionali. Un gioiellino da non perdere, un esordio sorprendente (qui trovi la nostra recensione).
Amo molto Sacha Naspini, autore maremmano, dalla penna versatile e immaginifica, che scandaglia il lato oscuro. Villa del seminario è un romanzo storico basato su una vicenda vera, l’istituzione in un edificio religioso di un campo di concentramento. Una bella storia di libertà, riscatto e amore, ambientata in Maremma durante la Seconda Guerra Mondiale. Un autore che è stato una rivelazione ed ora è una certezza.
Angelo Salvatori,
Libreria Fahrenheit
Un referto riemerso dall’oblio, poco più di cento pagine, un universo circoscritto, beffardo e malinconico, frantumato in racconti che illuminano, ognuno a suo modo, l’amore, la vita, la morte a Cuba o, più dettagliatamente l’Avana, attraverso le parole inventate da Calvert Casey, luminosissima cometa letteraria che abbandona dietro di sé questo pulviscolo intitolato Il ritorno e molto poco altro.
Eppure basta. La sua voce fragile resiste, si espande fra i pensieri, si deposita sul cuore.
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Il cuore girevole di Donal Ryan rivela le conseguenze di un’economia crudele e farlocca. Ogni personaggio – in ogni capitolo –, paga a suo modo il fallimento di un’attività di costruzioni. Quindi si scontra con la povertà, l’abbandono, perfino con il sospetto di un omicidio.
L’esistenza è un macigno che avverti chiaramente. Ryan compone un coro di voci uniche, distinte soprattutto riconoscibili. Solo per caso irlandesi. Ti guardi intorno e invece sono proprio lì, dietro l’angolo.
Tiziana Zita,
direttore Cronache Letterarie
In modo appassionante, sottilmente ironico e in certi punti molto divertente, Io, Claudio racconta un pezzo di storia di Roma e dei suoi imperatori. Livia, la moglie di Augusto, è davvero tremenda. Non ci pensa due volte ad uccidere chiunque possa minimamente nuocerle e spesso sono proprio i suoi parenti più prossimi. Con astuzia e perfidia avvelena tutti. Sono quasi sempre i cattivi ad avere la meglio e se Claudio – il narratore di questa storia – sopravvive, è solo perché è una specie di mostro. È claudicante, balbuziente etc. In famiglia lo considerano una nullità e lui è abituato ad essere emarginato. Questa sarà la sua salvezza. Io, Claudio di Robert Graves è il più bel romanzo storico che abbia mai letto.
A proposito di imperatori, veniamo a uno attuale, non meno astuto e crudele di Livia e Tiberio. Il mago del Cremlino, di Giuliano Da Empoli, narra l’ascesa e presa del potere di Putin. Un libro denso che ho tutto sottolineato perché pieno di cose interessanti, scritte molto bene (!).
Lo Zar è potere assoluto. La distanza preserva l’autorità. Con Facebook i californiani hanno superato qualsiasi sogno del KGB; non ci sono limiti alla sorveglianza che sono riusciti a instaurare. Libero arbitrio e democrazia sono ormai obsoleti. Siamo diventati come uno stormo di uccelli o un branco di pesci.
Il risultato di questa stretta interconnessione è che anche il più piccolo evento potrà scatenare l’inferno. Il virus è stato la prova generale, ma siamo appena all’inizio. Un libro prezioso che racconta il presente.
Ci si domanda, MA FU VERA GLORIA?
Ai posteri l’ardua sentenza 🙂
Segnalo il libro ” Il sorriso di Caterina” romanzo storico di Carlo Vecce
Articolo ardito, coraggioso. In quest’epoca di “bombardamento” editoriale, siamo sommersi da produzioni letterarie e ci adagiamo su alcuni libri che – a mio avviso – sono poco più che mediocri, cercando di intravederne qualità. Apprezzabile il fatto che vi siate avvicinati ad alcune proposte non così scontate. Da scoprire. Grazie 🙂
Grazie Giada,
sì ci proviamo a “intravedere la qualità”… 🙂
E’ vero che l’ambiente editoriale è piuttosto “colluso” e il fatto che spesso gli scrittori siano anche i critici e viceversa, non aiuta.