Massimo Costabile – L’ottava lucerna: un libro comico, storico, con personaggi simpaticissimi

L'ottava lucerna. Massimo Costabile

Per la nostra rubrica sugli esordienti abbiamo scelto L’ottava lucerna di Massimo Costabile. Pubblicato da Re Artù Edizioni è un romanzo comico, ben scritto, con personaggi simpaticissimi che si svolge ai tempi di Diocleziano, in Libia, nel regno immaginario di Selem. Ne scrive Anna Parente che ha anche fatto quattro chiacchiere con l’autore.

Nell’anno in cui le iene sbranarono i cammelli, i contadini ammazzarono le iene e il fabbro morì di crepacuore, poco prima che la pioggia di fulmini incendiasse il ceppo marcio dell’ulivo secolare piantato alle porte della città, re Anatolio di Selem decise di pubblicare un editto.

L’avventurosa vicenda narrata si svolge ai tempi di Diocleziano in Libia, nel regno immaginario di Selem, dove accorre il cavaliere Giorgio di Cappadocia, per combattere il drago che infesta quelle terre e attenta alla vita dei giovani. Giorgio uscirà dalla rocambolesca avventura vincitore e santo!

Commedia dell’arte

I personaggi affiorano come per caso nella storia, ben caratterizzati e simpaticissimi, a partire dal malcapitato Cosimo il ciambellano, il vecchio citrullo come preferisce definirlo re Anatolio che gli ha affidato il compito di documentare, negli annali, la vita del regno e cantare le inenarrabili glorie del suo re.

Leggermente emergenti. Cronache Letterarie

Personaggi le cui peripezie preludono ad altre storie non ancora narrate, ricordano gli attori della commedia dell’arte. Sembrano muoversi privi di copione su canovaccio, come il losco Tito, tipo picaresco che si trasforma, all’occorrenza, in un furbo, strampalato e apprezzatissimo cavaliere platonico. È l’unico personaggio della storia che, paradossalmente, usa un eloquio sgrammaticato che contrasta con le prerogative del suo lignaggio e con il linguaggio aulico degli altri protagonisti e della narrazione.

Anatolio lesse l’editto, arricciò il naso e fece convocare Cosimo, lo scrivano di corte, che entrò nella stanza strisciando i sandali sulla pietra grezza del pavimento e si mise a sedere lontano dal re per evitare gli oggetti che il signore di Selem aveva l’abitudine di scagliare in direzione dei propri sudditi quando era scontento del loro operato.

Tutti i personaggi, tranne Flaccila, sono maschere che l’autore si diverte a sbeffeggiare, perché espressione dei vizi e dei difetti dell’umanità.

Don Chisciotte

Al seguito di Don Chisciotte

L’ottava lucerna è una riscrittura scherzosamente irridente della leggenda de Sancto Georgio, tratta dalla Legenda Aurea, raccolta agiografica medievale.
Dall’arguta fantasia dell’autore, alimentata dalla passione per gli studi storici, nasce un racconto divertente che strappa la risata, rievoca topos letterari immortali e fa riflettere.

L’autore, nel narrare del suo san Giorgio e di Gabrione, il servo ladro che gli fa da scudiero, catapulta idealmente il lettore nella meseta spagnola al seguito dell’hidalgo Don Chisciotte e del malcapitato contadino Sancio Panza. Non manca Dulcinea che, in questa storia, è Silene, la singolare principessa ereditiera. Lei, utilizzando ogni pretesto e i servigi della sua dama di compagnia Flaccila, riesce ad incontrare tutti i maschi prestanti del regno, prima che le siano assegnati il trono e l’aureola di protettrice… delle vergini.

Nel rendere palese omaggio all’impareggiabile Cervantes, Massimo Costabile compie scelte personali tingendo la vicenda di altra ironia, di critica sociale, di riflessioni politiche e spirituali di grande attualità. Tutto sempre con lievità, attraverso il rimescolamento sapiente di storia e leggenda, ingenuità disarmante e satira cattiva e pungente, prosa elegante, lessico aulico e linguaggio plebeo, dialoghi taglienti.

«Gabrione, pensi solo a ingozzarti!»
«Al contrario, Giorgio. Invece mi compiaccio di servire un uomo tanto nobile da trovare soddisfacente una dieta a base di radici, bacche e qualche sventurato coniglio capitato accidentalmente sulla nostra strada. È segno di vera nobiltà d’animo il mangiare quello che neppure i più miserevoli mendicanti avrebbero il coraggio di ingurgitare. E a tua maggior gloria risplenda la modestia, visto che questi pasti ce li concediamo soltanto una volta ogni tre giorni.»
«Parole sante, mio buon amico. E poi vedrai che quando saremo a Gerusalemme…»
«Gerusalemme, Gerusalemme. Non sa dire altro, questo scimunito. Che prima di partire abbia preso una botta in testa e sia rimasto mezzo tocco?» mormorò sempre tra sé il servo mentre osservava accigliato il suo padrone.

Jacopo da Varazze. Leggenda aurea

Il filo rosso del romanzo è tracciato dal periodo storico che vede l’evento “politico” della nascita del cristianesimo. Si sgrana attraverso otto tappe: le lucerne che danno il titolo al libro. Queste sono metafore delle sette lampade della cristianità così chiamate da Giovanni XXIII e precisamente si tratta delle quattro Virtù cardinali e le tre teologali, parafrasate nei titoli e sviluppate (con paradossi) nei vari capitoli del romanzo. L’autore aggiunge poi una ottava lucerna, la menzogna, che sintetizza, senza fare sconti a nessuno, il suo pensiero sulla società e sulla religione.

Ironizzare sulla religione non appare cosa gradita in Italia. Massimo Costabile, in questo libro, lo fa e sa farlo con coraggio e un pizzico di spregiudicatezza, rendendo lieve la riflessione, attraverso una prosa brillante e arguta, affiancata da una critica intelligente e appassionata della mente umana e della società.

I luoghi del romanzo

I luoghi de L’ottava lucerna sono eterei, surreali ed evocativi come tutto il romanzo. Pochi tratti sapienti bastano per descriverli.
La città di Selem, vista dall’alto, rimanda per un attimo al “…dall’alto delle sue torri…” L’emozionante incipit della descrizione di Parigi a volo d’uccello in Notre-Dame de Paris.

Le mura di Selem, con il vertice seccato dal vento del deserto e la base inumidita dai cani randagi, erano adatte a frenare le incursioni dei nomadi armati di pietre, ma nulla avrebbero potuto contro un esercito ben addestrato. Una sola torre, alta dieci pertiche, permetteva alle sentinelle di osservare una sezione molto limitata dell’arida pianura che circondava il regno. Anatolio, salito in cima, rabbrividì di fronte all’ondeggiare delle bandiere raffiguranti l’aquila romana.

Poi ci sono la buia osteria di Agrippino, umido antro di intrighi e di tresche ma anche fucina di fantozziane rivolte.
La foresta evanescente, quasi virtuale, che ospita l’improbabile mostro e vede le gesta tanto decantate, ma decisamente smargiasse e sterili, dei cavalieri.
La camera della principessa, tiepida e accogliente alcova nel cuore del palazzo reale, visitata di soppiatto da prestanti sudditi e da cavalieri, prima della beatificazione di Selene.
Le spianate rossastre e desertiche che circondano la città, gremite dai legionari del tracotante console romano Daciano e attraversate da qualche solitario ed errabondo cavaliere con il suo affamato scudiero al seguito, arsi dal sole.

4 chiacchiere con l’autore

L'ottava lucerna. Massimo Costabile

Massimo Costabile è nato negli anni 70 a Milano, dove vive da sempre. Dopo la laurea in Storia ha svolto diversi lavori in linea con il suo percorso di studi, ovvero factotum. Al momento si occupa di consulenza fiscale, lavoro che nella sua monotonia gli consente voli pindarici e agevola l’uso della fantasia.

Un periodo lavorativo difficile e il dubbio endemico circa il senso dell’esistenza, hanno creato l’humus per la nascita di questo romanzo.

Ipercritico anche con se stesso, Massimo Costabile fa dell’ironia e dell’autoironia uno stile di vita, oltre che una strategia di narrazione. Guidato dal dubbio, originale e spontaneo, con disarmante franchezza mi racconta che qualche amico gli ha confessato impunemente di essersi annoiato durante la lettura del suo romanzo… soprattutto per l’uso di un linguaggio colto e ricercato (!)

Ne L’ottava lucerna si sente il gusto del neofita che vuole divertirsi e soddisfare prima se stesso e poi l’atteso lettore. Coinvolto dalla storia rocambolesca e dall’irrequietezza dei suoi personaggi, si accorge, alla fine del racconto, di essersi lasciato prendere la mano e di essersi dilungato fra i mille intrighi degli abitanti di Selem. Con astuzia, per rabbonire i futuri lettori, escogita allora una conclusione particolarmente arguta che vede in azione il solito povero ciambellano di corte. Il vecchio citrullo azzera dunque nei suoi annali, con una sola sintetica frase, tutto il faticoso lavorio narrativo dell’autore strappando, in epilogo, un ultimo sorriso.

L’ottava lucerna è un romanzo comico, ben scritto, con una storia che ha senso e che prelude certamente a nuove storie, ma anche a interessanti remake. Contiene tutti gli ingredienti perché se ne ricavi una graphic novel, o una gustosa pièce teatrale, o magari un blockbuster cinematografico.

Infine un pezzetto della sua presentazione sui social

Finalmente il mio romanzo è stato pubblicato!
Come si può evincere leggendo l’estratto su Amazon, il libro è scritto di merda. Del resto ci ho messo trent’anni a trovare un editore. Se avessi avuto un briciolo di talento alla mia età avrei già vinto il Nobel.
In ogni caso, se vi piacciono le storie avvincenti, non compratelo. È terribilmente noioso.
Fra i lettori che hanno già affrontato la lettura nessuno ci ha capito nulla. L’editore lo ha classificato come fantasy. Io pensavo di aver scritto un romanzo storico-filosofico. Probabilmente non ci ho capito niente nemmeno io.
Molti lettori hanno sottolineato che sono bravo a maneggiare il registro ironico e che alcuni brani sono esilaranti. Ho ringraziato. Non ho riferito loro che volevo scrivere un romanzo epico e che se faccio ridere non dipende dalla mia volontà.

Anna Parente

Anna Parente

Sannita di estrazione, napoletana di adozione, cittadina del mondo. Lettrice instancabile, viaggio molto con il pensiero attraverso le parole, i sogni e i racconti. Amo anche scrivere.

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