Michela Fretta – Bravi esordienti: Il fatto, che è femmina

Il fatto che è femmina

Il fatto, che è femmina è un breve romanzo (100 pagine) pubblicato da Scatole Parlanti, dal quale affiora un sentire antico e delicato che sa emozionare e commuovere rifuggendo la retorica, con una prosa asciutta, resa spesso colloquiale, ad arte.

“Nelle domeniche remote della mia infanzia più antica. Il fatto, tra i tanti fatti, che nonna raccontava a noi nipoti, quando il giorno di festa affollavamo quell’enorme stanzone che era casa sua. Com’era il fatto? Lo ricordo a tratti, e non so neanche perché, ci penso da giorni e mi tarlo le cervella cercando e ricercando nella testa. Niente”.

La protagonista inizia interrogandosi su un fatto, così come, nell’eloquio popolare di alcune regioni del Sud, viene definito un “racconto”. Lo ricorda confusamente e, tormentata, ne vorrebbe conoscere l’epilogo. È uno dei tanti fatti raccontati dalla nonna e risale alle domeniche remote dell’infanzia, trascorse in campagna con lei.

Leggermente emergenti. Cronache Letterarie

“Il fatto” è “un racconto”

I nipotini, seduti a terra in cerchio in un ampio stanzone della grande masseria, ormai diroccata, ascoltavano attentamente i suoi racconti, diversi per i maschietti e per le femminucce. Infatti, seguendo un criterio tipico della società patriarcale, la nonna definiva fatti maschi quelli che narravano di eventi che l’uomo deve conoscere e che non si addicono alle donne, come le storie di guerra. E poi fatti femmina, quelli che privilegiavano piccole storie della vita domestica, o agiografie e miracoli di santi e beati della tradizione popolare locale.

“La piccola santa amava i fiori, le piante e gli animali, ma era anche molto amata dal padre che la chiamava mia reginetta”.

A volte però:

Il fatto che è femmina. Cronache Letterarie

“Le parole di nonna si facevano dure, della stessa durezza che avevano avuto le sue sofferenze e che noi leggevamo, fuori del narrato, in uno spazio lasciato alla nostra immaginazione”.

La ricerca affannosa e tormentata dell’epilogo di quel fatto, che è femmina, incalzerà la protagonista e terrà col fiato sospeso il lettore lungo tutto il romanzo e sarà come un contrappunto musicale alla storia che viene narrata, creando suspence e pathos come i rintocchi cadenzati di una campana che suoni a morto in quel paesino lontano.

Il flusso di pensieri e di ricordi della protagonista si accavallano e la accompagnano lungo la malattia del padre, come un antidoto e una pausa all’angoscia. Generati dalle emozioni e dal dolore presente, i fatti salienti e i ricordi consolatori e rassicuranti dell’infanzia affollano la mente della figlia, mentre scorrono i personaggi del romanzo.

Una processione di personaggi

Alcuni, come i nonni e lo zio Angelo, riaffiorano dal passato. I vivi, invece, sono visitati in processione dalla protagonista che si ostina ad ottenere da loro risposte ad enigmi lontani che anestetizzino la sua mente dal dolore presente. I pensieri, gli eventi e le emozioni si avvicendano, infatti, in un doppio tempo, quello del passato e dei ricordi e quello del presente e del dolore.

In primo piano c’è il padre, sua solida guida per la vita, che le descrive il percorso per raggiungere la masseria diroccata, riportandole alla mente gli antichi insegnamenti che le impartiva durante le lunghe passeggiate nel bosco.

“Guarda il muschio… tieni a mente le pietre, che stanno sempre allo stesso posto… Interpreta, non andare alla cieca. Solo se capisci non ti perdi mai. Egli le narrava di un mondo perfetto… senza apocalisse, senza epilogo. Una dimensione eterna che teneva dentro anche le brutture, accogliendole. Il paradiso dell’aldiquà”.

C’è anche la zia dal muso sottile, sempre serrato, lo sguardo severo, che conserva in un bauletto e, nelle sue scatole di latta, un libretto universitario accanto ad una catasta di foto in bianco e nero. Volti che documentano un vissuto ormai passato e un doloroso segreto di famiglia.

Una quercia, un pioppo, una vite, un ulivo, un pino

I fratelli Karamazov

Infine c’è lo zio che ha ereditato il noceto dove il nonno piantò gli alberi.  Ogni volta che gli nasceva un figlio maschio, il nonno piantava un albero e, per ciascuno, sceglieva quello che meglio potesse rappresentarlo e che gli trasfondesse la vitalità e il carattere: una quercia, un pioppo, una vite. Per il padre un ulivo. Per l’ultimo nato un pino.

Allo zio pioppo, nel suo girovagare alla ricerca di risposte, la protagonista pone domande circa la misteriosa scomparsa, bisbigliata dagli adulti, di due soldati nei pressi della masseria, durante la ritirata tedesca.

I misteri si moltiplicano e si infittiscono ad ogni pagina, in questa bella storia che è un mix di ispirazione, di sentimenti forti e di un solido sentire legato alle proprie radici.

Il melograno che compare in copertina è simbolo di fertilità, opulenza e femminilità. E’ importante nella trama del libro ma non posso dire di più. Anch’esso è un fatto femmina.

Perché leggere questo romanzo

Un romanzo di esordio che è un bell’esempio ed una efficace sollecitazione ad educarsi alla memoria, quella che lenisce e guarisce, quella più antica che rimanda all’infanzia e alla casa paterna.

“Ma forse un bel ricordo, un ricordo sacro, custodito dall’infanzia è la migliore educazione possibile. Se un uomo potrà raccogliere tanti di questi ricordi, allora sarà salvo per tutta la vita”.
(I fratelli KaramazovF. Dostoevskij)

Michela Fretta. Cronache Letterarie

Il fatto, che è femmina di Michela Fretta è una costruzione letteraria che utilizza un registro disinvolto. L’autrice scrive in maniera sapida una storia che ha un senso. Il dramma si svolge in un luogo non ben definito del Sud, mentre tutti festeggiano il Natale.

Scoperta per caso, ho letto d’un fiato questa storia (anch’io a Natale), che si muove lungo motivi ricorrenti della letteratura ma con spigliatezza e singolarità. Credo che la lettura risulterebbe ancor più gradevole se l’opera avesse assunto il formato di racconto lungo. Nella seconda parte del romanzo si avverte, infatti, lo sforzo di sostenere il ritmo, l’intreccio e la spontaneità iniziali.

L’autrice

Michela Fretta è un’insegnante, vive in Campania, dove si suppone sia ambientato il suo libro.

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Anna Parente

Sannita di estrazione, napoletana di adozione, cittadina del mondo. Lettrice instancabile, viaggio molto con il pensiero attraverso le parole, i sogni e i racconti. Amo anche scrivere.

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