Tra le recenti proposte de I Bassotti di Polillo spiccano Donna senza pietà, di Roman McDougald e Le vittime di Norwich, di Francis Beeding. I due autori sono molto diversi tra loro e in realtà sono tre, perché dietro lo pseudonimo Francis Beeding se ne nascondono due.
Lanciare una nuova collana di gialli in concorrenza a quella della Mondadori che ha fatto la storia del genere in Italia, è sempre stata un’impresa rischiosa. La Garzanti ci ha provato quattro volte, con collane di ottima qualità, la più antica delle quali è quella delle “tre scimmiette”, ma con risultati validi solo fino a un certo punto.
Anche la Feltrinelli ci ha provato tre volte e nemmeno le sue originalissime collane ce l’hanno fatta. Un’altra collana che avrebbe meritato maggior fortuna è quella della Rizzoli degli anni ’70, durata appena un anno e mezzo, nonostante la cura di Oreste Del Buono e Sergio Pautasso e nonostante l’accurata scelta dei titoli.
Nel tempo, anche le tante collane gialle della Longanesi hanno finito per cedere alla concorrenza della Mondadori.
Libri tagliati
Queste collane avevano in comune la caratteristica di proporre al lettore titoli in edizione integrale, a differenza della Mondadori che invece li tagliava, spesso in modo arbitrario. Ad esempio la prima edizione italiana di La maschera di Dimitrios di Eric Ambler, uscita col numero 70 del Giallo nel 1949 e intitolata A caccia di un’ombra, comincia direttamente dal terzo capitolo.
Ma probabilmente al pubblico i romanzi tagliati non dispiacevano. Non a caso, una collana particolarmente duratura è stata quella proposta per circa un decennio, cominciando nei primi anni ’50, da Gherardo Casini, un giornalista che dopo la guerra si era reinventato editore. Anche in questo caso i testi sono tagliati.
Qualche decennio dopo, con il genere ormai ampiamente “sdoganato” e frequentato da autori di ogni provenienza, è aumentato il numero dei lettori esigenti, quelli che pretendono edizioni filologicamente impeccabili da ogni punto di vista.
L’idea di Marco Polillo
In questa fase, è arrivata l’idea di Marco Polillo (1949-2019) di mettere a frutto la propria vastissima esperienza in campo editoriale, fondando una casa editrice (nel 1995) e provando poi a sfidare il colosso mondadoriano con una propria collana. Lanciata nel 2002 e destinata alle librerie, I Bassotti, dalla copertina rossa, è la collana che ogni giallofilo che si rispetti conosce benissimo.
I Bassotti, in parte, recuperano titoli già usciti in passato con altre sigle, in primis Mondadori, per riproporli in versione integrale e con una veste sobria ma elegante. Poi, però, quando è possibile, non perdono l’occasione per farci conoscere anche autori e titoli noti poco o nulla, ma comunque meritevoli (leggi anche qui).
Tra il 2022 e il 2023 le scoperte non sono state poche, ma due di esse vanno segnalate più delle altre. Si tratta di Donna senza pietà, di Roman McDougald, e di Le vittime di Norwich, di Francis Beeding.
I due autori sono molto diversi tra loro e in realtà sono tre, perché dietro lo pseudonimo Francis Beeding se ne nascondono due.
Vediamoli separatamente.
Roman McDougald
Roman McDougald è un americano della Louisiana, vissuto dal 1907 al 1960, del tutto inedito da noi. Da militare, durante la guerra, riuscì a pubblicare un romanzo giallo in una prestigiosa collana della Simon & Schuster, grazie all’interessamento della editor Lee Wright che lo aveva scoperto. In seguito, lavorando come bibliotecario, ne pubblicò altri cinque.
Nonostante un discreto successo di pubblico, McDougald non divenne mai un autore di bestseller, né fece fortuna come sceneggiatore cinematografico e televisivo, pur avendoci provato.
Morì dimenticato, al punto che i biografi di oggi non sanno neppure dove sia sepolto.
Donna senza pietà
Il suo romanzo si intitola Donna senza pietà e comincia subito in modo singolare. Un uomo non più giovanissimo, Kirk, chiede a un’amica di gioventù, Linda, di raggiungerlo. Linda è sempre stata innamorata di lui, che però è sposato con un’altra donna cresciuta con loro, Rita. Il matrimonio non è felice e Kirk si è trovato sul punto di lasciare Rita per mettersi con Linda. Ma proprio allora a Rita è stata diagnosticata una grave malattia, tale da lasciarle solo pochi mesi di vita. Perciò Kirk non se l’è sentita di abbandonarla e ha spiegato a Linda che per loro potrà esserci tempo solo quando Rita non ci sarà più.
Intanto, sono trascorsi degli anni e Rita, pur essendo sempre vistosamente malata, non vuol saperne di morire, mentre Kirk è sempre più depresso e Linda si rende conto di diventare una patetica zitella.
Ma c’è di più. Ogni tanto, sembra che Rita stia davvero per andarsene. Ha delle gravi crisi, al termine delle quali… muore qualcun altro.
Kirk ha cercato Linda, a quanto sembra, perché ha bisogno di un sostegno spirituale. Ma, dopo una breve permanenza in casa loro – una magione signorile condivisa con diversi parenti -, Linda si mette in testa che la situazione non si sbloccherà senza un intervento materiale di un qualsiasi genere.
Invece la situazione si rivelerà ancora più complicata del previsto.
Donna senza pietà è un romanzo pieno di suspense e di sorprese, che non annoia mai e fa perdonare facilmente la superficialità con cui sono tratteggiati i personaggi di contorno.
Uscì nel 1948 ed è possibile che, nel dare vita alla sua figura femminile principale, l’autore si sia lasciato ispirare almeno in parte dalla protagonista di un celebre film a metà strada tra il melodramma e il noir del 1945, Leave Her to Heaven. In Italia il film ricevette l’imbarazzante titolo di Femmina folle. Titolo che lascia il dubbio sull’identità della protagonista, che potrebbe benissimo essere una donna, come una giumenta, o una gallina: sempre femmine sono!
Soprattutto nel finale del romanzo, lo spettro della bellissima e paranoica Ellen, che sullo schermo ebbe il volto di Gene Tierney, aleggia in modo abbastanza riconoscibile.
Francis Beeding
A differenza del collega, Francis Beeding è un nome che i lettori italiani di bocca buona conoscono già. È autore di un importante classico del mystery, La morte cammina per Eastrepps (1931), e di un altro romanzo celebre che alla fine si rivela un thriller, dopo aver dato per tutto il tempo l’impressione di essere un horror. Si tratta di Io ti salverò (1945), dal quale è stato tratto l’ancor più famoso film omonimo di Hitchcock.
Dietro questa firma si nascondevano due laureati di Oxford che si occupavano professionalmente di politica, teatro e cultura “alta”, ma guadagnavano bene solo con la narrativa di genere, soprattutto mystery e spionaggio. Si tratta di John Leslie Palmer (1885-1944) e Hilary Aidan St. George Saunders (1898-1951).
Le vittime di Norwich
Il loro romanzo si intitola Le vittime di Norwich e ha anch’esso una partenza molto singolare. Prima che cominci la narrazione, ci sono le foto di cinque dei personaggi principali (sarebbe interessante scoprire chi posò per esse).
La vicenda si svolge tra Londra e Norwich, capoluogo del Norfolk a circa 160 chilometri dalla capitale. A Londra opera un promotore finanziario privo di scrupoli, tale John Throgmorton, coadiuvato dall’ambiziosa attrice fallita Hermione Taylor. Questa è anche la sua amante, nonostante sia innamorata dell’avventuriero Richard Feiling, il quale però si trova in Francia per sfuggire ai guai.
Tra i clienti di Throgmorton ci sono diversi insegnanti della scuola preparatoria St. Julian’s, una public school (per qualche ragione nota solo a loro, gli inglesi chiamano public school le scuole private) di Norwich. La scuola è diretta dal mite Robert Hedlam, che tiene come segretaria la nipote Elizabeth Orme, fidanzata con il poliziotto George Martin.
Qualche cliente di Throgmorton sparisce misteriosamente, compresi alcuni membri del personale della scuola, salvo poi ricomparire successivamente cadaveri nei luoghi più impensati. Ma Throgmorton ha sempre alibi impeccabili per le occasioni in cui sono stati commessi i delitti e nessuna indagine di polizia riesce a scalfirlo. È chiaro però che è stato lui, o che almeno c’entra qualcosa, ma…
In questo romanzo si respira l’aria dei grandi classici del mystery. I personaggi sono forse un po’ troppo nettamente caratterizzati, ma è il genere a volerlo. Gli scenari sono descritti in maniera essenziale ma efficace, così come le circostanze. I falsi indizi sono proposti con nonchalance ed eleganza, lasciati cadere per vedere chi ci casca. Alla fine, gli sviluppi della trama, per quanto tortuosi, appariranno coerenti con il resto.