La Signora Maigret è tutta pissi pissi (però, se vuole, ruba la scena al marito)

Signora Maigret. Cronache Letterarie

Tra fidanzate linguacciute e segretarie scostanti, spicca una tenera detective-casalinga armata di pentole e strofinacci

Hanno lasciato i più buoni. Li assaggi”: sono queste le prime parole che Louise Léonard rivolge a Jules Maigret, porgendo garbatamente un piatto di canditi e varando così un’unione in cui sarà (solo) lei ad infondere gentilezza e remissività.

Georges Simenon, che ci racconta l’episodio ne Le memorie di Maigret (1950), appiccica subito questo carattere arrendevole alla Signora Maigret e non glielo scolla più. Ella infatti spolvera, lava, cucina prelibati manicaretti, che so, il coq au vin, ma il commissario insegue apaches e gigolettes nei bistrò di Pigalle e non torna a cena, e neanche l’avverte. Le ferie sono un’utopia perché lui non può mai lasciare il Quai des Orfèvres, e guai a fiatare se ha la luna storta per un’indagine spinosa.

La patente, poi, l’ha presa lei e lo scarrozza in auto perché Maigret, povero cocco, è distratto, non c’è portato. E non parliamo del fumo della pipa, anche in camera da letto! Ma Louise, niente. Serafica. Non fa una piega. E da brava massaia resta dietro le quinte in ogni inchiesta di Maigret (Simenon ne scrisse la bellezza di 75 tra il 1931 e il 1972, più 28 racconti, il tutto edito oggi da Adelphi).

Ma anche le massaie, si sa, possono riservare delle sorprese

E madame, ogni tanto, appende il grembiule al chiodo, esce di casa e si mette a indagare. Con notevole fiuto e risultati di tutto rispetto.

Prendiamo Il pazzo di Bergerac (1932): il commissario, ferito da un misterioso aggressore, è confinato a letto nell’hotel di una sonnolenta cittadina in provincia, e sarà proprio la moglie a scovargli gli elementi per smascherare complicità, omertà, segreti dell’ambizioso dottor Rivaud, dell’equivoco procuratore Duhourceau, dell’avvenente Françoise.

Lui ne approfitta peggio di un negriero (“…fammi la lista di tutte le facoltà di medicina francesi. Telefona a ognuna per sapere se qualche anno fa si è laureato un certo Rivaud…”) e la comanda a bacchetta con incarichi disgustosi (“Sei stata all’obitorio a vedere il cadavere?”).

Lei non perde il suo candore e si disimpegna egregiamente, ma a modo suo: mentre rassetta la camera d’albergo come se fosse in casa propria (“Il procuratore fece una visita. Scambiò la signora Maigret per la cameriera e le porse cappello e bastone”). Oppure ciarlando della sorella puerpera (“Una grossa bambina, se la vedessi! Pesa quasi cinque chili!”). O svolazzando preoccupata intorno al consorte infermo (“Che cosa può mangiare, dottore? Un brodo di pollo? Una cosa, però, dovrebbe proibirgli: la pipa. È come la birra! Fra un’ora me la chiederà…”).

È da sottolineare che Maigret, nei suoi casi, non giudica mai i criminali coinvolti, cerca piuttosto di capirli. La sua umanità deriva sicuramente dall’amabile Louise che gli crea intorno un nido carezzevole dove scordare le brutture quotidiane. Ed è ben diversa da altre donne del mondo giallo.

Qualche esempio?

La gelida segretaria Miss Lemon, tra le pagine di Agatha Christie, pensa soltanto ai suoi schedari mentre Poirot le parla.
La governante Mrs. Hudson protesta per gli esperimenti puzzolenti di Sherlock Holmes nelle avventure di Conan Doyle.
Nora, moglie del detective Nick Charles ne L’Uomo Ombra di Dashiell Hammett (1934), è una maliarda sofisticata e petulante.

Nick e Nora. La signora Maigret
Myrna Loy e William Powell sono Nick e Nora, i protagonisti del film L’uomo ombra

Nelide, la tata del commissario Ricciardi creato da Maurizio De Giovanni, si esprime solo per intraducibili metafore in gergo cilentano. E la precisina Livia, spuntata dalla penna di Camilleri, rimbecca Salvo Montalbano con battute mordaci, e infatti non si sposano mai…

Ma il fondo del barile si tocca con l’ispettore Coliandro ideato da Carlo Lucarelli: le sue colleghe Bertaccini e Buffarini lo sbeffeggiano senza pietà, e le sue superiori Longhi e Paffoni lo riducono uno straccio a forza di critiche crudeli e provvedimenti disciplinari.

Louise, invece!

Sempre dolce e disponibile. Ne L’amica della signora Maigret (1949) finisce involontariamente sui giornali a causa di un’enigmatica signora in cappellino bianco e dell’inquietante rilegatore Steuvels che alterna letture di Proust a nefandezze con loschi individui.

Allora, decisa ad aiutare il suo Jules, setaccia i boulevards interrogando commesse e modiste, svela l’identità della contessa Panetti e così imprime alle indagini una svolta decisiva. Ma qui il successo la ringalluzzisce, le fa rasentare la sedizione. E davanti al commissario stupefatto mostra “un buon umore quasi aggressivo che lui notava per la prima volta”, lo prende in giro (“…al vedere gli occhi sbarrati del marito, scoppiò a ridere.Sei seccato, Maigret?’”), diventa  impertinente come Pasquino: “Non è colpa tua se non capisci nulla delle donne”.

Sposa devota però…

Aria di ribellione anche nella spy story L’innamorato della Signora Maigret – Simenon la scrive nel 1937/38 ed è l’unica volta che dà a Louise il nome di sua madre, Henriette. Ella scopre casualmente un intrigo internazionale, cerca indizi tra bottegai e fantesche del quartiere, investiga sui signori Krofta e la loro bella cameriera Rita che fa strani lavori all’uncinetto – gente in apparenza inappuntabile – e giunge a un pelo dalla soluzione del rebus.

Maigret le è grato? Macché! Non solo è sempre villanzone (Lei: “Quando conti di tornare a casa?”  Lui: “Che ne so?”), poi s’innervosisce come un nevrastenico (“No, no e no! –  gridò drizzandosi a metà del letto – Non è perché hai quasi avuto del fiuto che devi cominciare a darmi dei consigli!”) e infine rosica apertamente d’invidia: “Questa volta Maigret fece una smorfia, furioso che sua moglie fosse arrivata, Dio sa come, ai suoi stessi risultati”.

Insomma, ci sono piccole ma importanti rivincite nella vita della Signora Maigret. Lei tuttavia non ne abusa. Ama il marito – sì, Blaise Pascal ci aveva proprio azzeccato quando scriveva “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” – e lesta lesta rientra nel suo ruolo di sposa devota: bisogna correre a casa altrimenti la soupe d’oignons non sarà pronta per l’ora di pranzo, e non sia mai che Jules si stranisca…

Carla Di Domenico

Carla Di Domenico

Studi classici, laurea in lettere e un’esperienza ultratrentennale da giornalista pubblicista con redazioni di Roma e di Milano, dal mensile “Bell’Italia” al settimanale “F”, a storici quotidiani come “Il Tempo” e “Il Giornale d’Italia”. Gli argomenti dei miei articoli? Libri, teatro, musica lirica, mostre d’arte e itinerari di viaggio: che fortuna, proprio tutte le cose che mi appassionano di più nella vita.

6 commenti

  1. E’ un po’ di tempo che seguo Cronache Letterarie perché mi piacciono gli articoli ironici e spiritosi come questo, ben documentati. Di rado avevo letto un ritratto così simpatico, puntuale e spumeggiante della signora Maigret. Si legge molto piacevolmente e invoglia a riprendere i libri di Simenon. Mi sono anche iscritto alla vostra newsletter. Cordialmente. Paolo.

    • Buonasera Paolo, la ringrazio per i suoi graditi apprezzamenti. Sì, la Signora Maigret è un personaggio che m’intriga molto, la trovo fondamentale per comprendere la psicologia del commissario. Io per prima, scrivendo l’articolo, mi sono divertita a sottolineare tanti buffi aspetti del loro rapporto (buffi fino a un certo punto…fanno anche riflettere…). Mi fa piacere che lei si sia iscritto alla newsletter e le auguro di trovare sempre interessanti spunti di lettura con Cronache Letterarie. Cordiali saluti. Carla Di Domenico.

      • Complimenti e grazie per l’originale e raffinata dedica ad una donna “d’altri tempi” : Louise Leonard, maritata Maigret.
        Ho molto apprezzato il suo articolo, la verve ironica ma incisiva che svela, in una sorta di confronto relazionale, il menage dei Maigret con altre coppie della giallistica. In particolare la capacità di cogliere, nella sua analisi, quell’afflato amorevole, intenso e complice tra i due coniugi, che sicuramente ha contribuito al successo delle opere di Simenon.
        Ebbene sì! La signora Maigret non era soltanto l’angelo del focolare nell’appartamento di Boulevard Richard – Lenoir o la semplice casalinga, cuoca eccellente, in competizione con la brasserie Dauphine, era di più, molto di più.

        • Buon pomeriggio Mauro, la ringrazio molto per le sue parole di apprezzamento e per il suo commento così approfondito. Si evince subito come lei sia lettore attento e critico puntuale, che scava a fondo nei personaggi, nei dettagli e tra le righe. Sì, ho voluto offrire questa piccola rivincita alla cara Signora Maigret, se la meritava! e mi fa davvero piacere che lei abbia condiviso il mio punto di vista. Cordiali saluti. Carla Di Domenico.

  2. Bellissimo articolo, davvero complimenti all’autrice per aver descritto impeccabilmente la signora Maigret!

    • Buonasera Francesca, mi fa piacere che il mio articolo le sia piaciuto: volevo infatti attirare l’attenzione su un personaggio simpaticissimo e messo sempre in ombra dal burbero marito. La ringrazio e spero che su Cronache Letterarie lei trovi sempre idee per libri coinvolgenti. Cordiali saluti. Carla Di Domenico.

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