Relazioni tossiche e manipolatori di ogni tipo sono da sempre una miniera d’oro per chi scrive thriller e vuole muoversi su un terreno sicuro. Niente analisi sofisticate e teorie criminologiche tirate per i capelli: il quadro, in genere, è già abbastanza evidente per chiunque abbia un minimo di esperienza di vita. In fondo, anche quando abbiamo imparato a evitarli, sappiamo che i manipolatori non mancano di fascino e che ci si può trovare invischiati in una relazione tossica senza rendersene conto, fino a quando è troppo tardi per uscirne senza danni.
Naturalmente, per poter incrociare il mondo del thriller è necessario che la relazione tossica si spinga fino al punto di commettere un delitto, o perché la relazione stessa lo richiede o per cercare disperatamente di uscirne fuori.
Il cinema, specie quello hollywoodiano, ha talmente sfruttato questo filone che non si contano i film fatti in serie, nei quali a volte i personaggi sono così caricaturali da far pensare a parodie.
Fortunatamente, la narrativa ha conservato una maggiore autonomia, grazie alla quale si possono ancora scrivere (e leggere) romanzi su questo tema che conservino un minimo di originalità.
Amore obliquo
Amore obliquo, di Maria Teresa Casella, pubblicato per la prima volta nel 2011 ma già più volte riproposto, è un romanzo che va dritto al sodo. Pochi personaggi sulla scena, un’ambientazione romana contemporanea e una cornice da media borghesia che non ha né la responsabilità di esercitare il potere, né il minimo problema a vivere senza privarsi di nulla.
Ci sono tanti modi in cui può riemergere il passato e uno di questi è l’incontro con un ex compagno di scuola. Ad Umberto Capasso, giornalista poco più che trentenne senza troppe ambizioni, capita addirittura di ritrovare quello che ai tempi era proprio l’amico del cuore, Alex Brandi. Ora fa il pubblicitario ed è abituato a una vita ben più lussuosa della sua, grazie alla condizione della sua famiglia.
Spesso, nel giro di una quindicina di anni, le persone cambiano al punto da ritrovarsi completamente estranee, ma non è il loro caso. Anzi, Umberto e Alex sono così felici di rivedersi che il secondo invita subito il primo a cena, per una rimpatriata alla presenza della madre e della sorella che lo ricordano con nostalgia. Anche Umberto ricorda con una certa nostalgia la madre di Alex, Anna, una donna fascinosa e brillante, mentre ha solo vaghi ricordi della sorella, Linda, che invece era solo una bambina senza niente di speciale.
Una di quelle che non passano inosservate
Quando si presenta a casa Brandi, però, scopre che, se Anna è rimasta uguale a come la ricordava nonostante un doloroso divorzio, Linda – che ha un carattere difficile, incostante, ombroso e spesso cupo – è diventata una ragazza di quelle che non possono passare inosservate.
La motivazione ufficiale è che Linda non ha mai superato l’abbandono della famiglia da parte del padre e dunque va soggetta a disturbi del comportamento alimentare che, se non trattati, potrebbero mettere in pericolo la sua vita. Per questa ragione, sia pure in modo incostante, è in terapia con una psichiatra.
Umberto, che è appena uscito da una relazione in cui aveva investito molto, si sente a suo agio tornando a frequentare i Brandi. Anna è sempre entusiasta di vederlo, Alex lo coinvolge in tutte le sue iniziative e anche la fidanzata di Alex, Monica Blasio, ha subito stretto amicizia con lui. Ma la principale ragione che porta Umberto a diventare assiduo in casa Brandi è Linda.
La ragazza sembra fragile e vulnerabile ma anche attratta da lui: questa situazione, per Umberto, è una molla irresistibile. Inizialmente intenzionato ad aggiungere una nuova conquista al suo carnet, si ritrova dopo un po’ a sognare in termini molto più romantici. Il guaio è che Linda da un lato gli riserva un’attenzione esclusiva, ma dall’altro sembra che voglia metterlo perennemente alla prova, prima di abbandonarsi completamente a lui. Inoltre è sempre elusiva su qualsiasi argomento la riguardi personalmente. L’unica certezza è che odia Monica e che non ne sopporta nemmeno la presenza.
La psichiatra compagna di liceo
Per cercare di chiarire il mistero della sua personalità, Umberto prende contatto con la psichiatra che la segue. La quale altro non è che un’altra ex compagna di liceo, Francesca Maffei. Umberto, che la ricordava come una secchiona senza particolari attrattive, scopre che è diventata una donna molto attraente e sicura di sé. La psichiatra, anche se, per ragioni deontologiche, non può dirgli nulla di Linda, accetta comunque di incontrarlo più volte e di entrare in confidenza con lui. Francesca è una donna un po’ solitaria, ma a Umberto questo dettaglio sembra solo un’ulteriore prova della sua indipendenza.
Cosa succederà a questo punto? Riuscirà Umberto a smontare il guscio in cui si è chiusa Linda o dovrà rinunciarci per sfinimento? E, quale che sia l’esito, come cambierà il suo rapporto con i Brandi?
La situazione si mantiene su un difficile equilibrio finché interviene un episodio tragico a farla precipitare. Si tratta di una morte, apparentemente del tutto accidentale e forse per qualche verso prevedibile. Ma avrà il potere di scatenare una reazione a catena il cui esito finale sarà una serie di delitti.
Maria Teresa Casella
Amore obliquo si legge facilmente, perché è scritto in modo quanto mai scorrevole e mantiene sempre un ritmo elevato, anche se non frenetico. I personaggi non sono particolarmente complessi, ma nemmeno banali al punto da sembrare dei cliché. Sia pure in modo molto essenziale, sono caratterizzati a dovere. Alla fine, la trama si sviluppa in un paio di colpi di scena che non appaiono clamorosi ma sono coerenti con tutta la narrazione.
Maria Teresa Casella è un’autrice di lungo corso e consolidato mestiere che, a partire dagli anni ’90, ha firmato un numero impressionante di titoli nelle collane di romance da edicola della Mondadori – ad ambientazione storica – con lo pseudonimo di Theresa Melville. Nell’ultimo decennio ha cominciato a esplorare, ottenendo un buon successo, il mondo del thriller con opere uscite soprattutto con la Delos Books, ma anche con pubblicazioni indipendenti.
Autrici di romance americane che scrivono gialli
Una simile evoluzione non ha nulla di sorprendente, per chi si intende di narrativa di genere. Molte brave autrici di romance americane, alcune delle quali tradotte anche in Italia, hanno spesso compiuto incursioni di ottimo livello nel campo del giallo (leggi anche qui). Un esempio, purtroppo ingiustamente dimenticato, è quello di Willo Davis Roberts. Meno attiva ma non meno importante è stata Ann Head. Significativa anche Rachel Cosgrove Payes, che ha scritto anche apocrifi del ciclo di Oz.
Rilevante anche Virginia Coffman, la cui attività ricorda proprio quella di Maria Teresa Casella (romance storici e gialli). Ci sono state poi anche gialliste di valore assoluto che non hanno disdegnato di scrivere romance a un certo punto della loro carriera. A parte l’esempio notissimo di Agatha Christie (che si firmava Mary Westmacott e che, come autrice di romance, gode di una sorprendente fortuna critica), basta verificare il catalogo della collana romance “Grand Hotel” della casa editrice Universo (anni ’80), nella quale troviamo, accanto alla Cosgrove Payes e alla Coffman, anche una delle più geniali gialliste di sempre, Pat McGerr.