La mia libreria del cuore? Sta a Milano. Anzi sono tre

Librerie del cuore- @TizianaZita

Quando prendo in mano qualche libro e lo apro, dalle pagine emana un odore di antico. È un odore particolare, sprigionato dalla conoscenza profonda e dalle intense emozioni che hanno dormito a lungo, tranquille, al riparo della copertina. Aspiro quell’odore, scorro con gli occhi alcune pagine, e ripongo il libro negli scaffali.

Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia

Quand’ero ragazzino, il giorno prima di Natale mio padre mi accompagnava alla libreria Incontro di Faenza e, dopo avermi rivelato l’entità del budget che avevo a disposizione quell’anno, mi lasciava libero di vagare tra gli scaffali alla ricerca dei libri che avrebbero composto il suo regalo di Natale.
Lui, dopo avermi affidato a Marco, il proprietario della libreria, si spostava al bar lì accanto a giocare a carte con i suoi amici, sapendo bene che la cosa avrebbe richiesto parecchio tempo.
Quei pomeriggi a Incontro, sono tra i ricordi più belli che ho della mia infanzia e sono alla base della mia passione per i libri che continuo ad acquistare come se non ci fosse un domani e ci fosse, invece, uno spazio infinito in cui metterli.

Ho vissuto in molte città e, anche per questo, non ho un’unica libreria del cuore, ma almeno una ventina, molte delle quali, purtroppo, non ci sono più.
Ho avuto la fortuna di nascere e poi diventare adulto in provincia, quando Amazon ancora non esisteva, le grandi catene librarie operavano giusto nelle grandi città e procurarsi un determinato libro non era facile come oggi. A volte, era una vera e propria impresa, diciamocelo.

Tre angeli dei libri

L’infanzia e l’adolescenza le ho passate, come ho detto, a Faenza e lì, al centro della mia vita consumistico-intellettuale c’era, oltre a Incontro, che vendeva libri nuovi, un’altra libreria, Moby Dick, che invece trattava libri vecchi fuori catalogo.

La prima si è spostata dalla sua sede storica molti anni fa, ha cambiato proprietario – purtroppo anche i librai invecchiano e muoiono – e, in seguito, si è trasformata in un Mondadori Bookstore (sic). La seconda è ancora lì, al numero 3b di Via XX Settembre, poco lontano dal Duomo, ed è riuscita a resistere eroicamente anche alla terrificante alluvione di maggio che ha messo in ginocchio la mia città.

Alle librerie di Faenza, negli anni a venire, ho sostituito quelle degli altri posti in cui ho vissuto: Bologna, Castel di Sangro, Roma, Cattolica e, soprattutto Milano, dove ho passato più di vent’anni: quelli che contano di più, tra i diciotto e i quaranta.
Ed è proprio di tre librerie milanesi e di Camilla, Maria Cristina e Tecla, i tre angeli, che le gestivano, che voglio scrivere.

La borsa del fumetto
Nessim Vaturi e Camilla Gotz, librai de La Borsa del Fumetto a Milano

La Borsa del Fumetto

Ci sono capitato per la prima volta nel 1985 quando mi sono trasferito da Faenza a Milano per studiare alla mitica Scuola del Fumetto di Via Savona. Per uno come me, che i fumetti li amava già da bambino, ma che fino a quel momento li aveva sempre comprati solo all’edicola, o in libreria o nei negozietti che vendevano libri usati al mare, quel posto era un vero e proprio paradiso. Non era grande ma dentro c’erano milioni (Camilla sosteneva fossero una decina) di albi e volumi a fumetti, ammucchiati gli uni sugli altri. Vecchi e nuovi, spiegazzati e ancora intonsi e poi, ancora, tavole originali, pupazzi di tutti i tipi, soprattutto giapponesi che raffiguravano molti dei miei personaggi preferiti.

Senza contare la possibilità di imbatterti direttamente nelle persone che, quei fumetti, li scrivevano e li disegnavano: lì, negli anni, ho incontrato sia Magnus, (più volte) che Crepax.
Alla cassa c’era una donna bassina, ma dall’aria decisa che, quando non sorrideva incuteva parecchio timore: Camilla Gotz che, insieme al marito Nessim Vaturi gestiva – e gestisce ancora, che Dio o chi per lui ce li conservi entrambi per sempre – quel luogo meraviglioso.

Valentina Crepax

Trasportare i libri prima del Kindle

Non sono un tipo espansivo, ci metto un po’ a legare con le persone: l’unica eccezione sono i librai. Complice il fatto che andavo alla Borsa almeno un paio di volte a settimana – e solo perché vivevo dall’altra parte della città, altrimenti ci sarei andato pure più volte al giorno – entrai più in confidenza con Camilla e Nessim a cui devo uno strepitoso consiglio su come risolvere l’annoso problema dei libri da portare in vacanza prima dell’avvento del Kindle.

Kindle

Anch’io, come lui, ero solito portarmi dietro uno zaino di grandi dimensioni pieno delle opere che avrei letto nelle settimane a venire. Nessim mi raccontò che partiva con lo zaino pieno di tascabili a cui, a mano a mano che procedeva con la lettura, strappava le pagine e le buttava via. Alla fine, mi disse ridendo, tornava a casa con lo zaino pieno come quando era partito… ma dei libri nuovi che aveva comprato durante la vacanza.

Negli anni, La Borsa del Fumetto si è ingrandita, acquisendo alcuni locali dall’altra parte della strada, poi è tornata quella che era in origine e, pochi anni fa, ha addirittura cambiato sede. Per fortuna si è spostata soltanto di poche centinaia di metri, dal numero 16 di Via Lecco a Via Panfilo Castaldi, 23.
La confusione dentro il negozio e il modo peculiare di Camilla e Nessim di ‘esporre la merce’ è lo stesso di sempre: creativo e incasinato. Se siete appassionati di fumetti e non siete mai stati alla Borsa, andateci, a costo di programmare il viaggio apposta. L’unica avvertenza è di non pensare di cavarvela in cinque minuti, la Borsa del Fumetto è una di quelle librerie che richiede tempo…

Libreria dello Spettacolo
Maria Cristina Spinagli della Libreria dello Spettacolo di Milano

La Libreria dello Spettacolo

Dietro l’Università Cattolica, vicino a uno dei più bei negozi di dischi della Milano che fu, Buscemi Dischi, c’era (e c’è ancora) la libreria da cui arrivano la gran parte dei libri di cinema e di teatro che possiedo. A gestirla è il secondo angelo di oggi: Maria Cristina Spinagli.
L’ho scoperta più tardi rispetto alla Borsa del Fumetto: nel 1990, quando mi misi in testa di organizzare un piccolo cineforum nell’appartamento che condividevo con due amici.
Una stanza di una ventina di metri quadrati, la mia, un monitor – all’epoca ero un po’ snob e non possedevo un televisore – un videoregistratore, videocassette a gogò e un numero di spettatori – tra amici e amici di amici – che variava tra le dieci e le trenta unità.

Le proiezioni erano due o tre a settimana, organizzate in cicli, di solito per registi o argomenti specifici: Fellini, Ken Russell, piuttosto che il cinema erotico americano degli anni ’70. Queste erano precedute da una breve introduzione e concluse dal classico e intramontabile dibattito.
Ovviamente, per preparare l’introduzione ai film dovevo documentarmi e quale libreria meglio di quella di Maria Cristina in cui trovare i libri che mi servivano?
Nei tre anni in cui è durato il cineforum non c’è stata settimana in cui io non abbia varcato, almeno un paio di volte, le sue porte alla ricerca di monografie. Cercavo libri in inglese, riviste riguardanti i registi e i film che avevo intenzione di programmare.

La libreria si trova ancora lì, in Via Terraggio 11 e ci sta dal 1979, quando Maria Cristina la aprì su suggerimento di Franco Parenti, l’attore.
Lei è sempre gentile, il luogo è bellissimo e misteriosamente ordinato, malgrado la mole di roba che contiene. È pieno di libri, italiani, ma anche stranieri, facili da trovare e rarissimi, locandine e cose varie che non troverete da nessun’altra parte.

La Sherlockiana

Libreria del Giallo – La Sherlockiana

Tra le tre librerie milanesi, la Sherlockiana è quella a cui sono più affezionato.
L’ho scoperta all’inizio degli anni ’90 quando stava in Piazza San Nazaro in Brolo, di fianco a Corso di Porta Romana.
Accadde per caso: dovevo comprare un bonsai da regalare a un’amica e così cercai un negozio che li vendesse sulle Pagine Gialle. Quando ci arrivai in tram, scoprii che, proprio lì accanto, c’era una libreria interamente dedicata al giallo, il mio genere letterario preferito.
Tranquilli, il bonsai lo comprai, ma solo un paio di ore più tardi quando uscii dalla Sherlockiana talmente stracarico di libri che riportarli a casa in tram insieme all’alberello non fu davvero cosa da poco.

A gestirla era Tecla Dozio, ma a fondarla era stato, nel 1985, il grande Gian Franco Orsi insieme alla moglie. Tecla era una cliente e l’aveva rilevata in un secondo tempo: per farlo aveva venduto il suo appartamento, o almeno così racconta la leggenda.
La libreria non era grandissima, ma era molto ordinata. I libri erano divisi per generi e autore e, inoltre, Tecla aveva un meraviglioso magazzino, dove si potevano trovare delle autentiche chicche in cui fui ammesso solo qualche anno dopo quando, in virtù del mio lavoro alla Sergio Bonelli Editore e grazie ad alcuni amici comuni. Iniziai anche a presentare alcuni degli incontri che Tecla organizzava con gli autori alla Sherlockiana.

Tecla Dozio. La Sherlockiana
Tecla Dozio. Libreria La Sherlockiana

Sì, perché, oltre ad essere una fantastica libreria, quella di Tecla è stata per anni il punto di riferimento di tutti gli scrittori italiani di gialli e non solo. Lì ho conosciuto Andrea G. Pinketts – è triste che un gigante come lui non venga quasi mai ricordato – e Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto e Carlo Oliva, ma anche James Ellroy e Ed McBain che, ogni volta che veniva a Milano, dalla Sherlockiana passava sempre.
Intorno a metà degli anni ’90, la libreria si trasferì in Via Peschiera, dietro il Castello Sforzesco. Poi, nel maggio 2009, complice il Comune di Milano con i suoi affitti impossibili e il calo dei clienti – chiuse, malgrado la mobilitazione di molti scrittori per salvarla e fare sì che rimanesse aperta.

Tecla Dozio è morta nel 2016.
Come scrisse Danilo Arona, che le era stato amico: “Non è retorica l’affermare che in quella data si è chiusa un’epoca. Di certo da allora siamo più poveri. Disseccati dentro. E Milano ha lasciato naufragare uno straordinario patrimonio culturale”.

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Stefano Piani

Stefano Piani

Romagnolo di nascita, ho vissuto per oltre 20 anni a Milano e una decina a Roma, prima di “perdermi” tra la riviera romagnola e l’Abruzzo. Faccio lo sceneggiatore da quasi 30 anni: fumetti - molti, più di 200 storie scritte per la “Sergio Bonelli Editore” - televisione e cinema.
Mi piacciono i polizieschi, i cani e organizzare strambi tornei su Facebook… oltre a qualche altro milione di cose.

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